Gli Stati Uniti stanno vivendo una fase molto difficile da un punto di vista politico, che però rischia seriamente di trasformarsi in una "catastrofe" anche da un punto di vista economico-finanziario se democratici e repubblicani non riusciranno a trovare in tempo un accordo per alzare il tetto al debito pubblico, che ha da tempo superato i 16.700 miliardi di dollari. Oltre alla paralisi delle attività amministrative non essenziali (il cosiddetto shutdown), che causa perdite per 300 milioni di dollari a settimana in termini di pil secondo le stime di S&P, la prima potenza economica del mondo soffre una pericolosa impasse fiscale.
Ormai mancano meno di 10 giorni alla scadenza relativa all’innalzamento del tetto legale all’indebitamento pubblico. Se non sarà trovato l’accordo, il paese finirà in uno stato di default tecnico e non sarà più in grado di onorare i propri impegni con creditori e cittadini in tema di debito, pensioni e stipendi. Il clima è tutt’altro che disteso tra repubblicani e democratici. John Boehner, speaker repubblicano alla Camera, ha dichiarato che se Obama non negozia il paese rischia seriamente di finire in default. Al momento l’inquilino della Casa Bianca non ha alcuna intenzione di negoziare.
Un problema del genere si verificò anche nel 2011, quando il Congresso USA riuscì a trovare un’intesa in extremis per alzare il tetto al debito pubblico di circa 2.400 miliardi di dollari per evitare il default. Ciò però contribuì alla decisione di Standard & Poor’s di togliere il rating AAA al paese per la prima volta nella storia. L’allarme sul debito americano è stato lanciato anche da Christine Lagarde, direttore generale del Fmi, che profetizza una catastrofe per i mercati globali se gli USA dovessero clamorosamente finire in default. Il clima è teso, ma secondo gli esperti l’accordo sarà comunque raggiunto nei prossimi giorni.
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