“Abbassiamo riscaldamenti in casa, temperature giù di 1-2 gradi”: la proposta di Evi (Verdi) contro la crisi energetica

Stefano Rizzuti

8 Marzo 2022 - 19:13

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Eleonora Evi, eurodeputata di Europa Verde, propone di abbassare i riscaldamenti e far scendere la temperatura di 1-2 gradi nelle abitazioni come risposta alla crisi derivante dal conflitto ucraino.

“Abbassiamo riscaldamenti in casa, temperature giù di 1-2 gradi”: la proposta di Evi (Verdi) contro la crisi energetica

Abbassare le temperature dei riscaldamenti all’interno delle abitazioni, con uno o due gradi in meno in ogni casa: è questa la proposta lanciata dai Verdi in Europa e sintetizzata da Eleonora Evi.

L’europarlamentare, esponente di Europa Verde, rilancia questa proposta in un’intervista a Money.it in occasione della plenaria del Parlamento Ue in corso a Strasburgo: l’idea è quella di lanciare un messaggio di solidarietà al popolo ucraino, ma anche di dimostrare che è possibile rinunciare al gas russo.

Come giudica il piano della Commissione RePower Eu presentato proprio in queste ore?
Il piano va bene per la narrativa, nel senso che fa una narrazione positiva sull’accelerare la transizione ecologica ed energetica. Ma mancano azioni concrete e si va a perpetrare lo schema per cui ci si basa sulle fonti fossili. Non si sta intervenendo con misure coraggiose come porre al primo posto l’efficienza energetica, che nella proposta mi sembra ancora molto marginale. Si fa grande affidamento sulla diversificazione delle importazioni di gas, ma non si sta dicendo di diventare indipendenti energeticamente: si sta dicendo indipendenti dal gas russo ma non quanto serve per affrancarci dalle fonti fossili.

Quale sarebbe invece la strategia da adottare?
L’efficienza energetica deve essere la prima cosa e non mi sembra questa la posizione della Commissione. Che non rivede i target che ha proposto, lasciando il compito ai legislatori: noi stiamo lavorando e io sono relatrice qui al Parlamento e ho alzato l’asticella portandola al 45% nel 2030 rispetto alla proposta della Commissione che è al 36%. Non si nota ancora questo scatto in avanti, avrebbe potuto farlo con questa comunicazione. E poi vedo la strategia per dispiegare i tetti solari, che si deve affiancare a una ristrutturazione profonda degli edifici, queste cose si stanno mettendo nero su bianco ma ci vorrà del tempo: serviva iniziare già oggi, invece la Commissione si prende altri mesi. Noi abbiamo chiesto alla Commissione di installare 100 milioni di pompe di calore nel 2030 iniziando già l’anno prossimo, che vorrebbe dire affrancarci dal target. Anche sui pannelli solari chiedevamo un target specifico che invece manca.

Voi proponete una sorta di sciopero del gas, in cosa consiste?
Questa è un’iniziativa che abbiamo lanciato in prima battuta in solidarietà con il popolo ucraino. Abbassare di 1-2 gradi le temperature nelle nostre case per ridurre i consumi era un gesto di solidarietà, ma anche di sostanza perché significa ridurre i nostri consumi e le importazioni di gas russo. Un’iniziativa che abbiamo fatto per lanciare dei messaggi, di solidarietà e di profonda riflessione del modello energetico. Dobbiamo anche guardarci indietro e renderci conto che le politiche portate avanti fino ad oggi hanno aumentato la nostra dipendenza e oggi abbiamo bisogno di un modello di pace, democratico, distribuito, dove ciascun cittadino è produttore e consumatore della propria energia.

Quanto si può risparmiare con questo sistema?
Spingere moltissimo sulle comunità energetiche e sull’auto-produzione permetterebbe di coprire un 20% del nostro fabbisogno nazionale. Se così facessimo in un paio di anni - e non lo dico io ma Starace, ad di Enel - riusciremmo ad affrancarci dal gas russo.

Che risposta vede da parte della popolazione alla proposta di ridurre i consumi? C’è una forte sensibilità sul tema o ancora non è sufficiente?
Non c’è una risposta univoca, io vedo molte persone che stanno partecipando anche perché c’è una grande empatia rispetto a quello che sta vivendo il popolo ucraino. Ma va da sé che le brutte abitudini possono prevalere e rallentano quello che dovrebbe essere uno switch rapido ed efficace. C’è sicuramente una barriera culturale, di abitudini, molto difficile da scardinare. Ma può essere fatto dando gli incentivi giusti, per esempio prevedendo con il Pnrr di disincentivare le caldaie a gas.

Quali sono invece le soluzioni a lungo termine da adottare, le rinnovabili possono davvero essere sufficienti?
Noi, come Verdi, riteniamo che si possa immaginare uno scenario 100% rinnovabile: abbiamo una serie di studi già pubblicati, ne stiamo per pubblicare uno noi tramite un’università finlandese e si conferma questa possibilità. Certo, le condizioni sono che l’efficienza energetica sia al primo posto riducendo i consumi, poi deve essere applicata ovunque e anche all’industria e in tutti i settori. Quello che rimane, dai nostri calcoli, può essere coperto al 100% con le rinnovabili.

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