I russi volevano campioni del virus: le rivelazioni dei medici italiani

Giorgia Bonamoneta

27 Marzo 2022 - 19:08

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La missione russa in Italia, durante il primo mese di pandemia nel 2020, sta facendo discutere. In particolare è l’accusa di spionaggio a destare maggiore interesse. Cosa volevano i russi in Italia?

I russi volevano campioni del virus: le rivelazioni dei medici italiani

I russi in Italia stavano cercando campioni di virus. Questa è la teoria più gettonata tra chi, in queste ore, sta ascoltando le dichiarazioni dei medici delle Rsa. I medici che hanno avuto a che fare con la missione “Dalla Russia con Amore” stanno rilasciando sempre maggiori informazioni in merito all’aiuto russo. Ormai si parla, senza più abbassare la voce, di possibile spionaggio da parte russa. Lo scopo potrebbe essere stato duplice: l’acquisizione dei dati per il confezionamento di un vaccino e l’ingresso nelle strutture pubbliche, come gli uffici, con la scusa della “sanificazione”.

Non era neanche un mese che l’Italia stava affrontando la crisi sanitaria, quando è arrivata la proposta di aiuti dalla Russia. Prima in Europa, l’Italia stava vivendo momenti di grande confusione, tra mancanza di mascherine e personale non preparato per un’epidemia. L’aiuto russo - dichiarandosi esperti in merito ai coronavirus - era ben accetto. Se sono venuti per aiutare, come dice il generale Enzo Vecciarelli, ex capo di stato maggiore della Difesa, lo hanno fatto anche per “fare cose meno buone”.

La missione arrivata in Italia il 21 marzo 2020 è al centro dell’attenzione, in particolare per i possibili rapporti tra Giuseppe Conte e Vladimir Putin, ma le agenzie di intelligence Aise e Aisi hanno assicurato che “non c’è mai stata attività impropria che ha travalicato dai confini sanitari”. Lo conferma lo stesso leader del Movimento 5 Stelle, accusando che le insinuazioni e le perplessità sono del tutto fuori luogo.

Campioni di virus e spionaggio: cosa stavano cercando i russi in Italia

Vladimir Putin e Giuseppe Conte hanno appena concluso la chiamata quando il ministro della Difesa Lorenzo Guerini riceve quella del collega russo Sergej Shoygu. I due discutono sul numero del personale di supporto in arrivo in Italia. Dalla Russia arriva la proposta di 400 persone, l’Italia risponde chiedendo meno personale. Alla fine, a Pratica di Mare, giungono nove quadrimotori pieni di dispositivi sanitari, 22 veicoli militari e 104 persone.

In tempi non sospetti la missione russa in Italia era sembrata una semplice prova di amicizia tra Paesi, ma c’è anche chi ha fin da subito avuto dei dubbi. Su Repubblica è possibile leggere le parole del direttore di una Rsa, rimasto anonimo. Secondo il medico l’esercito russo non voleva solo aiutare, aveva un’altra missione.

Al direttore arrivò chiaramente un’offerta di tamponi, che poi i russi avrebbero processato autonomamente. La strana richiesta ha spinto il direttore dell’Rsa a chiedere spiegazioni a un colonnello italiano, che ha confermato di limitare le operazioni del personale russo alla sola sanificazione delle Rsa.

Un caso non isolato, dice ancora il medico e che apre a una possibile interpretazione: la missione russa non era solamente una missione umanitaria, ma una spedizione scientifica per ottenere i dati sul virus.

Le indagini sul possibile caso di spionaggio: cosa sappiamo della missione russa

Le operazioni russe in Italia potrebbero aver fornito ai nemici dei dati da utilizzare contro il nostro Paese. Questa è una delle ipotesi. Ufficialmente però le agenzie di intelligence Aise e Aisi hanno assicurato che non sono state effettuate altre operazioni oltre quelle sanitarie.

Se si è trattato di spionaggio, almeno sembra che non sia passato in altri uffici oltre alle Rsa. La richiesta era stata fatta dal generale Sergey Kikot, il numero due del Reparto di Difesa chimica, radiologica e biologica dell’esercito russo, incaricato della missione, ma aveva ottenuto un no.

Le distanze erano state prese in seguito al trattamento che Kikot aveva dimostrato, quasi come “se dovessero bonificare Chernobyl dopo l’esplosione nucleare” fa notare Agostino Miozzo, medico del Cts, su Corriere della Sera. Eppure il materiale non bastavano neppure per mezza giornata, dicono ancora i coinvolti, figurarsi per una pandemia ancora sconosciuta.

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