Una ricerca statunitense fa scattare un nuovo allarme pesticidi su frutta e verdura. Tra i prodotti più contaminati ce ne sono 3 tra i più consumati in Italia
Il rapporto tra frutta, verdure e pesticidi è uno dei grandi problemi dell’industria alimentare. Soprattutto perché manca una legislazione unitaria internazionale che regoli l’utilizzo delle sostanze pericolose per l’uomo.
Il risultato di questa carenza è l’elevata concentrazione di diversi tipi di pesticidi nelle verdure più consumate al mondo. Pesticidi che, secondo un nuovo e inquietante studio dell’Environmental Working Group (EWG), finiscono dritti nel nostro corpo mettendo in pericolo la salute anche se presenti in quantità considerare “basse”.
Ecco cosa hanno scoperto i ricercatori statunitensi cercando residui di organofosfati, di piretroidi e di neonicotinoidi (le tipologie di pesticidi più usate) nei campioni di urina di oltre 1.800 persone.
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I risultati dello studio
La ricerca dell’EWG ha identificato i tre alimenti che sono associati a un aumento dei livelli di residui di pesticidi all’interno dell’organismo: le immancabili fragole, gli spinaci e i peperoni. Due prodotti, questi ultimi, tra i più consumati anche in Italia.
I dati finali dello studio, pubblicati sull’International Journal of Hygiene and Environmental Health lasciano poco spazio alle interpretazioni: sugli alimenti analizzati sono stati trovati 178 residui di pesticidi di tipo diverso e buona parte di essi erano presenti anche nelle urine delle persone che avevano mangiato più fragole, peperoni e spinaci.
Il problema dell’effetto combinato
Uno dei dati che fa più riflettere è la presenza nelle urine di più sostanze diverse nello stesso momento. Ovvero un cocktail di pesticidi che si accumula nell’organismo mangiando ogni giorno cibi diversi.
Il problema non è solo di salute, ma anche, e soprattutto, legislativo. In quasi tutto il mondo i limiti di sicurezza sui pesticidi vengono definiti analizzando una sostanza alla volta e non viene quasi mai considerato l’effetto combinato dei prodotti nocivi presenti nella dieta quotidiana.
La buona notizia è che la metodologia usata in questa ricerca, un’analisi che mette insieme ricerca dei residui di pesticidi, biomonitoraggio e valutazione della tossicità, potrebbe rivelarsi uno strumento estremamente prezioso per creare tabelle di rischio che tengano conto di tutti i fattori in gioco.
Come ridurre il consumo quotidiano di pesticidi
I risultati della ricerca, per quanto scoraggianti, non stanno a significare che dobbiamo abbandonare frutta e verdura, ma che dobbiamo iniziare un percorso di consumo consapevole.
La prima cosa da fare è quella di puntare sui prodotti biologici garantiti. Soprattutto se decidiamo di acquistare i tre che abbiamo citato e quelli che storicamente entrano nella classifica annuale dei cibi più contaminati, la “Dirty Dozen” (quest’anno, oltre a fragole, peperoni e spinaci ci sono more, patate, cavolo riccio, uva, pesche, ciliegie, pere, mele e mirtilli).
La seconda buona abitudine è quella di lavare sempre in maniera accurata frutta e verdura. Basta farlo con acqua corrente e un pizzico di bicarbonato e una buona parte dei pesticidi sparirà.
Un altro buon consiglio è quello di variare più possibile la dieta. Mangiare spesso frutta e verdura diverse consente di evitare un’esposizione prolungata alle stesse sostanze tossiche.
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