Addio agevolazioni fiscali per chi installa pannelli solari cinesi

Patrizia Del Pidio

5 Settembre 2025 - 10:40

Nelle nuove aste via gli incentivi per i pannelli solari, le celle solari, gli inverter e i componenti prodotti in Cina. Vediamo cosa cambia.

Addio agevolazioni fiscali per chi installa pannelli solari cinesi

L’Italia è il primo Paese d’Europa a escludere dagli incentivi delle rinnovabili i pannelli solari e le loro componenti se prodotti o assemblati in Cina. Dal 17 settembre 2025 è possibile richiedere la seconda tranche degli incentivi previsti dal decreto Fer X transitorio, ma il ministero dell’Ambiente ha cambiato le condizioni.

Nelle aste per gli incentivi al fotovoltaico l’Italia riserva una quota di potenza per gli impianti che non usano componenti made in Cina con la seconda parte del decreto Fer X transitorio che, grazie al provvedimento firmato il 4 agosto 2025 e pubblicato in GU il 27 agosto, modifica il decreto del 20 dicembre 2024.

L’obiettivo della modifica è quello di favorire l’installazione di impianti con componenti prodotte nell’Ue.

Niente pannelli cinesi per gli incentivi

Nel caso di aste già in corso della prima tranche del decreto Fer X, che non prevedeva vincoli sull’origine dei componenti, la domanda era stata altissima e non tutti sono riusciti a rientrare. Proprio per questo la seconda tranche, che ha il vincolo, potrebbe spingere coloro che non sono rientrati nella prima a rifornirsi di pannelli prodotti in Europa per tentare di rientrare negli incentivi.

I criteri per questa seconda tranche, infatti, prevedono che

  • i pannelli fotovoltaici non debbano essere assemblati in Cina;
  • le celle fotovoltaiche non devono essere originate in Cina;
  • gli inverter non devono essere originari della Cina;
  • almeno uno dei componenti di tecnologia solare (presenti in un’apposita lista) non deve essere prodotto in Cina.

Supportare la produzione Ue

L’obiettivo di questo provvedimento è quello di supportare la produzione di pannelli solari, celle solari, inverter e componenti da parte di Paesi europei. Il criterio si aggiunge a quello del prezzo anche perché in questa seconda tranche gli installatori riusciranno a ottenere un incentivo più alto rispetto a quello ottenuto nella prima tranche (perché i prodotti made in Europa hanno un costo più alto).

Anche se le fabbriche di pannelli solari europee sono poche, ci sono molti produttori di inverter e proprio per questo l’articolo 5 bis, aggiunto al decreto dopo l’articolo 5, prevede che una quota di potenza, non superiore al 20% del contingente massimo, sia assegnata, tramite una procedura dedicata, agli impianti superiori a un megawatt che rispettano i criteri sopra citati di fabbricazione e assemblaggio.

Perché questa necessità di arginare i prodotti cinesi? La capacità produttiva di pannelli fotovoltaici che prima era appannaggio di Europa, Stati Uniti e Giappone, si è gradualmente spostata alla Cina, che dal 2011 ha investito oltre 50 miliardi di dollari nella capacità di fornire energia fotovoltaica. La Cina copre la produzione di oltre l’80% dei pannelli solari e proprio in Cina hanno sede i dieci maggiori fornitori mondiali di apparecchiature necessarie per i sistemi fotovoltaici.

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