Silvio Berlusconi non sarà Presidente della Repubblica: i motivi

Giorgia Bonamoneta

22 Gennaio 2022 - 23:16

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Silvio Berlusconi si ritira dalla corsa al Quirinale. Non sarà il Presidente della Repubblica, questa è la decisione dell’ex premier arrivata nelle scorse ore dopo la conferenza del centrodestra.

Silvio Berlusconi non sarà Presidente della Repubblica: i motivi

“Meno male che Silvio non c’è”, per citare, un po’ revisionato, il brano di Andrea Vantini. L’annuncio è stato dato e la decisione è stata presa: Silvio Berlusconi si è ritirato dalla corsa dal Quirinale. La notizia però non è stata data dallo stesso Berlusconi, ma dalla senatrice di FI Licia Ronzulli.

Ronzulli, collegata insieme ad Antonio Tajani, hanno partecipato all’incontro con il centrodestra e letto il comunicato di Silvio Berlusconi. “L’Italia oggi ha bisogno di unità”, ha scritto prima di annunciare il suo ritiro. Un passo fatto sulla “strada della responsabilità nazionale”.

Berlusconi ha inoltre espresso la sua vicinanza al Governo Draghi e alla possibilità che questo rimanga così organizzato, senza scossoni nella maggioranza. Una parte del comunicato che non ha incontrato l’accordo del partito di Giorgia Meloni, che preferirebbe andare alle urne subito dopo le elezioni del Presidente della Repubblica.

Sfuma la possibilità di vedere Berlusconi Presidente della Repubblica: i motivi

A far sfumare la possibilità di vedere Silvio Berlusconi al Quirinale è stato lo stesso Berlusconi. Tramite una videoconferenza organizzata su Zoom, Licia Ronzulli e Antonio Tajani hanno annunciato il ritiro dell’ex premier in maniera ufficiale.

Il testo dell’annuncio:

Sono davvero grato, dal profondo del cuore, alle molte migliaia di italiane e italiani che, in questi giorni, mi hanno manifestato affetto, sostegno e incoraggiamento da quando il mio nome è stato indicato per la Presidenza della Repubblica. L’Italia oggi ha bisogno di unità, al di là della distinzione maggioranza-opposizione, intorno allo sforzo per combattere la gravissima emergenza sanitaria, per far uscire il paese dalla crisi. In questo spirito, ho deciso di compiere un altro passo sulla strada della responsabilità nazionale, chiedendo a quanti lo hanno proposto di rinunciare ad indicare il mio nome per la Presidenza della Repubblica.

Non solo. Il contenuto dell’annuncio ha creato un po’ di scompiglio nel centrodestra. Il passaggio incriminato è quello che vorrebbe vedere la fine del mandato del Governo Draghi. Berlusconi infatti considera “necessario che il governo Draghi completi la sua opera fino alla fine della legislatura per dare attuazione al Pnrr, proseguendo il processo riformatore indispensabile che riguarda il fisco, la giustizia, la burocrazia”. Al contrario Fratelli d’Italia preferirebbe andare alle urne dopo l’elezione del Presidente della Repubblica.

Corsa al Quirinale: i motivi (non detti) del ritiro di Berlusconi

Berlusconi contava i voti e non ne aveva, anche se nella conferenza del centrodestra è stato riferito che l’esistenza dei consensi era stata verificata. Cosa non ci stiamo dicendo su Silvio Berlusconi? Da quando è emerso il suo nome tra i possibili per la corsa al Quirinale, il commento più comune è stato “è divisivo”, ma forse il termine più adatto è “incandidabile”.

Non è ghettizzazione nei confronti dei candidati del centrodestra, come ha detto Antonio Tajani. Bisogna domandarsi se Berlusconi è davvero in grado di rappresentare gli italiani. Ha i requisiti?

I motivi per non avere Berlusconi come Presidente della Repubblica sono molteplici, per quanto oggi il centrodestra racconti che la decisione presa dal loro leader ha reso un “grande servizio all’Italia” (commento di Matteo Salvini) ed è stato un “gesto di generosità per l’unità” (commento di Giorgia Meloni).

Dall’altra parte ci i numeri, quelli che motivano l’allontanamento di Berlusconi dalla corsa al Quirinale. Sono quelli dei processi, della frode fiscale per la quale è stato condanno, delle leggi per interessi personali (circa 41), dei commenti omofobi e sessisti e infine quelli presenti sulla terresa della P2 di Silvio Berlusconi, ovvero la 1816.

Insomma: “Meno male che Silvio non c’è”. Ora il centrodestra può candidare un nome davvero non divisivo o appoggiare dei nomi, come quello di Elisabetta Belloni, che non rappresentano nessun partito politico.

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