Tagli stipendi statali, anche se il pubblico impiego sembra finito ormai sotto l’occhio indagatore del Governo Renzi, non tutti saranno colpiti allo stesso modo dalla spending review. Infatti, se da una parte avanza l’ipotesi che tutta la PA sarà tenuta a stringere la cinghia, dall’altra c’è chi continuerà comunque a guadagnare più del Presidente della Repubblica.
Tagli stipendi statali, il problema non è solo il tetto alle retribuzioni di manager e dirigenti. La questione delle risorse da destinare alla Pubblica Amministrazione, infatti, è ben più complessa, soprattutto nei giorni in cui si paventa l’ipotesi di tagliare del 5 per cento tutti i contratti stipulati dalla PA per l’acquisto di beni e servizi, anche per quanto riguarda i rapporti negoziali già in essere.
I primi no dai Magistrati
Che non tutti gli alti burocrati fossero esattamente entusiasti davanti all’idea di rinunciare a una parte dei propri lauti stipendi per finanziare il decreto Irpef (vale a dire i famosi 80 euro in busta paga per i cittadini meno abbienti) era facilmente immaginabile, ma la durezza di alcune proteste ha sorpreso più di un osservatore. Oltre alle prevedibili rimostranze da parte di Confedir, il sindacato dei dirigenti pubblici, chi ha definito addirittura “grave” l’iniziativa del Governo, stavolta, è stata l’Associazione nazionale magistrati (Anm). Una categoria che, a differenza di altre, non può proprio dire di essere stata [costretta a compiere grossi sacrifici a livello stipendiale, come dimostra una recente sentenza della Corte Costituzionale che ha giudicato illegittima la possibilità di bloccare le loro retribuzioni, seppur per motivate esigenze di contenimento della spesa pubblica.
Chi si salva: Corte Costituzionale, Bankitalia, Authority, Poste e Ferrovie
Insomma, possibile che le forbici impugnate da Matteo Renzi siano già spuntate? Forse sì: in Transatlantico si mormora che il tanto atteso decreto Irpef alla fine conterrà tagli molto più soft per quanto riguarda i togati, proprio per evitare che si rivelino un nemico letale nel momento dei ricorsi (che si preannunciano numerosissimi). Niente adeguamento allo stipendio dell’inquilino del Quirinale per i giudici della Corte Costituzionale, ma neanche per Bankitalia e le Authority (dove solo i vertici si vedranno imposto il tetto dei 239 mila euro). Possono stare tranquilli anche i manager di Poste e Ferrovie, salvi in quanto dirigono società statali che emettono bond sul mercato.
Taglio strutturale o no?
Insomma, un quadro più complesso di quanto non sembrasse a prima vista, soprattutto se consideriamo che nell’ultima bozza del decreto il taglio c’è, ma – secondo quanto riporta l’articolo 6 del dl - solo:
Dal primo maggio al 31 dicembre 2014.
Ecco quindi come una misura che il Governo si è impegnato a rendere strutturale (gli 80 euro in busta paga) rischia di ritrovarsi una copertura economica del tutto aleatoria. Dunque, nell’attesa di conoscere il testo definitivo del provvedimento, tra i più emerge il sospetto che l’esecutivo non abbia in realtà individuato le risorse finanziarie strutturali per mantenere quanto promesso, e che il rischio flop sia dietro l’angolo.
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