Non molto tempo fa, uno studioso inglese, il Professor David Nutt, ha rilasciato un’intervista nella quale sottolineava la relazione esistente tra l’abuso di cocaina da parte delle alte cariche bancarie e lo scoppio della crisi finanziaria (la storia completa è disponibile qui).
Secondo il Professor Nutt, l’eccessivo uso di cocaina rendeva i banchieri troppo "spavaldi" spingendoli a prendersi rischi enormi: è davvero questa la verità? Il mondo intero ha vissuto, e continua a vivere, periodi di enorme difficoltà economica perché alla guida della finanza c’erano uomini "stra-fatti"?!
Difficile prendere una posizione netta in una realtà così complessa, certo però è che l’uso (e l’abuso) di cocaina da parte della finanza sembra essere una tradizione ben consolidata e di recente affermata da uno studio condotto dall’università di Ginevra.
Svizzera, la capitale europea della polvere bianca
Ginevra e Zurigo sembrano essere le capitali europee della cocaina per le sfere dell’alta finanza; secondo la ricerca dell’università di Ginevra infatti, oltre la metà dei pazienti ospitati nella struttura che si occupa di tossicodipendenza ricoprono incarichi di elevata responsabilità in banche, società assicurative e finanziarie.
Il Dottor Daniele Zullino, responsabile del centro in questione, ha spiegato al quotidiano 20Minuten:
"I nostri pazienti hanno tra i 25 ed i 45 anni e, per oltre la metà, ricoprono posti di responsabilità in banche, società finanziarie e gruppi assicurativi. Hanno una rete sociale di amici, un partner o una famiglia e sembrano persone in forma."
Tristemente ironico, dunque, che i pusher scelgano come "postazioni" luoghi vicini alle piazze finanziarie, ma non una novità. Di storie come queste ce ne sono diverse e provengono da tutte le parti del mondo.
Storie di Wall Street e cocaina
A proposito di "pusher finanziari", nel 2009 è stato arrestato il gestore del chioschetto del TGI Fridays per vendita di marijuana e cocaina ai suoi clienti di Wall Street, passata nei tovaglioli e "comodamente" pagata assieme al caffè.
Ancor prima, nel 1987, qualche mese prima del crash finanziario, durante l’operazione "Buy and Cry" furono arrestati 16 broker sorpresi ad acquistare cocaina.
Nel 2007, invece, un giovane banchiere della Barclays, David Firth, è stato sorpreso a spacciare cocaina ad uno sportello di una filiale dell’Hampshire. Com’è finita? Firth sta scontando una pena in carcere di 7 anni e mezzo.
Insomma, di storie di questo genere ne esistono delle più disparate e, certamente, come dimostrato anche dallo studio elvetico, non si tratta di casi isolati a Wall Street.
Poco meno di un anno fa infatti, un ex banchiere il cui nome rimane anonimo, ha rilasciato una lunga intervista al The Guardian, raccontando al giornalista quanto fosse dilagante l’uso della cocaina nel distretto finanziario di Londra:
"Chiami il tuo spacciatore che sicuramente è in giro per la città con la macchina. Ti viene a prendere, sali in macchina con lui. Ti dice di aprire una scatola, prendere la droga e metterci il denaro dentro. Oppure puoi pagare con un assegno, giuro che a volte capita, stai lì seduto a copiare il codice bancario di quel tizio.
Non si tratta di spacciatori stereotipati. Sono spesso uomini bianchi, di mezza età e ben vestiti...hanno biglietti da visita. Comprendono il tipo demografico al quale si riferiscono e lo fanno molto bene..." The Guardian, 16 luglio 2012
© RIPRODUZIONE RISERVATA