"Se Salvini è cristiano io sono vergine": così l’attrice hard Valentina Nappi è tornata ad attaccare Matteo Salvini. Il like di Radio 2 che fa infuriare il vicepremier
Valentina Nappi ancora contro Matteo Salvini. Stavolta, però, l’attrice hard sembra avere un alleato inusuale: Rai Radio 2. È diventato virale su Twitter l’ennesimo post in cui la 29enne Nappi attacca il ministro dell’Interno, prendendo di mira l’utilizzo di quest’ultimo di crocifissi e rosari ai comizi: “Se Matteo Salvini è cristiano io sono vergine”.
Un’implicazione logica paradossale che il leader del Carroccio non è riuscito a ignorare. Il vicepremier ha infatti colto l’occasione per rispondere alla “contessa”, lanciando una frecciatina anche a Rai Radio 2, il cui account ha messo like al post di Nappi.
Valentina Nappi contro Salvini
Nuovo botta e risposta fra Valentina Nappi e Matteo Salvini, il quale, nonostante gli incarichi di governo e i viaggi istituzionali, non si esime dal ribattere alla pornostar. “Caspita, contro di me addirittura la contessa Valentina Nappi (celebre artista del porno) con il like di Rai Radio 2, pagata da tutti gli italiani. Avanti col sorriso, bacioni alla Vale e a Radio Rai”, così risponde il leader della Lega pubblicando su Twitter lo screenshot del “mi piace” di Rai Radio 2.
In seguito al suo tweet, Nappi è stata sommersa dai commenti di chi la applaudiva, chi la insultava, chi proponeva il suo nome per una ripartenza della sinistra italiana e del Partito Democratico. Più o meno lo stesso è successo in meno di un’ora sotto al posto del vicepremier Salvini.
Salvini e l’invocazione del Cuore di Maria
In occasione delle ultime elezioni europee, Matteo Salvini aveva platealmente invocato “al Cuore immacolato di Maria che ci porterà alla vittoria”. Queste parole avevano fatto infuriare proprio il Vaticano, che per bocca del segretario di Stato Pietro Parolin aveva detto: “Io credo che la politica partitica divida. Dio invece è di tutti. Invocare Dio per se stessi è sempre molto pericoloso”.
Famiglia Cristiana aveva invece definito l’episodio “l’ennesimo esempio di strumentalizzazione religiosa per giustificare la violazione sistematica nel nostro Paese dei diritti umani”.
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