Presentato il Rapporto Asvis: Italia in ritardo nell’attuazione dei 17 Obiettivi di sviluppo sostenibile sottoscritti all’Onu. Urgono interventi in materia di politiche ambientali e sociali
Gli obiettivi di Sviluppo Sostenibile sottoscritti all’Onu? Sono ancora molto lontani dall’essere pienamente raggiunti.
L’Italia è in netto ritardo nell’attuazione del percorso verso la sostenibilità delineato dall’Agenda 2030 adottata il 25 settembre 2015 dai 193 Paesi dell’Onu. E’ quanto emerge dal Rapporto dell’Asvis su “L’Italia e gli obiettivi di Sviluppo Sostenibile” presentato oggi alla Camera dei Deputati.
Impietoso lo scenario descritto dalle pagine della relazione: degrado ambientale, povertà, disuguaglianze, inquinamento, mancato rispetto degli accordi di Parigi, disoccupazione, violenza sulle donne.
Eppure coniugare politiche ambientali con misure per l’occupazione e investimenti per l’istruzione rappresenterebbe una spinta considerevole alla crescita del Pil. Per questo l’Alleanza italiana per lo Sviluppo Sostenibile, oltre ad analizzare i dati, formula anche delle proposte che avanza direttamente al Governo, nell’occasione rappresentato dal sottosegretario Sandro Gozi.
I dati
Il rapporto parte da un principio fondamentale: la sostenibilità non riguarda solo l’ambiente ma deve essere considerata in “una logica integrata delle diverse dimensioni dello sviluppo: economica, sociale, ambientale e istituzionale”.
Ecco perché i dati analizzati dalla relazione non sono affatto incoraggianti. L’Italia è un paese in cui aumentano povertà e disuguaglianze: oltre 4,5 milioni di persone vivono in povertà assoluta con un rapporto tra ricchi e poveri che è “tra i più squilibrati dell’area OCSE”.
Non va meglio sul fronte istruzione e lavoro. In questo ambito si registra un altissimo il tasso di abbandono scolastico che arriva al 27,3% per i figli di genitori meno istruiti, oltre 2 milioni di giovani vivono senza prospettive reali in quanto non studiano né lavorano, solo poco più dell’1% del PIL viene destinato a settori cruciali come ricerca e sviluppo.
Ci sono poi le disuguaglianze: ancora marcate quelle di genere sia nel mercato del lavoro con un tasso di occupazione femminile inferiore al 50% sia in ambito sociale con fenomeni crescenti di violenza sulle donne (si contano 76 femminicidi da gennaio 2017 a oggi).
Infine, i problemi ambientali e sanitari: dal rischio sismico con cui convive il 36% dei cittadini italiani al degrado urbano e ambientale, che assume aspetti preoccupanti in determinate aree del Paese, passando per l’inquinamento atmosferico e la distanza dall’attuazione degli accordi di Parigi in materia di fonti rinnovabili.
“Non c’è tempo da perdere”
Già l’Agenda 2030 dell’Onu con i suoi 17 obiettivi di Sviluppo Sostenibile aveva suggerito il superamento dell’idea di una sostenibilità legata solamente all’aspetto ambientale. Oggi più che mai, appare necessario integrare politiche di sviluppo che guardino anche al sociale e al mondo del lavoro.
“Non c’è tempo da perdere. Per questo è quanto mai urgente la definizione di una Strategia di Sviluppo Sostenibile che guidi le scelte di tutti gli operatori economici e sociali e l’adozione di immediati provvedimenti da inserire nella prossima Legge di Bilancio”
il monito del Portavoce dell’Alleanza italiana per lo Sviluppo Sostenibile, Enrico Giovannini.
Le proposte dell’Alleanza italiana per lo Sviluppo Sostenibile
Oltre agli approfondimenti contenuti nel Rapporto, l’Alleanza avanza anche delle proposte “per interventi di natura istituzionale e ordinamentale” suddivise in sette aree politiche rispetto alle quali sono evidenziate le priorità che il governo dovrebbe attuare per avviare concretamente il percorso verso uno Sviluppo Sostenibile.
Per l’area cambiamento climatico ed energia, l’Alleanza ritiene urgente la ratifica dell’accordo di Parigi, mentre in tema di povertà e disuguaglianza, il rapporto individua da una parte la necessità di varare un piano di lotta alla povertà e dall’altra la necessità di una piena l’applicazione della legislazione vigente sulla parità di genere.
Sul fronte di innovazione, lavoro ed economia circolare, l’Italia ha l’urgenza di colmare il gap con altri Paesi europei in termini di investimenti in ricerca e innovazione, predisponendo inoltre un piano fiscale che incentivi politiche ambientali volte al riciclo e alla differenzazione.
In tema di salute ed educazione, il nostro Paese ha bisogno di avviare un programma di lifelong learning che punti sulla valorizzazione del capitale umano.
Riguardo alla qualità ambientale bisogna dare attuazione alle norme che già esistono “come quella che prevede il censimento e l’eliminazione dei sussidi dannosi per l’ambiente”; il settore delle infrastrutture richiede l’approvazione urgente di una legge sul consumo di suolo, uniformando il testo alla definizione europea.
Infine, in materia di cooperazione internazionale, l’Italia deve rispettare gli impegni assunti con gli altri Paesi in particolar modo per l’Aiuto Pubblico allo Sviluppo e realizzare “quel graduale ma costante aumento di risorse stabilito con l’ultima Legge di Stabilità”.
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