L’ultima legge varata dall’esecutivo Erdogan sull’aumento della spesa pubblica rischia di minare la solidità dei conti dello Stato
La Turchia si trova a dover fronteggiare una delle situazioni più complicate degli ultimi anni, sia sul fronte economico-finanziario sia su quello politico-sociale. Nonostante il ritorno dei capitali sulle rive del Bosforo, dopo un massiccio deflusso avvenuto a partire da maggio 2013 e terminato solo poche settimane fa, in Turchia si teme ora una crisi fiscale dopo che l’ultima legge varata dal governo Erdogan consente al Tesoro di garantire l’85% dei debiti delle aziende locali per la costruzione delle opere pubbliche. Il premier Recep Tayyip Erdgoan, appena uscito vincitore dalle elezioni amministrative del 30 marzo, da un lato strizza l’occhio alle prossime elezioni politiche dell’estate 2015 e dall’altro prova a far ripartire la crescita dopo una fase di appannamento.
Tuttavia questa legge rischia di mettere in discussione una delle poche certezze che ha sostenuto il boom economico del paese nell’ultimo decennio, ovvero la sostenibilità delle politiche fiscali e quindi del bilancio statale. Nei prossimi 5 anni Ankara ha dato il via libera alla costruzione di opere pubbliche per 100 miliardi di dollari, ovvero il 10% del pil. La nuova legge, pubblicata in Gazzetta ufficiale lo scorso 19 aprile, rischia di far esplodere improvvisamente la spesa pubblica e allo stesso tempo di minare la credibilità del governo, che aveva impostato la sua politica economica proprio sul ferreo controllo delle finanze pubbliche. Non a caso l’esecutivo Erdogan ha voluto fortemente la riduzione del rapporto debito/pil, sceso al 37% nel 2013 quando invece dieci anni prima era quasi all’80%.
La nuova legge varata dal governo turco rischia così di gravare sulle casse dello Stato per diversi miliardi di dollari, in quanto si vanno potenzialmente a coprire i debiti di aziende private vicine al governo con soldi pubblici. Al momento non c’è alcun rischio default per il paese, come dimostrato dall’andamento dei CDS a 5 anni sul debito turco che stazionano poco sotto i 200 punti base. Sul mercato valutario la lira turca è scesa sui minimi da oltre tre settimane sia su euro che su dollaro. Il cambio dollaro/lira è tornato a 2,15, mentre il cross euro/lira si sta avvicinando nuovamente a quota 3. Sul fronte obbligazionario il rendimento dei bond biennali si aggira sempre appena sotto il 10%, ma va rilevato che l’inflazione continua a galoppare: a marzo è salita all’8,4% ai top da 7 mesi.
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