Addio a 130 piccole città della Russia. “Stanno per sparire”

Ilena D’Errico

9 Agosto 2025 - 20:45

Almeno 130 piccole città della Russia sono destinate a scomparire. La popolazione si concentra nelle grandi città, mentre la crisi demografica peggiora.

Addio a 130 piccole città della Russia. “Stanno per sparire”

Almeno 130 piccole città della Russia stanno per sparire, ma non c’entra nulla la guerra (quanto meno non come causa principale). Il conflitto con l’Ucraina ha piuttosto dato il colpo finale al calo demografico russo, accentuando anche la tendenza comune in tutti i Paesi industrializzati di abbandono delle aree rurali. Secondo una ricerca dell’Accademia presidenziale russa dell’economia nazionale e della pubblica amministrazione (Ranepa) si attende una mobilitazione di circa 3,4 milioni di persone, pronte ad abbandonare piccole cittadine carenti di servizi e risorse per fluire nelle grandi città.

Un problema più grande

Già allo stato attuale delle cose, la popolazione in Russia è distribuita in modo piuttosto disomogeneo, con un buon 75% della cittadinanza situato in aree urbane e concentrate nei siti maggiori, partendo da Mosca, San Pietroburgo, Novosibirsk ed Ekaterinburg. A ciò si aggiunge la diminuzione complessiva della popolazione, un problema che la Federazione si trascina da decenni, prima che fosse aggravato dalla pandemia e dalla guerra. Al contempo, è diminuita anche l’aspettativa di vita per i cittadini russi, come peraltro la natalità. Insomma, i dati demografici russi non sono ottimali ma il Cremlino non può davvero intervenire efficacemente finché tutti gli sforzi economici sono concentrati sulla Difesa.

È un classico circolo vizioso, perché il declino economico russo non fa altro che spingere ulteriormente i giovani verso mete nuove, anche solo le grandi città, alla ricerca di opportunità migliori. Le migrazioni verso l’estero rallentano ulteriormente la crescita del Paese, potendo pure compromettere lo sforzo bellico, ma anche il progressivo abbandono delle piccole città fa i suoi danni. La perdita di tradizioni, usi e costumi locali e parti centrali dell’identità nazionale è particolarmente preoccupante per Mosca, che infatti ha avviato un progetto di recupero delle aree rurali nonostante le difficoltà, ovviamente molto a lungo termine.

Addio alle piccole città russe

Il trasferimento degli abitanti nelle metropoli e l’addio alle piccole città è un problema comune a moltissimi Paesi, compresa l’Italia. In Russia, però, assume una connotazione particolarmente negativa, anche per le proporzioni del fenomeno. Come anticipato, una ricerca dell’università moscovita Ranepa - visionata dal quotidiano russo Izvestia - ha individuato 130 città a rischio. Si tratta di città, oggi poco più che villaggi e paesini, situati nelle vaste aree rurali del Paese, ormai privi di servizi, collegamenti adeguati e opportunità di sviluppo.

Le cittadine particolarmente a rischio sono per lo più nel Nord della nazione, soprattutto nelle regioni di Bryansk, Novgorod, e Kirov e nel territorio di Krasnoyarsk. Attualmente questi insediamenti ospitano 3,4 milioni di russi, diminuiti di circa 314.500 negli ultimi 10 anni. Si tratta di paesini con una popolazione totale inferiore a 50.000 abitanti, che non riescono a tenere il passo con lo sviluppo delle grandi città con il calo di piccole e medie imprese che garantiscano il lavoro e il sostentamento.

Tra gli esempi più emblematici si citano Porchov (regione di Pskov), Zavolzhye (regione di Nizhny Novgorod), Nolinsk (regione di Kirov), ma anche le regioni industriali settentrionali stanno affrontando delle criticità, come Verkhny Tagil (regione di Sverdlovsk), Trubchevsk (regione di Bryansk), Inta (Komi), Kem e Medvezhyegorsk (Carelia), Torzhok (regione di Tver). Un problema che coinvolge anche le periferie delle aree più sviluppate, sotto il peso di una difficoltà strutturale: il numero di cittadine è troppo elevato, il territorio vastissimo ed è estremamente difficile (oltre che oneroso) prevedere piani sostegno e sviluppo connessi.

Si parla di circa 1.120 città, di cui il 70% di piccolissime dimensioni. Ekaterina Kosareva, managing partner dell’agenzia di analisi VMT Consult, ha spiegato che alla base di questo fenomeno c’è il cambiamento subito dall’economia russa negli anni ‘90 ma che sono molteplici i fattori che si intrecciano contribuendo all’abbandono delle cittadine. Proprio per questo motivo serve “un approccio integrato: non solo iniezioni di denaro nelle microimprese, ma anche cambiamenti nella politica fiscale e industriale”. Proprio nell’aprile 2025 il ministero dello Sviluppo Economico della Russia ha tenuto una prima riunione riguardante proprio i sostegni alle città rurali, prevedendo piani di sviluppo infrastrutturale per un centinaio di città e un investimento sostanzioso entro il 2030, insieme a progetti di edilizia abitativa e riqualificazione che tanto ricordano iniziative in corso in tutta l’Europa.

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