Lo Stato si carica 42 miliardi di debiti degli enti locali, così dice la Legge di Bilancio

Isabella Policarpio

4 Novembre 2019 - 12:53

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Passano allo Stato i debiti di Comuni, Città e aree metropolitane, per un totale di 42 miliardi di euro. Le modalità del trasferimento saranno definite da un successivo decreto ad hoc.

Lo Stato si carica 42 miliardi di debiti degli enti locali, così dice la Legge di Bilancio

I debiti degli enti locali passano allo Stato. Così si evince da un provvedimento inserito nella Legge di Bilancio per il 2020, con cui vengono trasferiti in capo allo Stato 42 miliardi di euro di debito degli enti. Si tratta di una manovra molto vantaggiosa per Comuni, Città e aree metropolitane che a causa degli elevati tassi di interesse non riescono a pagare le banche creditrici.

Il provvedimento sulla ristrutturazione dei debiti degli enti riprende quanto era stato proposto con il “Salva Roma”, inserito nel decreto Crescita ma poi stralciato a causa dell’opposizione della Lega, al tempo al Governo al fianco dei grillini.

Lo Stato, grazie alla maggiore affidabilità finanziaria di cui gode, può beneficiare di tassi di interesse agevolati. Per le modalità tecniche dell’accollo dei debiti si dovrà attendere un decreto ad hoc del Ministero dell’Economia, atteso entro la primavera del 2020.

I debiti degli enti passano allo Stato: lo prevede la Legge di Bilancio 2020

Nel testo della Legge di Bilancio per il 2020, approvata “salvo intese”, compare un provvedimento per sanare i debiti degli enti locali, che ad oggi ammontano a circa 42 miliardi di euro.

In questo modo la ristrutturazione dei debiti risulterebbe agevolata poiché lo Stato - a differenza degli enti locali - può beneficiare di tassi di interesse molto più vantaggiosi in quanto la sua affidabilità nel pagamento dei debiti è di gran lunga maggiore rispetto a quella dei singoli Comuni.

Infatti il problema maggiore dell’indebitamento di Comuni e Città risiede proprio negli interessi dovuti ai creditori; spesso si tratta di cifre elevatissime poiché riferite a mutui contratti molti anni fa che prevedevano dei tassi meno vantaggiosi rispetto a quelli odierni. Per questo molti Comuni, soprattutto le realtà più piccole, fanno fatica a pagare e continuano ad accumulare interessi.

Il provvedimento in questione, invece, dovrebbe eliminare questo problema con un doppio vantaggio: gli enti sarebbero alleggeriti dai debiti e le banche otterrebbero il sicuro pagamento dei crediti, anche se con interessi inferiori.

Debiti degli enti allo Stato, le prime ipotesi su come fare

Quanto stabilito dalla Legge di Bilancio sull’accollo dei debiti in capo allo Stato non è supportato dall’indicazione delle modalità tecnico-operative con cui provvedere al passaggio delle somme a debito.

La norma si limita a stabilire che tutti i dettagli dovranno essere indicati in un successivo decreto ad hoc, da emanare entro febbraio 2020.

Intanto iniziano a farsi strada le prime ipotesi. La più probabile sembra essere il trasferimento integrale del debito in capo allo Stato per beneficiare degli interessi agevolati, lasciando all’ente debitore il pagamento della somma. Un grande vantaggio, poiché così facendo si abbasserebbe in maniera drastica il tasso d’interesse preteso dai creditori, che su cifre così elevate influisce notevolmente.

Detto a parole semplici, lo Stato si accollerebbe i mutui aperti dai Sindaci, spetterà poi al Ministero dell’Economia concludere gli accordi con le banche e la Cassa dei depositi e prestiti per stabilire le modalità di pagamento.

Lo Stato paga i debiti degli enti, come nel Salva Roma

Quanto stabilito prende spunto dal tanto contestato “Salva-Roma”, il provvedimento che aveva messo a repentaglio la stabilità del precedente Governo giallo-verde.

Anche qui, si prevedeva il passaggio dei debiti della Capitale - circa 12 miliardi - in capo allo Stato, che avrebbe potuto godere di tassi di interesse notevolmente più convenienti.

A causa della forte opposizione della Lega, la norma era stata quasi completamente stralciata durante la revisione definitiva del decreto Crescita, tuttavia non si esclude che la proposta di consegnare allo Stato anche i debiti di Roma possa tornare alla ribalta.

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