Tria risponde alla Commissione Europea

Gennaro Ottaviano

31/05/2019

31/05/2019 - 23:20

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Giallo sulla lettera di risposta alla Commissione Europea: il Mef smentisce che la lettera sia pronta. Di Maio si infuria e chiede incontro. Alla fine la lettera è inviata.

Tria risponde alla Commissione Europea

Il compito del ministro Tria non è stato semplice, dato che la lettera di risposta alla Commissione Europea doveva avere dei toni tali da rassicurare l’Europa. La lettera è stata oggetto nella giornata di un vero e proprio mistero. Dopo essere trapelate una serie di informazioni, il Mef ha smentito che i contenuti potessero essere anticipati alla stampa prima riessere inviati alla Commissione.
Alla fine alle 22.47 è stata data conferma dagli organi di Governo che la lettere è stata inviata

Le anticipazioni del contenuto della lettera

I temi trattati nella prima bozza erano tanti, dai tagli al welfare a quota cento, dai dati del Pil al voler rassicurare la Commissione che la politica di Governo era quello di ridurre le spese; dall’intenzione di rispettare il tetto massimo di bilancio, alla flat tax. Queste le anticipazioni.
Ma cosa è rimasto nella versione che alle 22.47 è stata definita «ufficiale»?

Il testo comprende 58 pagine, nelle quali viene fatta un’analisi completa della situazione del debito pubblico Italiano.
Se dalle indiscrezioni sembrava essere chiaro che per rassicurare la Commissione Tria aveva ribadito dei tagli al welfare con riferimento anche a quota 100 e al reddito di cittadinanza, nella versione finale, che possiamo dire «ufficiale» sono spariti questi riferimenti che erano stata causa di una reazione dei Di Maio.
La questione della riduzione delle spese è stata sfumata precisando alla fine che «il governo sta elaborando un programma complessivo di revisione della spesa corrente comprimibile e delle entrate, anche tributarie».

Riguardo il tema della flat tax sono stati fatti dei piccoli ritocchi precisando che «il Parlamento ha inviato il Governo a riformare, nel rispetto degli obiettivi di riduzione del disavanzo per il periodo 2020-2022, l’imposta sul reddito delle persone fisiche, riducendo il numero degli scaglioni e la pressione fiscale gravante sulla classe media».

Inoltre nella lettera si richiama lo spirito di collaborazione che ha permesso il raggiungimento dell’accordo con la Commissione lo scorso dicembre. Il ministro continua sottolineando che per «il 2018 sebbene le condizioni macroeconomiche non abbiano consentito all’Italia di soddisfare i requisiti della Regola di riduzione del debito, ritengo che il governo abbia eseguito un approccio prudente e responsabile”.

Il Giallo della prima versione

La prima versione dopo la presentazione alle testate gionalistiche è stata definita dal Mef non rispettante la realtà. Di Maio si era opposto chiedendo un incontro e alla smentita di Tria c’è stata la risposta sorpresa di Laura Castelli vice del M5S che confermava invece di aver letto la prima versione che era stata mostrata alla stampa. La ministra ha dichiarato»di aver visto anche lei una bozza di quella lettera che è stata riportata dagli organi di informazione e il taglio al welfare c’era" Continua la Castelli «che si rincuora del fatto che il presidente Conte prendendo visione della lettera ha voluto correggere alcuni aspetti per noi irricevibili alla spesa del taglio sociale».

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