Affondo Corte dei Conti: rischi sottostimati negli stress test bancari 2018

Alessio Trappolini

10 Luglio 2019 - 15:12

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La Corte dei Conti ritiene che gli stress test condotti dall’Autorità bancaria europea (Eba) non abbiano identificato adeguatamente i rischi per il sistema bancario

Affondo Corte dei Conti: rischi sottostimati negli stress test bancari 2018

Gli stress test condotti nel 2018 sulle 48 banche europee definite “sistemiche” sono finiti sotto la lente della Corte dei Conti europea.

Un accertamento condotto dall’organismo di controllo finanziario dell’unione avrebbe riscontrato «una carenza che potrebbe aver portato a risultati fuorvianti per alcuni istituti, in particolare nei paesi più deboli». Di fatto la Corte dei Conti ritiene che gli stress test condotti dall’Autorità bancaria europea (Eba) non abbiano identificato adeguatamente i rischi per il sistema bancario.

Stress test da rifare? I rischi per le banche italiane

Nel 2018 tutte le 48 banche sottoposte agli stress test hanno superato le soglie minime di patrimonializzazione, in quello che è stato poi giudicato dal mercato come un risultato positivo per il sistema bancario del blocco Ue, in lenta ripresa da una crisi decennale.

I revisori Ue hanno detto che il test del 2018 ha simulato degli scenari meno avversi rispetto a quelli della crisi del 2008 ed è stato anche meno severo con gli stati con un’economia più debole.

«Per questo motivo, l’impatto minimo riscontrato da alcune banche potrebbe essere dovuto non ad una loro migliore performance, ma piuttosto ad un livello di stress minore», scrive la Corte europea.

Fra le 48 banche sottoposte a stress test da EBA quattro erano italiane: Unicredit, Intesa, Banco Bpm e Ubi Banca. Tutte queste banche hanno superato l’esame.

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Per Unicredit un capitale al 9,34% in caso di scenario avverso nel 2020, al 10,40% per Intesa Sanpaolo, all’8,47% per Bpm e, infine, all’8,32% per Ubi.

Dal momento della diffusione dei risultati, il 2 novembre 2018, ad oggi l’andamento di questi titoli bancari a Piazza Affari è stato molto eterogeneo. Si va dal +12% messo in mostra da Banco BPM al -5,56% registrato dalle quotazioni di UBI Banca. Più equilibrate le performance di Unicredit (+0,84%) e Intesa Sanpaolo (+2,38%), con quest’ultima che ha eguagliato il guadagno dell’indice FTSE Italia All-Share banks.

Nel frattempo gli istituti italiani hanno accelerato i processi di de-risking dei loro bilanci, dismettendo una grande quantità di crediti deteriorati (NPL) che pesavano sul settore.

La sola Unicredit nel 2018 ha venduto sul mercato 3,4 miliardi di NPL, e per quest’anno sono attese ulteriori dismissioni per un totale di 5 miliardi. Dal 2015 ad oggi la banca di Piazza Gae Aulenti ha ceduto circa 30 miliardi di NPL, quasi la metà dello stock totale in pancia alle banche italiane.

La risposta EBA alla contestazione della Corte dei Conti

In risposta alle constatazioni della Corte, l’Eba ha difeso i propri metodi di valutazione dei rischi, aggiungendo che potrebbe riconsiderare le modalità di selezione delle banche nei test a venire, con il prossimo previsto nel 2020.
Ricordiamo che al momento del test il presidente dell’Eba era l’italiano Andrea Enria, oggi responsabile del Supervisory Board Bce, la vigilanza bancaria europea, al posto della francese Danielle Nouy.

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