Russia: quale futuro per il rublo con aumento delle tensioni Mosca-Ankara?

Nicola D’Antuono

30 Novembre 2015 - 18:04

L’aumento delle tensioni geopolitiche tra Russia e Turchia non sta facendo bene al rublo, che è tornato a deprezzarsi sul dollaro. Giù anche i titoli di stato emessi da Mosca

Russia: quale futuro per il rublo con aumento delle tensioni Mosca-Ankara?

L’abbattimento del jet russo da parte dei militari turchi potrebbe non diventare un caso isolato, visto che Mosca si è detta pronta a comminare forti sanzioni economiche ad Ankara. Tra i due paesi “ballano” rapporti commerciali nell’ordine di 30 miliardi di dollari all’anno, per cui questo evento potrebbe avere forti ripercussioni sull’andamento degli asset sia turchi che russi.

Nelle ultime settimane gli investitori avevano dato fiducia alla Russia, in vista di un ipotetico avvicinamento con la NATO nella lotta congiunta al terrorismo e in particolare all’Isis dopo i tragici attentati del 13 novembre a Parigi. L’abbattimento del caccia russo al confine tra Siria e Turchia, nonché le nuove tensioni tra NATO, Mosca e Ankara, hanno determinato una doccia fredda per gli investori, che sono tornati a vendere asset denominati in rubli.

La moneta russa è tornato nel mirino dei “sell” già da qualche giorno, tanto che il tasso di cambio Dollaro/Rublo è salito fin sopra 66 a un passo dal breakout di una importante resistenza chiave. Se dovesse esserci un ulteriore deciso allungo verso l’alto, la quotazione potrebbe tornare a scalfire le resistenze poste sui top di area 71,6, ovvero il picco di fine agosto scorso. L’ultima ottava è stata molto movimentata anche per i titoli di stato russi.

Nonostante il forte recupero avvenuto dai minimi di fine 2014, con risalita dei prezzi del 10% circa, i bond governativi emessi da Mosca sono tornati nel mirino delle vendite. Il rischio geopolitico appare sempre più influente nelle decisioni degli investitori, mentre da qualche tempo c’è minore attenzione verso le dinamiche legate all’andamento dei prezzi del petrolio (sempre vicini ai 40$) in vista di una maggiore stabilizzazione nel corso del 2016, anche perché il greggio potrebbe davvero aver toccato il fondo dopo un crollo superiore al 100% dall’estate del 2014.

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