Unilever: la ricetta dell’azienda contro stereotipi di genere e a sostegno della maternità

Federica Ponza

8 Marzo 2017 - 15:20

Unilever promuove un modello aziendale contro gli stereotipi di genere e a favore della maternità che potrebbe rappresentare un buon esempio per il mondo del lavoro.

Unilever: la ricetta dell’azienda contro stereotipi di genere e a sostegno della maternità

Nella nostra società gli stereotipi di genere nel mondo del lavoro sono ancora molto diffusi ed è per questo che si avverte sempre di più la necessità di cambiare la cultura aziendale trovando dei modelli positivi che possano costituire un esempio.

Tra questi modelli aziendali positivi, c’è sicuramente Unilever che non ha solo una organizzazione interna che permette alle donne un’uguaglianza sostanziale rispetto agli uomini, ma ha anche voluto porre l’accento sul problema degli stereotipi di genere attraverso una ricerca.

Il modello aziendale è strutturato contro ogni stereotipo e che sostiene la maternità delle dipendenti, non vivendola come un peso, ma come opportunità.

La ricerca è stata commissionata da Unilever a TFQ e TILL ed è volta proprio a sensibilizzare sull’argomento delle discriminazioni che le donne devono ancora subire nel mondo del lavoro e sul bisogno di un cambiamento di mentalità.

Per far ciò, l’azienda ha lanciato la campagna anche una campagna che si chiama #Unstereotype e che ha lo scopo di mettere al centro dell’ambiente di lavoro l’individuo e le sue capacità, a prescindere dal sesso.

ll modello aziendale di Unilever potrebbe essere un buon esempio da riprendere e diffondere per assicurare una maggiore equità nel trattamento di uomini e donne nel mondo del lavoro.

Unilever: la ricerca e la campagna #Unstereotype

Unilever è una multinazionale che opera nei mercati del Food, Home e Personal Care e Refreshment in più di 190 paesi.

La ricerca di Unilever parte dalla constatazione che la metà dell’industria pubblicitaria è occupata da stereotipi di genere e il 40% delle donne non si riconosce in essi.

La ricerca si basa su un campione internazionale di 9 mila intervistati ed ha sottolineato come molti stereotipi di genere siano ancora in vigore nelle aziende e nel mondo del lavoro.

Ciò che è emerso è che il 77% degli uomini e il 55% delle donne pensa ancora che quando la situazione si complica ad occuparsene dovrebbero essere ancora gli uomini.

Questo perché secondo gli intervistati le donne non hanno tempo, con il 61% di essi che pensa che le colleghe siano distratte da figli e problemi domestici, oppure perché gli uomini sono semplicemente più bravi.

Inoltre il 55% degli intervistati pensa che assumere donne sia un rischio perché mettono la carriera al secondo posto rispetto a figli e famiglia e il 58% delle donne interiorizza questa percezione (contro il 52% degli uomini).

Cosa fare per modificare la situazione? In primo luogo, ha lanciato la campagna #Unstereotype che vuole mettere al centro le competenze professionali e l’individuo nell’ambiente di lavoro, offrendo una riflessione sulla questione a partire proprio dalla figura della donna.

La campagna propone un’immagine della donna nelle pubblicità più vicina alla realtà e contraria agli stereotipi.

Inoltre, l’azienda si connota per un’organizzazione aziendale che elimini i pregiudizi e gli stereotipi di genere con fatti concreti. Vediamola insieme.

Il modello aziendale di Unilever che sostiene la maternità

Per questo motivo, il 77% della forza vendita è formato da donne, contro ogni consuetudine che vedrebbe il ruolo tipicamente maschile; mentre il 46% della leadership aziendale è al femminile.

Inoltre, Unilever sostiene la maternità con iniziative di vario tipo, avvalendosi anche degli strumenti messi a disposizione da maam U che permette di trasformare la maternità in competenze lavorative.

In questo modo, solo l’1% delle donne che hanno un figlio abbandonano il lavoro, contro una media nazionale del 25%.

Gli orari sono flessibili in modo che le donne possano conciliare maternità e carriera in modo ottimale, anche perché si lavora per obiettivi e non per ore di lavoro.

In questo modo, il congedo maternità è ridotto a 7 mesi (quattro in meno delle altre aziende), ma le donne e mamme che tornano a lavorare possono portare avanti famiglia e carriera, senza essere penalizzate per la loro condizione di donna.

Un modello aziendale, dunque, che costituisce un ottimo esempio di come la maternità possa essere un evento naturale anche nella vita di una donna che lavora e l’auspicio è che questa consapevolezza coinvolga sempre più realtà lavorative.

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