Affitti brevi, nuove regole dopo la sentenza del Consiglio di Stato. Ecco cosa cambia

Ilena D’Errico

4 Maggio 2025 - 23:20

Cambiano le regole sugli affitti brevi dopo la sentenza del Consiglio di Stato. Ecco tutte le novità.

Affitti brevi, nuove regole dopo la sentenza del Consiglio di Stato. Ecco cosa cambia

Molti Comuni italiani sono recentemente intervenuti sulla regolamentazione degli affitti brevi, limitando o vietando del tutto la locazione turistica ad alcune condizioni. Lo scopo delle ordinanze e dei regolamenti locali è evidente: tutelare la cittadinanza e il diritto alla casa. La sentenza n. 2928/2025 del Consiglio di Stato, tuttavia, stravolge questa prassi, ricordando che questo tipo di decisioni non spetta al Comune e difendendo l’autonomia dei proprietari immobiliari. Ciò non significa che le finalità degli enti locali siano poco meritevoli, ma semplicemente che i Comuni non sono legittimati a definire le regole sugli affitti brevi in forma non imprenditoriale. Con queste nuove regole ci si deve preparare a grosse complicazioni nelle maggiori località turistiche italiane, almeno finché non ci sarà un intervento normativo adeguato. Ecco cosa cambia.

Perché i Comuni bocciano gli affitti brevi

Gli affitti brevi sono particolarmente convenienti per i proprietari perché hanno maggiore libertà nella gestione dell’immobile e soprattutto limitano i rischi dovuti ai mancati pagamenti. In proposito si parla anche di affitti turistici, proprio perché sono i turisti quelli maggiormente interessati ad appartamenti per periodi di tempo limitati e di conseguenza disposti a pagare molto di più rispetto all’abitazione. Non c’è nulla di illegale in questo, tutti i cittadini sanno benissimo che non c’è confronto che tenga tra l’affitto di una casa per le vacanze e quello per l’immobile in cui si vive stabilmente. Il turismo, inoltre, può rivelarsi il motore principale dell’economia delle località più richieste, con giovamento per tutti.

Il problema è che in questo periodo storico si alimenta un meccanismo deleterio, in cui è sempre più difficile trovare una casa in affitto in cui vivere ed è ancora più difficile raggiungere questo obiettivo a costi sostenibili. Il turismo e gli affitti brevi diffusi in alcune città, infatti, portano inevitabilmente a un aumento dei costi che la maggior parte della cittadinanza non può permettersi. Così, sempre più spesso sono i Comuni a intervenire sulla materia, difendendo gli alloggi residenziali e il diritto alla casa con misure fondamentali di tutela sociale.

Gli enti locali, poi, hanno altri validi motivi per regolare gli affitti brevi: contrastare l’evasione fiscale e la concorrenza sleale a danno delle strutture ricettive, che ovviamente non possono mantenere un livello dei prezzi competitivo come i privati. Diverse città italiane devono inoltre fare i conti con fenomeni di overtourism, dannoso per i residenti e le destinazioni, ma anche causa di esperienze qualitativamente scadenti per i viaggiatori stessi.

Nuove regole dopo la sentenza del Consiglio di Stato

È difficile non trovare comprensibili le ragioni che spingono i Comuni italiani a disciplinare severamente gli affitti brevi, per quanto sia doveroso considerare anche i diritti dei proprietari immobiliari. Il problema è che i Comuni non possono affatto intervenire sugli affitti brevi in assenza di specifiche leggi regionali o statali che attribuiscano loro la competenza. Ciò riguarda la locazione turistica non imprenditoriale, esercitata cioè da privati cittadini che affittano un massimo di 3 immobili per periodi non superiori a 30 giorni (e senza servizi aggiuntivi). Questa libertà derivante dal diritto di proprietà non può essere deliberatamente compressa dai Comuni, che possono intervenire esclusivamente sulla sicurezza edilizia e urbanistica degli immobili.

Cosa cambia adesso

La nuova sentenza del Consiglio di Stato porterà senza dubbio a modifiche nei vari regolamenti comunali, considerando che i Comuni possono aspettarsi esiti analoghi in caso di contenzioso. Così, non ci saranno più limiti agli affitti brevi e i proprietari non saranno nemmeno soggetti a obblighi o prescrizioni particolari. Si tutela così la libertà dei proprietari e la discrezionalità della gestione patrimoniale. Eventuali interventi necessari per misure di natura sociale potranno essere accordati soltanto da leggi regionali o nazionali, per quanto non si tratti della strada preferibile in questi casi .

Non è certo la prima volta in cui la giustizia amministrativa sembra ostacolare i diritti dei cittadini più fragili, soprattutto in tema di locazioni, ma non sono i privati cittadini coloro che sono chiamati a risolvere la carenza di alloggi o le difficoltà economiche. In linea generale, il proprietario affitta come, quando e a chi vuole, è lo Stato a dover intervenire per tutelare i cittadini in difficoltà senza sacrificare in maniera ingiustificata i privati cittadini.

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