Truffati dalle banche, in scadenza il termine per accedere al Fondo ristoro

Elisabetta Scuncio Carnevale

30/11/2018

30/11/2018 - 23:55

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Sono 850 i ricorsi dei risparmiatori, ’truffati’ dalle banche, accolti da Acf per un controvalore di 35 milioni di euro

Truffati dalle banche, in scadenza il termine per accedere al Fondo ristoro

Sui casi di risparmio tradito, collegati alle crisi bancarie degli ultimi tre anni, sono stati 3.500 i ricorsi pervenuti, 1.200 quelli trattati, meno di 1.000 quelli ammessi, 850 invece le istanze accolte, per un controvalore che supera i 35 milioni di euro.

A snocciolare i numeri dell’attività svolta, nella vicenda dei ‘truffati’ dalle banche, è l’Arbitro per le Controversie Finanziarie (Acf), istituito presso Consob.

Il presidente Gianpaolo Barbuzzi, ha voluto tracciare un bilancio del lavoro svolto, proprio nelle ore in cui scade il termine per l’accesso al Fondo ristoro, previsto dalla legge di conversione del recente decreto Milleproroghe.

Possono aderire, entro oggi, tutti quei risparmiatori, coinvolti nei fallimenti delle banche venete e degli istituti di credito risolti nel 2015, che sul proprio ricorso hanno ottenuto una pronuncia favorevole.

“I primi 100 risparmiatori hanno già ricevuto l’accredito delle somme riconosciute, per circa 2 milioni di euro complessivi. Seguiranno tutti gli altri”,

ha fatto sapere Barbuzzi che ha spiegato come tale intervento potrà consolidarsi solo dopo l’approvazione della legge di bilancio.

Se il testo definitivo confermerà l’impianto dell’attuale art. 38, ci sarà un’analoga forma di ristoro per tutti i risparmiatori danneggiati dai comportamenti scorretti delle banche.

L’emblematica storiella del titolo non quotato

Questa vicenda ha scoperchiato un sistema di violazioni dei principi fondanti nella prestazione dei servizi d’investimento, in primis sull’informazione a tutela dell’interesse del cliente.

“Scarse conoscenze finanziarie e passività degli investitori, che troppo spesso confidano totalmente nei propri intermediari, hanno concorso a creare un humus ideale per comportamenti scorretti, supportati da set informativi suggestivi, ma anche decettivi”,

ha spiegato Barbuzzi che ha citato l’emblematico esempio del titolo non quotato.

Ai clienti veniva raccontato come il titolo non quotato fosse meno rischioso di quello quotato, non essendo soggetto alle oscillazioni del mercato.

Questi istituti tuttavia dimenticavano di precisare che il titolo non quotato, oltre al resto, ha continuato il numero uno di Acf:

“è decisamente a maggior rischio di illiquidità, con quel che ne consegue quando si vorrà poi disinvestire”.

Oggi l’Acf punta a educare gli investitori su questo fronte. Nel risolvere le controversie l’organismo delinea best practice a cui gli intermediari devono allinearsi e che possono guidare gli stessi clienti, a tutela del proprio risparmio.

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