Sanità Privata Accreditata: come funziona e come si integra con la Sanità Pubblica?

Anna Maria Ciardullo

3 Giugno 2020 - 11:10

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Sanità Privata Accreditata in Italia: come funziona e come si integra economicamente con la Sanità Pubblica? Una panoramica del settore nell’intervista al Dott. Bruno Biagi di AIOP

Sanità Privata Accreditata: come funziona e come si integra con la Sanità Pubblica?

Come funziona l’integrazione tra Sanità Privata Accreditata e Sanità Pubblica in Italia?

Il fine istituzionale di tutela della salute del Servizio Sanitario Nazionale (SSN) non è compito esclusivo del sistema pubblico, ma è obiettivo dell’intero sistema sociale cui concorrono con diversi ruoli tanto i soggetti pubblici quanto quelli privati.

Le Strutture AIOP (Associazione Italiana Ospedalità Privata) ad esempio, rappresentano 60.000 posti letto di cui 52.000 accreditati e contano 70.000 operatori direttamente impiegati, con un impatto di circa il 13% sul finanziamento totale del Fondo Sanitario Nazionale.

Nell’Intervista al Dott. Bruno Biagi, Presidente AIOP Emilia Romagna, Vice Presidente AIOP Nazionale, Vice Presidente di GVM Care & Research, nonché A.D. Maria Cecilia Hospital (Ospedale di Alta Specialità accreditato con il SSN), abbiamo tracciato una panoramica del settore, per chiarire le dinamiche di un comparto che genera un indotto economico stimabile in quasi 7 miliardi di euro, con un focus specifico su come funziona l’integrazione tra le Strutture Private Accreditate e la Sanità Pubblica nel nostro Paese.

Che cosa si intende per Sanità Privata Accreditata?
La Sanità Privata accreditata rappresenta gli ospedali a gestione Privata che possono effettuare prestazioni in nome e per conto del Servizio Sanitario Nazionale. Attraverso un sistema di verifica di requisiti organizzativi, tecnologici e autorizzativi, sono a tutti gli effetti paragonabili a un Ospedale a gestione Pubblica.

Come nasce questo modello assistenziale in Italia?
Con la legge 502 del 1992 si è parlato per la prima volta di Accreditamento Istituzionale, ma come spesso succede, l’attuazione di questo progetto sul territorio nazionale ha iniziato a definirsi solo intorno ai primi anni 2000 per poi lentamente diffondersi in tutte le Regioni.

La sanità Privata accreditata opera in tutti gli ambiti o prevalentemente in alcuni, forse più vantaggiosi, come quelli non a carattere di urgenza?
Gli Ospedali Privati Accreditati sono inseriti nella programmazione di ogni singola Regione. Nella maggior parte di queste ultime la pianificazione non prevede la possibilità per gli Ospedali Privati Accreditati di avere servizi di Pronto Soccorso, ad esempio. Ma per alcune Specialità, come la Cardiochirurgia o Cardiologia, anche gli Ospedali Privati Accreditati ricevono urgenze o emergenze veicolate dal sistema 118.

La scelta delle attività specialistiche in accreditamento per le singole strutture ospedaliere non è un “cherry picking” delle attività più remunerative, ma risponde ad un’analisi, fatta dalle singole Regioni e ASL, dei bisogni del territorio, e a caratteristiche organizzative, tecnologiche e strutturali, oltre che alle effettive capacità e competenze, che la singola struttura può offrire. In seguito, le strutture sono regolarmente verificate per rinnovare l’Accreditamento, di norma ogni 5 anni e comunque ogni qualvolta l’Ente Regionale ne consideri la necessità. Sono anche valutati indicatori di qualità clinica, in particolare gli esiti, utilizzando il modello PNE (Piano Nazionale Esiti pubblicato da AGENAS). In relazione al budget assegnato, che non può essere superato, è importante sapere che se un ospedale non lo utilizza in base alle richieste dei cittadini, questo può essere penalizzato l’anno successivo in termini di rinnovo dello stesso.

Quanto incide in Italia l’attività del Privato e del Privato Accreditato in termini di prestazioni offerte?
Le Strutture AIOP (Associazione Italiana Ospedalità Privata) rappresentano 60.000 posti letto di cui 52.000 accreditati e contano 70.000 operatori direttamente impiegati. Assicurano il 28,4% del totale delle giornate di degenza e il 26,5% del totale delle prestazioni con un impatto di circa il 13% sul finanziamento totale del Fondo Sanitario Nazionale.

L’effetto della Sanità Privata Accreditata sul territorio in termini di ricadute occupazionali e indotto economico su fornitori diretti e indiretti può essere stimato in 6,83 miliardi di euro. (Dati Bilancio sociale AIOP 2018)

Secondo quali criteri viene stabilita la remunerazione per prestazione ai privati accreditati? Ogni Regione ha una remunerazione diversa?
Lo Stato italiano ha speso in media 392 euro per abitante per erogare prestazioni tramite Privato Accreditato, pari al 20,3% della spesa sanitaria complessiva, un aumento di quasi il 2% rispetto al 2017 (dati Focus tematico dell’Ufficio parlamentare di Bilancio, 2018). Ogni regione determina un proprio tariffario regionale che comunque fa riferimento alle tariffe massime nazionali indicate nel decreto ministeriale del 2012, potendo utilizzare un delta sulle stesse. Annualmente ogni Regione definisce la spesa massima dedicata al Privato Accreditato e stipula con ogni singolo Ospedale Privato Accreditato, direttamente o più spesso tramite le AUSL, una committenza, ovvero il valore massimo delle prestazioni che potranno essere pagate.

