TARI, dove si paga di più? Al Sud le città più care

Rosaria Imparato

20/11/2019

20/11/2019 - 17:17

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La tassa sui rifiuti costa in media 300 euro a famiglia, ma le differenze territoriali sono evidenti tra Nord e Sud. Campania e Sicilia sono le regioni dove si paga di più la TARI, in base ai dati forniti dall’Osservatorio prezzi e tariffe di Cittadinanzattiva.

TARI, dove si paga di più? Al Sud le città più care

La TARI è in costante aumento ma quasi mai al costo alto corrisponde un servizio efficiente e trasparente.

Questo è quanto emerge dall’analisi svolta dall’Osservatorio prezzi e tariffe di Cittadinanzattiva, che mette in evidenza la forte disparità dei costi della TARI tra Nord e Sud, e stila la sfortunata classifica delle città in cui la Tari è più alta.

Al fronte di un servizio che spesso e volentieri lascia insoddisfatti, in media le famiglie italiane sborsano per la tassa sui rifiuti circa 300 euro.

Il divario tra le città settentrionali e quelle meridionali è evidente e preoccupante: la gestione e lo smaltimento dei rifiuti al Sud costa molto di più.

Lo studio di Cittadinanzattiva prende in considerazione 112 capoluoghi di provincia e una famiglia tipo composta da 3 persone ed una casa di proprietà di 100 metri quadri.

I 504 euro che si spendono a Catania la fanno salire prima in classifica, mentre Potenza è la più economica con 121 euro.

La Campania risulta essere la regione in cui la TARI si paga di più, con ben 421 euro, mentre in Trentino Alto Adige costa meno della metà, “solo” 190 euro.

L’indagine dell’Osservatorio ha preso in considerazione anche due altri aspetti molto interessanti: la percezione dei cittadini e l’uso della carta dei servizi dei Comuni, utili in termini di valutazione della trasparenza nei confronti dei contribuenti.

TARI in aumento, al Sud si paga di più: stangata per Campania e Sicilia

I contribuenti conoscono benissimo quali sono i costi della TARI, la tassa sulla spazzatura, e a quanto pare sono gli italiani che vivono al Sud quelli più tartassati.

I dati dell’analisi dell’Osservatorio prezzi e tariffe d Cittadinanzattiva fotografano la situazione di grave disparità che esiste tra Nord e Sud quando si tratta di pagare la tassa sui rifiuti.

In media la TARI costa circa 300 euro, ma le differenze territoriali lungo lo Stivale sono molto marcate.

Lo studio ha analizzato i dati di 112 capoluoghi di provincia: Catania è la prima della classifica, con ben 504 euro di tariffa media annua, e un aumento del 15,9% rispetto al 2018.

Seguono Cagliari, con 490 euro, e Trapani con 475 euro.

Il podio di questa dispendiosa classifica se lo aggiudicano le isole. Per i cittadini siciliani la TARI è un salasso anche a Trapani (475 euro), Siracusa (422 euro), Agrigento (425 euro) e Messina (419 euro).

Come media regionale, invece, è la Campania a pagare di più, con i suoi 421 euro.

Potenza è dove la tassa sui rifiuti costa meno, solo 121 euro, con un decremento del 13,7% rispetto al 2018.

In uno strano gioco di compensazione per la Basilicata a Matera c’è stato l’incremento più elevato, con +19,1%.

Dividendo il territorio nazionale in fasce, la tassa dei rifiuti costa in media:

  • 351 euro al Sud;
  • 299 euro al Centro;
  • 258 euro al Nord.

TARI in aumento, ma la qualità del servizio?

L’aspetto particolarmente interessante dell’analisi svolta dall’Osservatorio prezzi e tariffe di Cittadinanzattiva è la percezione che hanno i cittadini sul servizio di raccolta e smaltimento dei rifiuti in rapporto all’importo della tassa dovuta.

Il 68,2% dei contribuenti ritiene di pagare troppo, e tra le prime quattro regioni di riferimento, tre quelle del sud: Sicilia (83,4%), Umbria (80,2%), Puglia (79,2%) e Campania (78,4%).

Una minoranza, il 28,2%, è convinta che la tariffa pagata sia adeguata al servizio ricevuto, e i cittadini in questione risiedono a Bolzano, a Trento e in Lombardia.

Infine, un altro dato particolarmente utile è quello sull’uso delle carte servizi, ovvero dei documenti con cui i Comuni e le aziende addette alla raccolta dei rifiuti prendono impegni con i cittadini.

La carta servizi è quindi uno strumento con cui si può valutare la trasparenza dell’amministrazione. Ebbene, solo 6 Comuni su 10 l’ha elaborata o resa disponibile.

Un Comune su tre non indica che tipo di raccolta fa e solo la metà esplicita la frequenza con cui viene effettuata.

Nelle carte servizi si trovano anche informazioni su con che frequenza vengono igienizzati i cassonetti (ma solo il 47% dei Comuni lo ha indicato), pulito le strade (37% dei Comuni) o svuotati i cestini delle strade (solo il 25% dei Comuni lo ha precisato).

Meno della metà delle carte servizi informano su come avviene il ritiro a domicilio dei rifiuti ingombranti, se gratis o a pagamento.

TARI in aumento, in attesa del nuovo metodo di calcolo ARERA si paga di più

Sono tante le novità che dal 2020 interesseranno le tasse sulla casa, quindi non solo la TARI, ma anche la nuova IMU.

Quello che tutti i consumatori si augurano è che il nuovo piano di calcolo della TARI a base nazionale di ARERA possa davvero rappresentare un punto di rottura con quanto fatto finora nella gestione dei rifiuti, che come abbiamo visto, necessita di maggiore trasparenza.

La situazione in molte città italiane è tale che sono molti i contribuenti che hanno chiesto il rimborso per disservizio, ed è soprattutto durante le afose estati che il problema dei rifiuti non adeguatamente raccolti e smaltiti rischia di diventare una vera e propria emergenza sanitaria.

Eppure, c’è il rischio concreto che la tassa sui rifiuti possa aumentare dal 2020 anche con il nuovo metodo di calcolo studiato da ARERA.

È l’ANCI Lombardia a lanciare l’allarme, con la circolare 345 del 12 novembre 2019, con cui evidenzia le varie criticità del nuovo metodo di calcolo della TARI.

Il tariffario approvato dall’Autorità di Regolazione per Energia, Reti e Ambiente ha come scopo quello di rendere più trasparente ed efficiente la tassa sui rifiuti, così che ci sia un rapporto coerente qualità/prezzo.

Una delle criticità riscontrate dall’ANCI Lombardia è che in realtà, con il nuovo metodo di calcolo, si arriva a un aumento delle tariffe, sia che i Comuni abbiano effettuato investimenti o meno.

Inoltre, per i Comuni che hanno previsto investimenti, le nuove tariffe ricalcolate della TARI supererebbero i limiti posti dalla stessa ARERA.

Il risultato è che i Comuni dovrebbero pagare la quota eccedente, con il conseguente aumento dei costi della tassa sui rifiuti per i contribuenti.

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# Tari

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