Sempre più spesso di sente parlare di venture capital: ma cos’è? Definizione, potenzialità e rischi dell’investimento. Quali le differenze con il private equity?
Sempre più spesso si sente parlate di venture capital e di private equity. Innanzitutto, cominciamo con il chiarire che quando utilizziamo questi due termini ci troviamo nel pieno contesto degli investimenti e, nello specifico, di un tipo particolare di investimenti che riguarda le nuove società, quelle agli esordi, non ancora quotate in Borsa, che dunque si portano dietro notevoli potenzialità e, al contempo, notevoli rischi.
Il venture capital è una forma di finanziamento nei confronti di startup e piccole imprese considerate dotate di un grande potenziale di crescita. Basta analizzare tale definizione e soffermarsi sul concetto di start up per intravedere le prime differenze proprio con il private equity. Per quelle imprese neonate che non hanno accesso al mercato, infatti, il venture capital diventa una fonte essenziale di introiti.
E ancora, cosa sia il venture capital inizia a essere più chiaro ma ci sono numerosi altri aspetti da tenere in considerazione, come, per esempio, i rischi derivanti da tale investimento. Stiamo parlando di aziende neonate, o comunque agli esordi, le cui capacità sono ancora tutte da comprovare e che, quindi, possono causare incertezze per l’investitore molto alte.
In Italia, il venture capital nel 2022 ha proseguito la propria crescita e, nel primo semestre dell’anno, ha raggiunto quasi il totale degli investimenti effettuati nell’intero 2021: 957 di milioni di euro, secondo il VeM, il Venture Capital Monitor. Un incremento addirittura del 123% rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso. Come per gli anni passati, a livello di investimenti initial, la Lombardia è stata la Regione in cui si è concentrato il maggior numero di società target, 59, coprendo il 38% del mercato (37% nel I semestre 2021, ma con un numero inferiore di deal, 49). Seguono Lazio (14%) e Piemonte (9%).
Di seguito una guida completa sul venture capital: dalla definizione, al significato del termine fino ad arrivare alle sue differenze con il private equity.
Venture capital: cos’è, definizione e rischi dell’investimento
Cos’è il venture capital: definizione e significato
Come detto anche in precednenza, la definizione di venture capital è quella di investimento di medio/lungo periodo in cui l’investitore decide di puntare su società definite “high grow companies”, ossia ad alto potenziale di crescita e sviluppo, nel momento in cui esse sono però ancora agli esordi.
L’obiettivo del venture capital, dunque, è quello di finanziare tali società, farle crescere e poi ottenere un guadagno dalla vendita della propria partecipazione o comunque dalla quotazione in Borsa delle stesse aziende. Nonostante i rischi per l’investitore siano elevati, le possibilità di guadagno derivanti dal successo delle start up sono molto attraenti.
Vale la pena di notare come il venture capital sia un investimento che può avvenire non soltanto in forma monetaria, ma anche in termini di esperienza manageriale e tecnica.
La differenza con il private equity
Nonostante facciano riferimento alla stessa tipologia di investimenti, il concetto di venture capital e quello di private equity vantano una profonda differenza. In entrambi i casi, comunque, stiamo parlando dell’investimento in capitale di rischio di aziende non quotate ma con alto potenziale di crescita.
La differenza sta nel livello di crescita delle stesse aziende. Se stiamo investendo in una vera e propria start up allora parliamo di venture capital. Se invece stiamo investendo in una società che si trova in una fase più avanzata della crescita allora parliamo di private equity.
I rischi del venture capital
Va da sé che, poiché il venture capital rappresenta una forma di investimento nei confronti di start up e aziende alle prime armi, la società che riceve il denaro è posta davanti a una vera e proprio sfida. Essa, infatti, dovrà provare di essere all’altezza dell’investimento ricevuto e, soprattutto, deve riuscire a non bruciare quella che potrebbe rappresentare l’unica vera e concreta opportunità di crescita.
Ovviamente, il venture capital può celare dei pericoli anche per lo stesso investitore che, in caso di previsioni erronee, correrà il rischio di aver riposto i propri soldi in un investimento sbagliato. La componente aleatoria viene parzialmente arginata con il fatto che, solitamente, chi sceglie di investire ha in genere anche il potere di partecipare al processo decisionale aziendale.
I soggetti
Per le piccole società o per imprese in settori emergenti, tale investimento trae origine dalle venture capital firms e ai cosiddetti angel investors. L’Associazione nazionale Venture Capital (NVCA) è un’organizzazione composta da centinaia di società che offrono fondi a start up considerate innovative. Gli angel investors invece sono individui facoltosi, arricchitisi tramite diverse strategie e fonti.
Questi investitori condividono diverse caratteristiche. La maggior parte di essi investe in società ben gestite, con uno sviluppato business plan e con ampi margini di crescita. Questi prediligono in genere quelle start up che operano nei settori più familiari.
Il processo
Cosa deve fare un’azienda agli esordi per attirare l’attenzione delle NVCA o degli angel investors? Il primo passo riguarda l’elaborazione di un business plan che deve essere presentato ai soggetti di cui sopra.
Nel momento in cui questi si dimostrano interessati si passa alla seconda fase nella quale vengono compiute indagini approfondite sul modello di business aziendale, sui prodotti, sul management e anche sulla storia operativa di quella stessa start up, a patto che ne abbia una.
Completata anche questa fase, gli investitori, sceglieranno se finanziare la start up o meno. In caso di esito positivo al finanziamento, l’investitore chiederà in cambio una partecipazione e un determinato ruolo all’interno della società su cui sta investendo, non essendo ancora quotata in Borsa.
L’esito del venture capital
Il venture capital può concludersi in due modi: con un successo della società o con un suo insuccesso e dunque con il concretizzarsi dei rischi iniziali. Nel primo caso l’investitore iniziale uscirà dalla ex start up proprio nel momento in cui questa avrà raggiunto la crescita e lo sviluppo previsti.
Nel secondo caso, invece, e di fronte a rischi ormai concreti, l’investitore di venture capital dovrà pensare a disinvestire. Egli abbandonerà in diversi casi:
- quotazione in Borsa della società;
- vendita dei titoli;
- riacquisto della partecipazione da parte del gruppo originario;
- vendita a nuovi e vecchi soci.
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