Telegraph: nuova crisi bancaria per il rialzo globale dei tassi? I timori della Bri

Erika Di Dio

25 Giugno 2013 - 11:57

Telegraph: nuova crisi bancaria per il rialzo globale dei tassi? I timori della Bri

L’istituzione con sede in Svizzera ha detto che le perdite sui titoli del Tesoro USA da sole raggiungeranno i 1.000 miliardi di dollari, con un aumento medio di 300 punti base, mentre sono possibili danni ancora più grandi in altri paesi. La perdita potrebbe variare dal 15 al 35% del PIL in Francia, Italia, Giappone e Regno Unito. "Questo grande passo verso l’alto potrebbe verificarsi in tempi relativamente veloci", ha detto la BRI nel suo rapporto annuale, citando il crash obbligazionario del 1994.

Rischi connessi ai tassi d’interesse

"Qualcuno alla fine dovrà subire il rischio del tasso di interesse. Poiché le banche straniere e nazionali sarebbero tra coloro che subirebbero le perdite, l’aumento dei tassi di interesse rappresenta un rischio per la stabilità del sistema finanziario, se non gestito con grande attenzione".

L’allarme arriva dopo che la Fed la settimana scorsa ha provocato il picco più drammatico dei costi di indebitamento degli Stati Uniti da più di un decennio, quando ha parlato di un probabile ritiro anticipato dal quantitative easing (QE), inviando così segnali di panico attraverso il sistema globale.

Il rendimento dei titoli del Tesoro a 10 anni è salito di 80 punti base, da quando la Fed ha iniziato a fare dichiarazioni pesanti due mesi fa, chiudendo venerdì al 2.51%.

L’effetto collaterale è stata una corsa sui mercati emergenti, una inversione dei flussi di hot money verso la Cina, e nuovi nervosismi sul debito in Portogallo, Spagna e Italia. Nomura ha detto che il rialzo degli interessi negli Stati Uniti minaccia di "esporre ancora una volta a dei crack in Europa" e mandare in corto circuito la ripresa immobiliare statunitense.

Cosa si può fare?

“Le banche centrali non possono fare di più senza aggravare i rischi che hanno già creato”, si legge in una nota.

Descrivendo la politica monetaria come “molto accomodante a livello globale”, la BRI ha avvertito che “l’equilibrio costi-benefici sta diventando inesorabilmente sempre meno favorevole".

La banca sembra allora raccomandare una stretta monetaria e fiscale combinata, provocando delle forti reazioni da parte di economisti di tutto il mondo, secondo i quali così si rischia una seconda fase della crisi e, forse, una ricaduta nella depressione.

“Questa sarebbe una riproposizione dell’estremo “liquidazionismo” degli anni ’30. Se applicato, porterebbe gravi danni all’economia mondiale“, hanno detto.

“I governi devono raddoppiare gli sforzi per assicurare che la tendenza dei conti pubblici diventi sostenibile. La crescita da sola non sarà semplicemente abbastanza alta. Rimandare il sacrificio comporta il rischio di dover procedere al consolidamento sotto stress – che è la situazione attuale in cui vertono alcuni paesi dell’Europa meridionale”.

La richiesta di una doppia stretta fiscale è notevole e al tempo stesso sfida l’opinione diffusa secondo cui il denaro facile sia cruciale per spianare la strada a tagli di bilancio e a profonde riforme.

La BRI è in netto contrasto con il Fondo Monetario Internazionale e la maggior parte degli economisti anglosassoni, francesi, e asiatici, così come la squadra del premier Shinzo Abe in Giappone. Ciò che sta emergendo è una disputa amara sulla politica economica globale in un momento cruciale.

Europa come Giappone?

Scott Sumner della Bentley University ha detto che la BRI sbaglia a sostenere che ritardare l’uscita dal QE e dai tassi a zero sia di per sé pericoloso. Il record storico dagli Stati Uniti nel 1937, dal Giappone nel 2000, e in altri casi, ci dice che agire troppo presto può portare ad una grave ricaduta economica. Quando gli Stati Uniti ritardarono l’azione nel 1951, il danno fu minore e facilmente contenuto.

Sumner ha avvertito che l’Europa potrebbe seguire il Giappone in un crollo deflazionistico se seguirà il consiglio della BRI e persisterà con le sue attuali politiche di contrazione.

Traduzione italiana a cura di Erika Di Dio. Fonte: Telegraph

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