Vaccino 12-15 anni: l’incredibile decisione della Gran Bretagna

Chiara Esposito

4 Settembre 2021 - 18:54

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Il governo di Boris Johnson sta per estendere la campagna vaccinale senza l’approvazione del comitato scientifico. La fascia interessata è quella 12-15 anni.

Vaccino 12-15 anni: l’incredibile decisione della Gran Bretagna

La campagna vaccinale britannica sarà presto estesa ai minorenni; lo ha deciso il governo di Boris Johnson, o meglio, sta per farlo.

Manca l’appoggio del comitato scientifico, ma il vaccino anti-Covid sarà
presto somministrato anche nella fascia 12-15 anni. Il parere medico viene accantonato in nome del benessere collettivo e della protezione dei soggetti a rischio. Queste sono le prime indiscrezioni.

Se da una parte ci sono, infatti, gli esperti che parlano di scarsi vantaggi per la salute dei ragazzi, dall’altra si preferisce considerare la questione sotto un ampio spettro, valorizzando l’impatto sociale che tale estensione porterebbe con sé.

Nonostante però sia la politica ad avere l’ultima parola andando nella direzione opposta, le valutazioni mediche che il Joint Committee on Vaccination and Immunization (JCVI) ha fornito a sostegno della sua tesi meritano un occhio di riguardo.

Il comitato non approva: “Vantaggi poco significativi

Il JCVI è un comitato indipendente che potremmo tranquillamente equiparare al CTS italiano e come tale, da inizio pandemia, affianca il governo londinese nelle decisioni sanitarie di ordine pubblico.

Sul tema dell’immunizzazione dei giovani sotto i 16 anni, però, le due strade si dividono e il gruppo di esperti esprime un parere negativo seppur non definitivo.

Non si tratta infatti di una bocciatura totale quanto più di una forte raccomandazione a intervenire sulla campagna vaccinale in corso solo laddove i cambiamenti nelle procedure siano collegati a dei consistenti benefici.

L’analisi condotta sin ora però non rispecchia questa visione poiché, a detta dei membri del comitato, i vantaggi scientifici del vaccino per ragazzi sani così giovani sarebbero “poco significativi” se non irrisori.

Sul fronte dei rischi, invece, non ci sono particolari segnalazioni se non un numero marginale di casi d’infiammazioni cardiache legate al medicinale Pfizer. Non trattandosi però di un fenomeno degno di nota a livello statistico, nessuno ha posto l’accento su questo dettaglio.

Il governo britannico riga dritto: le dichiarazioni

Manca ancora l’ufficialità ma i giornali del Regno Unito parlando di un’approvazione in tempi ristretti.

Basti pensare che una settimana prima delle dichiarazioni rilasciate dal JCVI, il Dipartimento per la salute e l’assistenza sociale (DHSC) si era già detto favorevole all’iniziativa e parlava di una mobilitazione in atto per predisporre l’accoglienza del nuovo indotto di pazienti in arrivo.

Le parole più eclatanti le ha pronunciate però proprio il Ministro della Sanità britannico Sajid Javid. Javid ha infatti brevemente ringraziato la commissione per concentrarsi volutamente sulla sollecitazione ai direttori sanitari. Solo grazie alla loro collaborazione del resto sarebbe possibile mettere in moto la macchina organizzativa del sistema nazionale.

Possiamo dedurre, quindi, che il governo si è pubblicamente avvalso della facoltà di richiedere un secondo parere nella speranza di ottenere un appoggio concreto almeno sotto quel fronte.

In nome della comunità e nel rispetto dei fragili

Tutelare la didattica è prioritario, mettere al riparo i più deboli ancor di più.

Sono due le motivazioni che per il momento adduce il governo britannico per giustificare quella che sembra una decisione in dirittura d’arrivo.

L’entrata in vigore della norma che estenderebbe ai minorenni la possibilità di vaccinarsi nasce insomma dalla volontà di sventare una nuova chiusura delle scuole e il conseguente ricorso alla Dad. A certificarlo è lo stesso Geoff Barton, il segretario generale dell’Associazione delle scuole e i collegi, che ritiene inammissibile il mancato contrasto verso ulteriori disagi alla didattica.

Un ulteriore punto a favore è quello della protezione che il medicinale offrirebbe ai ragazzi fragili che, secondo alcune stime, si attestano intorno a 200.000 unità in tutto il Regno Unito.

La classificazione del tasso di vulnerabilità è legata alla presenza di varie patologie tra cui il diabete di tipo 1, la cardiopatie congenite, l’anemia falciforme, l’asma grave ma anche malattie polmonari o malattie che interessano il fegato. Prima d’ora solo bambini e ragazzi con neurodisabilità gravi e sindrome di Down era stati presi in considerazione.

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