Spesso si parla erroneamente di “finanziamento agli ospedali privati”, cioè di pagamento del budget in anticipo. Come viene regolato il budget alle strutture private accreditate? Se non si raggiunge la quota prestazioni stabilita dal contratto si viene remunerati ugualmente?
Le Regioni tutte stabiliscono autonomamente, prioritariamente e periodicamente, per il Privato Accreditato un limite di spesa massima per prestazioni che ogni singola struttura potrà svolgere per la propria Regione durante l’anno. Si deve pianificare questa attività durante tutto l’anno per non interromperla e garantire le prestazioni. Ogni singola prestazione erogata verso il paziente è prima sottoposta a verifica amministrativa e di appropriatezza da parte della Regione, poi valutata sulla compatibilità della committenza e infine pagata non prima di 60 giorni. Le prestazioni che non superano le verifiche non sono pagate oppure vengono decurtate sotto il profilo economico. Le prestazioni oltre la committenza stabilita annualmente non sono pagate. In conclusione il Privato Accreditato è pagato ex post con i limiti di una committenza (limite economico complessivo) mentre il Sistema Pubblico ex ante e le verifiche non hanno ricadute economiche.

Parlando di migrazione sanitaria, o più precisamente di pazienti extra regionali, come viene remunerato l’ospedale che accoglie il paziente in altra regione rispetto a quella di residenza?
L’Ospedale fattura le prestazioni effettuate ai pazienti extra Regione applicando il tariffario regionale, che è lo stesso per tutti i pazienti residenti e non. Annualmente le regioni, intorno a giugno dell’anno seguente, si scambiano i dati di attività valorizzate utilizzando la Tariffa Unica di Compensazione (TUC), ad oggi equivalente alle tariffe massime nazionali 2012. Dopo una verifica amministrativa concordano l’entità della compensazione. Effettuata questa fase, la Regione conguaglia gli Ospedali Privati Accreditati per la cifra ricevuta dalle altre Regioni. Questo conguaglio è pari all’ammontare totale ricevuto dalla Regione suddiviso proporzionalmente al fatturato di ciascuna struttura.

Qual è stato il ruolo della Sanità privata nella gestione dell’emergenza coronavirus?
In tutte le Regioni, gli Ospedali Privati Accreditati si sono messi a completa disposizione del SSN per far fonte all’emergenza. Ci sono state differenze tra le diverse aree del territorio nazionale che hanno rispecchiato la diversa incidenza dell’emergenza. Tutti abbiamo svolto il ruolo assegnatoci dalla pianificazione regionale trasformando, laddove necessario, alcune strutture in Ospedali COVID e approntando nuovi reparti di Terapia intensiva, ricevendo urgenze ed emergenze non COVID dai territori, supportando gli Ospedali nel rispondere all’attività di molte prestazioni.

Dott. Biagi lei oltre a rappresentare AIOP è anche Vice Presidente di GVM Care & Research. Il Gruppo è stato tra i primi protagonisti della collaborazione Pubblico-Privato. Ci racconta che ruolo ha avuto?
GVM ha una lunga storia di collaborazione e integrazione con il Pubblico sin dagli anni ‘80. Nel 1996 ha partecipato alla prima esperienza di accreditamento volontario per la Cardiochirurgia in Emilia Romagna, con due ospedali su un totale di cinque presenti in Regione.

Alcune persone del nostro Gruppo hanno preso parte alle prime Commissioni per la definizione dei requisiti nelle diverse Regioni, partecipando anche ai corsi per valutatore, entrando così a far parte integrante del team regionale che periodicamente verifica i parametri di accreditamento sia in strutture Private sia in Ospedali Pubblici.

Durante questa emergenza GVM ha messo a disposizione diverse strutture come Covid Hospital totali o parziali. Sono stati investimenti privati o c’è stato un contributo regionale?
Al momento gli investimenti sono stati fatti tutti direttamente da GVM, in particolare per Roma e Bari, ma il Gruppo ha messo in campo una forza molto più ampia. Ci sono confronti con le Regioni per un riconoscimento e per programmi futuri. Le Regioni hanno adibito le strutture pubbliche e private attive a Covid Hospital, piuttosto che strutture in disuso: si è trattato di una scelta pratica. È infatti molto più economico e sicuro trasformare o incrementare i posti letto di UTI (Unità di Terapia Intensiva) in una struttura già attiva, con tutti i criteri di sicurezza, che non riutilizzare strutture dove spesso l’edificio non risponde completamente ai requisiti di un Ospedale.

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