Vaccino, la prima dose è meno efficace di quanto si pensava: il caso di Israele

Martino Grassi

20/01/2021

02/12/2022 - 11:01

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Secondo quanto dichiarato dallo Stato di Israele, l’efficacia della prima dose del vaccino contro il Covid sembra essere inferiore rispetto a quanto riportato da Pfizer.

Vaccino, la prima dose è meno efficace di quanto si pensava: il caso di Israele

La prima dose del vaccino di Pfizer sembra essere meno efficace di quanto annunciato dalla casa farmaceutica. A renderlo noto è coordinatore nazionale della strategia anti-coronavirus di Israele, Nachman Ash, secondo quanto riferisce la radio militare.

Tuttavia, secondo quanto riportato dai dati rilasciati dallo Sheba Medical Center di Tel Hashomer lo scorso lunedì, in seguito alla seconda somministrazione le persone avevano livelli di anticorpi tra 6 e 20 volte superiori alla settimana precedente.

Vaccino Pfizer, la prima dose è meno efficace di quanto si pensava

Sebbene fosse già noto che una singola dose non sia in grado di garantire l’immunità immediatamente, lo Stato di Israele si è posto degli interrogativi sulla reale efficacia del vaccino dopo aver notato un incremento degli infetti anche tra coloro che avevano già ricevuto la prima dose.

Nelle specifico, il sito Haaretz fa sapere che “oltre 12.400 residenti israeliani sono risultati positivi a Covid-19 dopo essere stati vaccinati. Tra di loro 69 persone che avevano già ricevuto la seconda dose. Ciò equivale al 6,6% delle 189.000 persone vaccinate che hanno effettuato i test del coronavirus dopo essere state vaccinate”. Altre 5.585 persone, su un totale di 67.000 sono risultate positive tra il settimo e il quattordicesimo giorno dopo la prima somministrazione, mentre a distanza di 3 settimane dal vaccino sono state infettate 1.410 persone su 20.000 vaccinati, dopo 4 settimane su 3.199 persone 84 sono risultate positive, e tra di loro 69 avevano ricevuto la seconda dose.

Nell’analizzare questi dati va tuttavia tenuta in considerazione la situazione epidemica dello Stato di Israele, dove il virus sta correndo moltissimo, e nonostante il durissimo lockdown è possibile ammalarsi ugualmente. All’interno del report israeliano non è stato specificata la sintomatologia dei pazienti risultati positivi al coronavirus, e dunque non è possibile sapere se erano asintomatici, paucisintomatico o se invece avevano sintomi significativi. I dati di Israele sollevano dei dubbi anche sulla scelta del Regno Unito di posticipare la seconda dose in modo tale da poter allargare la platea delle persone in grado di poter godere dell’immunità della prima dose, che non sembra essere così efficace.

La situazione in Israele

Israele al momento è uno degli Stati che ha somministrato più vaccini al mondo, e conta di concludere le vaccinazioni entro la primavera. Tuttavia, nonostante gli sforzi per immunizzare i cittadini, con programmi aggressivi, la situazione resta molto critica.

Attualmente 2 milioni di israeliani hanno già ricevuto il loro primo vaccino Pfizer, mentre 400.000 sono stati sottoposti alla seconda somministrazione. Il tasso dei contagi tuttavia continua ad essere alto a causa della diffusione del ceppo del Regno Unito nel Paese che si presume abbia causato il 30-40% delle nuove infezioni. Adesso il governo sta valutando un inasprimento delle misure per contenere i contagi.

Anche il primo ministro israeliano, Benjamin Netanyahu ha precisato che: “Siamo in una corsa serrata tra la campagna di vaccinazione e gli alti tassi di infezione nel mondo a causa della mutazione”, chiedendo ai cittadini un ultimo sforzo.

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