Il pericolo cinese, quello additato come scusa e riferimento per giustificare provvedimenti legislativi sempre al ribasso sui diritti, non è quello che vorrebbero far sembrare. Dobbiamo competere con la Cina? La Cina non è un modello.
Dall’inizio di ottobre, il blog Zero Hedge riporta una serie di articoli, ben documentati, secondo cui le banche cinesi avrebbero bisogno di 1,7 trilioni di dollari per coprire i propri crediti deteriorati, inesigibili.
Quindi, sembrerebbe che i problemi dei sistemi bancari e finanziari non siano solo una caratteristica dell’attuale crisi europea, o della crisi americana appena passata (?) ma, bensì, si possano estendere anche ad una economia che cresce - anche se pure nel caso della Cina, nel recente passato, le stime di crescita sono state viste al ribasso.
Infatti, un ammontare così alto di crediti deteriorati sarebbe la prova che il sistema bancario e quello finanziario cinese sarebbero sulla via che porta verso ciò che viene chiamato il “Minsky moment”. Ma procediamo un passo alla volta.
Cina sommersa da crediti deteriorati: è Minsky moment
Secondo quanto pubblicato da Standard & Poor’s, che troverebbe conferma anche in altri fonti, quali la prima banca d’investimenti australiana Macquarie Group e nel China Beige Book, si starebbe verificando un deterioramento nella posizione debitoria delle aziende cinesi. Infatti, un quarto delle stesse non sarebbe in grado di generare un flusso di denaro sufficiente a coprire gli interessi passivi sul debito; e tra di queste ci sarebbero più della metà delle compagnie di materie prime.
Questo vorrebbe dire che, all’interno del “Minsky cycle”, saremmo oltre la finanza speculativa e prima del “Minsky moment”. Ma cosa significa questo?
Cos’è il Minsky moment
Per prima cosa, sembra opportuno sottolineare come l’espressione “Minsky moment” che evidentemente si riferisce all’economista americano Hyman Minsky ed al suo principale lavoro (l’ipotesi dell’instabilità finanziaria), non sia stata coniata da lui. L’espressione, infatti, fu coniata dall’economista, ed ex managing director del fondo globale d’investimenti PIMCO, Paul Allen McCulley in relazione e riferendosi, a seconda delle fonti, alla crisi asiatica del debito del 1997 o alla crisi finanziaria russa del 1998.
Hyman Minsky era un economista statunitense nato a Chicago nel 1919 e che, è meglio specificarlo subito, non aveva nulla a che vedere con la Scuola di Chicago di friedmaniana memoria. Il suo principale lavoro riguarda, come appena detto, l’ipotesi dell’instabilità finanziaria, con la ricerca delle cause delle crisi, dove si sostiene che in troppi modelli economici si è sottovalutata la rilevanza del sistema finanziario; che sarebbe proprio la stabilità a seminare i germi dell’instabilità finanziaria; che i mercati non sono razionali e gli operatori non sono perfettamente informati; ecc. ecc.
Non possiamo, nella presente sede, approfondire in modo appropriato il principale lavoro di Minsky e nemmeno la sua biografia, ma ci limiteremo alla spiegazione di cosa si intende per “Minsky moment” e per “Minsky cycle”, salvo ancora un paio di considerazioni. La prima è che l’ipotesi dell’instabilità finanziaria non è un’ipotesi generale ma, bensì, è applicabile solo alle moderne ed avanzate economie capitalistiche con un esteso settore finanziario.
La seconda è che gli studi di Minsky riguardano principalmente quelli che vengono definiti “bull market”, che si contrappongono ai “bear market”. I bull market sono mercati finanziari, o gruppi di titoli, in cui è in corso un aumento del prezzo o si attende un aumento del prezzo e dove, pertanto, prevale l’ottimismo, la confidenza e la fiducia, di poter realizzare un profitto grazie proprio all’aumento del prezzo. L’espressione si usa solitamente per il mercato azionario, ma si può riferire anche ad obbligazioni, valute e materie prime. Al contrario, i “bear market” sono caratterizzati da prezzi in diminuzione, dal pessimismo, dalla mancanza di confidenza e fiducia.
