Rosy Bindi in un’intervista annuncia il suo addio alla politica al termine di questa legislatura, non risparmiando critiche sia al Partito Democratico che a Matteo Renzi.
Rosy Bindi dice addio alla politica. In un’intervista al Fatto Quotidiano, la deputata del Partito Democratico ha confermato la sua volontà di non ricandidarsi una volta che sarà terminata questa legislatura.
Deputata fin dal 1994, quando fu eletta nelle file dell’allora Partito Popolare Italiano diretto discendente della Democrazia Cristiana, Rosy Bindi ha deciso di fare un passo indietro dopo ventitré anni di attività politica in Parlamento.
Rosy Bindi dice basta alla politica non risparmiando però alcune stoccate sia al suo Partito Democratico che a Matteo Renzi, alludendo anche ad una sua maggiore simpatia per Andrea Orlando nella corsa alla segreteria delle primarie del 30 aprile.
Un rapporto quello tra Rosy Bindi e Matteo Renzi che non è mai sbocciato, con le strade dei due che a breve si andranno a dividere anche se l’ex ministro della Sanità ha precisato che lascerà la politica ma non intende rimanere con le mani in mano.
Rosy Bindi, addio al Partito Democratico e alla politica
Rosy Bindi è una delle donne politiche italiane più conosciute. Nata sessantasei anni fa in Toscana, dopo una laurea in Scienze Politiche e un fervente impegno nell’Azione Cattolica nel 1989 si iscrive nella Democrazia Cristiana, venendo eletta all’Europarlamento di Strasburgo.
Con il crollo della Dc a seguito di Tangentopoli, aderisce al Partito Popolare Italiano venendo eletta deputata per la prima volta nel 1994. Con la scesa in campo di Romano Prodi nel 1996, la Bindi sposa poi il progetto del professore accasandosi nell’Ulivo.
Insieme alla parte che più guardava a sinistra del vecchio mondo centrista, da vita alla Margherita prima di diventare una delle maggiori sostenitrici della nascita nel 2007 del Partito Democratico, dove partecipa sempre in quell’anno anche alle prime primarie per la segreteria venendo sconfitta da Walter Veltroni.
La Bindi al momento ricopre il delicato compito di presidente della Commissione Parlamentare Antimafia, ruolo per cui in passato è entrata in conflitto con il governatore della Campania Vincenzo De Luca per la questione degli “impresentabili”. Negli ultimi tempi invece la ribalta è arrivata in merito alla vicenda legata ad Andrea Agnelli e i biglietti per le partite dati dalla Juventus ad alcuni presunti malviventi.
Dopo sei legislature e ventitré anni ininterrotti di presenza in Parlamento, dove è stata per due volte ministro prima della Sanità e poi delle Politiche per la Famiglia, Rosy Bindi ha deciso quindi di dire basta.
Lo stoccate della Bindi al Pd e a Renzi
Come già annunciato nel 2015, al termine di questa legislatura Rosy Bindi dirà basta alla sua attività politica, dopo ventitré anni ininterrotti passati in Parlamento dove è stata una delle maggiori sostenitrici della creazione di una grande coalizione di centrosinistra.
Ho lavorato in questo Palazzo per ventitré anni, e prima ancora altri cinque a Strasburgo. La passione mi ha tenuta viva e integra. Fare politica non è un mestiere, ed è impossibile servirla senza quel fuoco che arde. Finita questa legislatura lascerò il campo.
Nel suo futuro comunque la Bindi si immagina al servizio delle nuove leve bisognose di formazione politica, anche se nell’attuale Partito Democratico non sembrerebbe esserci più spazio per lei.
Ho lasciato una casa incompiuta e ora la ritrovo un po’ diroccata. Il Pd come si è visto non funziona se si trasforma in un carro al seguito dell’uomo solo al comando. Se riprende quella strada, forse avrà vita.
Una stoccata questa diretta con ogni probabilità a Matteo Renzi, a dimostrazione come i rapporti tra l’ex premier e Rosy Bindi non siano mai stati dei migliori. Prima di essere rottamata, la presidente della Commissione Parlamentare Antimafia ha deciso di togliere il disturbo.
Per Renzi la Bindi è una presenza scomoda e ingombrante all’interno del Partito Democratico, anche perché quella che di fatto è stata una delle fondatrici del partito in queste primarie si è detta più vicina alle idee di Andrea Orlando.
Polemiche verso Renzi a parte, a Rosy Bindi va dato il grande merito di aver compreso fin da subito come solo con un centrosinistra allargato e pluralista la coalizione poteva puntare a vincere le elezioni.
Una visione politica che al momento cozza in maniera impietosa con le sempre maggiori divisioni in seno a una sinistra italiana che sembrerebbe essersi smarrita dietro lotte personali, con tanti ringraziamenti da parte del Movimento 5 Stelle.
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