Russia: piano con i BRICS per spodestare il dollaro

Nadia Fusar Poli

14 Maggio 2013 - 15:25

Il dominio del biglietto verde è a rischio? Si sta delineando un nuovo ordine mondiale guidato dalla Russia?

Russia: piano con i BRICS per spodestare il dollaro

Alcuni analisti e commentatori finanziari sembrano attendere con ansia il crollo del dollaro, schiacciato dal peso della politica monetaria di espansione della Fed. Il dominio del biglietto verde è a rischio? Tutti sanno che il deprezzamento della moneta è un meccanismo che funge da stimolo al settore delle esportazioni, ma è facile che questo tipo di comportamento si traduca in politiche protezionistiche e di svalutazione competitiva. Dal momento che i responsabili delle politiche delle principali economie sono profondamente devoti al nostro attuale sistema del "libero scambio", l’implicita supposizione è che sembra difficile possa realmente verificarsi un tale scenario. E la seconda ragione principale per cui è verosimile ritenere che l’egemonia del dollaro non sia in pericolo, è che nessun’altra grande economia sembra intenzionata a spodestare il biglietto verde dal ruolo di moneta di riserva.

Lo status del dollaro come valuta di riserva mondiale garantisce agli Stati Uniti un certo numero di vantaggi rispetto ad altri paesi. Le commodity più importanti del mondo sono valutate e scambiate in dollari, anche se la maggior parte di queste merci non sono "made in USA". Il fatto che il sistema finanziario mondiale si basi sul dollaro (USD) permette alla Federal Reserve di esportare inflazione verso altri paesi, mentre il governo federale gestisce impunemente un enorme deficit.

Finora, solo la Cina si è mostrata attiva su questo fronte, mettendo in discussione la supremazia del dollaro. L’internazionalizzazione dello yuan è una priorità ufficiale dei leader cinesi. Gli accordi di swap sulle valute con i principali partner commerciali come il Brasile, la Francia o l’Australia sono piccoli ma importanti passi nella strategia cinese. Cambiare il sistema finanziario mondiale non è un compito facile e certamente è un’impresa molto impegnativa per la Cina. Ma ora, sembra che Pechino abbia trovato un nuovo alleato: il Cremlino. E vi sarebbe già un consenso ampio tra i paesi BRICS (Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica) sull’urgente necessità di smantellare il sistema del dollaro.

Una settimana prima del recente vertice BRICS a Durban, l’amministrazione del Cremlino ha prodotto in gran segreto un documento che descrive la strategia russa nel quadro della cooperazione BRICS. La strategia è stata progettata nella stretta cerchia della squadra di Vladimir Putin, per cui è lecito ritenere che essa rappresenti la posizione ufficiale sul futuro dei BRICS. E considerata la bizantina politica russa, il fatto che il Cremlino abbia deciso di pubblicare il documento a titolo definitivo è un segnale molto forte, una voce di protesta diretta agli Stati Uniti. Un segnale che i media occidentali hanno scelto di ignorare.

Gli autori del documento sottolineano che "vi è un desiderio comune dei partner BRICS di riformare il superato quadro finanziario ed economico globale che non tiene conto del crescente peso economico dei mercati emergenti". Inoltre, gli strateghi russi considerano i BRICS uno strumento per riformare il modo in cui il mondo è governato. La Russia presuppone che questa alleanza con i paesi del BRICS possa diventare uno degli elementi chiave di un nuovo sistema di governance globale, soprattutto nei settori economici e finanziari.

Si sta delineando un nuovo ordine mondiale? Certamente gli obiettivi sono chiari. Nella sezione intitolata "Obiettivi strategici" del documento, il primo punto all’ordine del giorno è la riforma del sistema finanziario mondiale, al fine di renderlo "più equo, più stabile e più efficiente". Nei capitoli successivi, viene chiaramente detto che questa "riforma" è in realtà uno smantellamento del sistema del dollaro. A giudicare dall’ordine delle priorità, privare il dollaro del suo status di valuta di riserva mondiale è obiettivo persino importante del "prevenire violazioni della sovranità" o dell’ "espansione della cooperazione economica".

Il linguaggio utilizzato lascerebbe intendere che sia stato scritto (o fortemente influenzato) da Sergei Glaziev, consigliere economico del presidente, noto per aver architettato gli aspetti economici dell’Unione eurasiatica tra Russia, Bielorussia e Kazakistan. Glaziev ha ripetutamente accusato il presidente della Fed Ben Bernanke di avviare "una guerra valutaria" contro i mercati emergenti. Egli ritiene inoltre che la politica di Bernanke porterà a un confronto militare: "la logica di conservazione del sistema finanziario e politico attuale porta ad una ulteriore escalation delle tensioni militari e politiche, tra cui l’inizio di una grande guerra".

Un intero capitolo del documento elenca passo-passo le istruzioni attraverso cui giungere allo smantellamento del sistema finanziario globale esistente. L’elenco delle misure comprende una riforma del sistema monetario mondiale; la riduzione dei rischi di destabilizzazione dei mercati valutari e azionari legati a massicci flussi transfrontalieri di capitali; l’uso crescente e diffuso delle monete nazionali nel commercio tra i paesi BRICS; l’aumento del livello di cooperazione tra i paesi BRICS per promuovere il loro interesse nel campo del commercio mondiale; il rafforzamento dello scambio; l’alleanza BRICS; la creazione di agenzie di rating indipendenti.
Il sistema del dollaro sopravviverà all’assalto congiunto delle maggiori economie emergenti?

Fonte: nakedcapitalism.com

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