Il Minsky moment si realizza quando un mercato fallisce oppure entra in crisi dopo un esteso periodo di speculazione o di crescita insostenibile. L’idea di base è quella per cui se i periodi di speculazione sono abbastanza prolungati poi si potrà avere una crisi. E più lungo sarà stato il periodo di speculazione, tanto maggiori saranno gli effetti della crisi.
Ancora: in pratica, una situazione nella quale il livello del debito raggiunge un punto di rottura, ed i prezzi delle attività cominciano a crollare.
Naturalmente, non stiamo parlando di un evento che si produce ed avvera dall’oggi al domani, ma di un evento che richiede un certo lasso di tempo e, infatti, il suo “ciclo” viene stilizzato come sotto riportato.
La linea azzurra descrive l’andamento del credito, quella ciclamino del PIL mentre sulle ascisse troviamo il tempo. Come è facile intuire dal grafico, nel Minsky cycle, la finanza può essere di tre generi:
- Hedge finance: è il genere più sicuro di finanza, caratterizzato dal fatto che le aziende possono contare sui loro flussi di cassa per ripagare tutti i propri debiti;
- Speculative finance: è un genere un po’ più rischioso del primo, dove le aziende possono contare sui loro flussi di cassa per ripagare gli interessi sul proprio debito ma devono affidarsi al roll-over per finanziare il debito;
- Ponzi finance: è la più pericolosa, ed è caratterizzata dal fatto che le aziende non possono contare sul loro flusso di cassa né per pagare gli interessi sul debito e nemmeno per ripagare quest’ultimo.
Sia permesso di specificare che l’espressione Ponzi finance, o schema Ponzi, deriva da una truffa di grosse dimensioni perpetrata da parte di Carlo (Charles) Ponzi, un immigrato italiano negli Stati Uniti, nato a Lugo in provincia di Ravenna, all’inizio degli anni ‘20. Una volta arrivati alla Ponzi finance o si fa un passo indietro verso una forma di finanza più sicura, o si può arrivare ad un Minsky moment anche solo con un minimo peggioramento nelle condizioni di mercato.
Ora, considerando quanto esposto sopra relativamente alle aziende cinesi, cioè che una grossa parte delle stesse non è in grado, con i flussi di cassa, di pagare nemmeno gli interessi sul debito, e quanto appena detto riguardo ai generi di finanza all’interno del ciclo di Minsky, potremmo ben dire che una buona fetta dell’economia cinese è in una “situazione debitoria” che sembra molto ad uno schema Ponzi; cioè si trova in una situazione molto rischiosa che potrebbe portare ad un Minsky moment con il crollo nei prezzi delle attività.
L’alto debito delle aziende cinesi
Il fatto di un alto indebitamento non tanto del settore finanziario stesso quanto, piuttosto, delle aziende non finanziarie, sembra confermato dal grafico appena sotto, dove si riportano le componenti del rapporto tra il debito totale ed il PIL tra il primo trimestre 1996 e il primo trimestre 2016 (in giallo il settore finanziario; in verde quello governativo; in blu le famiglie; in rosso il settore non finanziario).
Infine, la stessa Banca dei regolamenti internazionali (BIS - Bank of International Settlements), ha avvisato che l’eccessiva crescita del credito in Cina segnala un incremento nel rischio di una crisi bancaria nei prossimi tre anni. Da parte sua invece il Fondo monetario internazionale (FMI), ha avvisato la Cina che la crescita che si è registrata nel credito è insostenibile; e che il debito delle sue aziende ha ormai raggiunto i 18 trilioni di $, cioè il 169% del PIL.
Per concludere, non sembrerebbe, pertanto, che la Cina, scimmiottata a piè sospinto come un pericolo ogni volta che serve per sostenere la bontà di certe tesi, per esempio quando si parla di produttività e si arriva a sostenere la necessità di tagliare i salari perché…c’è la Cina, navighi proprio in buone acque.
E, perciò, riferirsi alla Cina come ad uno spauracchio, secondo una valutazione più attenta e pure indipendente anche dalla valutazione sulla sostenibilità della sua crescita, “lascia il tempo che trova”; non essendo la Cina, per varie ragioni tra le quali anche quelle appena esposte, un modello che possa fungere da riferimento.
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