Yellen, Fmi e tratte marittime confermano che Putin sta vincendo la sfida economica

Mauro Bottarelli

22 Aprile 2022 - 20:30

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Mentre la segretaria al Tesoro Usa mette in guardia dal bando totale sul petrolio, il tracciamento dei tankers mostra come l’Ue registri le spedizioni di greggio russo come «destinazione sconosciuta»

Yellen, Fmi e tratte marittime confermano che Putin sta vincendo la sfida economica

La situazione sta decisamente volgendo al peggio. Perché dopo settimane di trionfali rivendicazioni dell’impatto letale delle sanzioni occidentali sull’economia russa e continui annunci di default ormai alle porte, nell’arco di 24 ore la narrativa ha subito un repentino ribaltamento. E, cosa ancor più seria, non in base a cifre o affermazioni di fonte russa, bensì dal campo opposto. Di fatto, un’ammissione di mezzo fallimento.

A mettere tutti sull’attenti ci ha pensato nientemeno che la segretaria al Tesoro Usa, Janet Yellen, nel corso di una conferenza stampa a Washington. Incalzata sulla decisione europea di embargo sul petrolio russo, attesa subito dopo il ballottaggio delle presidenziali francesi, l’ex numero uno della Fed ha gelato gli entusiasmi, sostenendo che occorre essere molto cauti, quando trattiamo il tema di sanzioni totali da parte dell’Europa sul greggio russo, poiché una decisione simile può comportare potenzialmente più danno che utile. E ancora: Imporre sanzioni, infatti, spingerebbe al rialzo i orezzi e questo, contro-intuitivamente, ci fa capire come Mosca potrebbe operare un off-set sul minore export attraverso un aumento della valutazione del barile che venderà su altri mercato che non applichino embargo. Insomma, un suicidio annunciato.

Come d’altronde confermato a stretto giro di posta nella giornata odierna dal Fondo Monetario Internazionale, il quale dopo aver confermato un severo impatto della guerra in Ucraina sull’Europa, poiché sta colpendo in un periodo di ripresa post-pandemica ancora incompleta, ha decisamente infranto la sua proverbiale propensione alla vaghezza, sottolineando come un repentino stop ai flussi energetici dalla Russia comporterebbe perdite significative per molte economie europee. In particolare, Francia, Germania, Italia e Regno Unito sono previste crescere a malapena o anche contrarsi per due trimestri consecutivi quest’anno, innescando quindi la cosiddetta recessione tecnica. Parola del capo Dipartimento dell’Fmi, Alfred Kammer. E non di un funzionario del Cremlino.

E l’ultima e più significativa conferma la offre questa tabella

Rotte e destinatari dei tankers di greggio russo nei mesi di marzo e aprile Rotte e destinatari dei tankers di greggio russo nei mesi di marzo e aprile Fonte: TankerTrackers

compilata da TankerTrackers, sito che traccia le rotte delle navi commerciali in tutto il mondo. Non solo nel mese di aprile l’export medio di petrolio russo verso l’Europa è salito a 1,6 milioni di barili al giorno da 1,3 milioni di marzo ma è la destinazione ufficiale delle rotte compiute dai tankers carichi di greggio degli Urali a svelare il segreto di Pulcinella della dipendenza esiziale dell’Ue da Mosca. Anzi, la non destinazione. Perché la Russia sta utilizzando da almeno un mese il medesimo trucco che ha consentito a Paesi sanzionati come Venezuela e Iran di continuare a vendere il loro petrolio. I vascelli vengono registrati con rotta sconosciuta, poiché scaricano il loro pieno su tankers più grandi in mezzo al mare dove il greggio degli Urali viene mischiato. Ovviamente, mantenendo non solo una percentuale altissima ma, soprattutto, interamente onorabili i contratti. Poiché, ipocrisia alla mano, quel petrolio non è del tutto russo. E può essere venduto.

Quindi, come confermano le cifre, può arrivare in Europa ma anche negli stessi Usa, dove viene utilizzato per il suo grado di pesantezza per l’alimentazione dell’industria del fracking, la stessa che genera il gas LNG che poi Washington vende a peso d’oro all’Europa, millantando così di infliggere un danno economico alla Russia. Ora, alla luce di quanto dichiarato da Janet Yellen, dall’Fmi e confermato da questi dati, perché proseguire con la pantomima di sanzioni che rischiano di far precipitare l’Europa in una recessione degna del 2008-2009? La Bundesbank ha parlato di perdite per l’economia tedesca pari a 5 punti di Pil, in caso di stop all’approvvigionamento energetico dalla Russia. Non a caso, sindacati e imprese tedeschi hanno siglato una nota congiunta in cui si chiede al governo di opporsi in sede Ue a nuove sanzioni sul settore. In Italia, invece, parte la campagna per il cap sui condizionatori e ci sono sottosegretari che invocano gocce di sudore in più al fine di risparmiare gocce di sangue ucraino. E lo fanno senza nemmeno vergognarsi.

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