Salvini vuole abolire il sistema elettorale proporzionale in vigore, il Rosatellum, e tornare al maggioritario. Vediamo quali sono le differenze tra i due.
Matteo Salvini vuole tornare al sistema elettorale maggioritario e archiviare il Rosatellum. La sua intenzione è applicare alle elezioni politiche nazionali lo stesso metodo che si usa per eleggere i Sindaci.
La proposta di reintrodurre il maggioritario è stata annunciata nell’assemblea degli amministratori locali della Lega, a Pontida, e del Centro destra a Milano. Il leader del Carroccio vorrebbe proporre un referendum abrogativo con il quale eliminare la parte proporzionale del Rosatellum bis e lasciare quella maggioritaria.
Giorgia Meloni ha dimostrato fin da subito il suo appoggio, invece da Forza Italia non vi è stata ancora una risposta univoca. Mentre la discussione è ancora aperta, cerchiamo di chiarire come funzionano i due sistemi elettorali e quali sono le differenze nelle ripartizione dei seggi.
Salvini propone il ritorno al sistema elettorale maggioritario: il referendum abrogativo
Matteo Salvini, ex Viceministro ormai all’opposizione, nell’assemblea della Lega del 14 settembre ha annunciato di voler tornare al sistema maggioritario puro, e per farlo è pronto ad indire un referendum popolare.
Già da oggi, la Lega inizierà l’iter necessario alla proposizione del quesito referendario. Nello specifico, Salvini vuole lasciare la parte maggioritaria del Rosatellum bis, l’attuale sistema elettorale, abolendo le disposizioni proporzionali. L’iter da seguire è disciplinato dall’articolo 75 della Costituzione: occorrono le firme di 500.000 elettori oppure di 5 Consigli Regionali.
Secondo Salvini, con il sistema maggioritario si potrebbe assicurare maggiore governabilità al Paese, a scapito però dei piccoli partiti e della minoranza, ai quali spetterebbero pochi o nessun seggio in Parlamento.
Sistema elettorale maggioritario, come funziona?
Prima di prendere una posizione in merito alla proposta di Salvini, cerchiamo di capire cosa significa tornare al maggioritario e quali effetti potrebbe avere sulla governabilità del Paese.
Come indica il nome stesso, il sistema maggioritario aiuta la colazione che ha ottenuto più voti, riservando un numero di seggi tale da assicurare l’ampia governabilità, a scapito però delle minoranze.
Infatti chi ottiene più voti viene premiato con un numero di seggi più che proporzionale, chi perde, invece, è penalizzato con l’assegnazione di una quantità di seggi inferiore ai voti ottenuti. Questo significa che dove vige il maggioritario i partiti sono portati ad unirsi in coalizioni, in questo modo hanno più possibilità di vincere.
C’è da dire che questo metodo non rappresenta l’esatta fotografia dell’elettorato e anzi potrebbe incentivare l’astensionismo di chi avrebbe votato i partiti “minori” in quanto si ha la certezza che questi non otterrebbero comunque un numero di seggi significativo.
I sistemi proporzionali, invece, sono più garantisti e permettono l’accesso in Parlamento ad una molteplicità di partiti, tuttavia, se non “corretti” dalle soglie di sbarramento e dal premio di maggioranza rischierebbero di formare un Parlamento eccessivamente frammentario, a favore sì della democrazia ma a scapito della governabilità.
Come funziona l’attuale sistema elettorale: il Rosatellum bis
Dal 2017, in Italia è in vigore un sistema elettorale misto, il Rosatellum bis, che in sé racchiude alcune caratteristiche dei sistemi maggioritari e altre dei sistemi proporzionali.
Il Rosatellum prevede che il 37% dei seggi sia attribuito secondo il sistema maggioritario uninominale a turno unico, mentre il 61% viene ripartito mediante un sistema proporzionale e il 2% restante alla Sezione estero. La soglia minima di voti per entrare in Parlamento è del 3% per i singoli partiti e del 10% per le coalizioni e non è previsto il premio di maggioranza.
In pratica, se la proposta di Salvini diventasse concreta, il Rosatellum non sarebbe più un sistema “misto” ma diventerebbe maggioritario a tutti gli effetti. La parte proporzionale, che al momento è quella prevalente, andrebbe a scomparire e la determinazione dei seggi sarebbe simile a quella dei sindaci.
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