Divorzio per tradimento: il coniuge ha diritto al risarcimento danni?

Isabella Policarpio

31/08/2020

31/08/2020 - 13:09

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Se la causa del divorzio è il tradimento dell’ex il coniuge tradito in alcuni casi può chiedere il risarcimento danni. Ecco quando e come ottenerlo.

Divorzio per tradimento: il coniuge ha diritto al risarcimento danni?

Il tradimento è tra le cause più comuni di divorzio. Avere una o più relazioni extraconiugali viola il dovere di fedeltà e per questo il giudice potrebbe addebitare al fedifrago la fine del matrimonio e condannarlo a risarcire i danni economici e morali.

Tuttavia il risarcimento non è automatico ma occorre un’apposita richiesta al giudice; inoltre si dovrà provare tramite certificazione medica che il tradimento ha provocato un danno psicofisico di non lieve entità.

La condanna a risarcire i danni si aggiunge all’addebito del divorzio o della separazione che ha come conseguenza principale la perdita del diritto all’assegno di mantenimento. Di seguito tutti i presupposti per chiedere il risarcimento danni dopo il tradimento di moglie o marito.

Obbligo di fedeltà: cosa accade a chi non lo rispetta?

L’obbligo di fedeltà è un degli effetti principali che discendono dal vincolo matrimoniale. Per questa ragione il tradimento è uno degli elementi che il giudice deve tenere in considerazione per determinare chi è il responsabile della fine del matrimonio e stabilire a chi attribuire l’addebito.

C’è da dire, però, che l’addebito non è una conseguenza automatica del tradimento ma è da accertare che l’infedeltà del coniuge sia stata la causa scatenante della rottura del vincolo. Ad esempio se l’infedeltà avviene quando la coppia era già in crisi il tradimento non genera l’addebito della separazione.

In ogni caso chiedere l’addebito all’ex coniuge infedele è cosa ben diversa dal chiedere il risarcimento per tradimento. La pretesa risarcitoria, infatti, consegue alla verifica di determinati presupposti che devono essere provati dal richiedente e valutati dal giudice. Ciò non toglie che l’addebito e il risarcimento del danno possono cumularsi tra loro.

Risarcimento del danno per tradimento

Oltre alla responsabilità della fine del rapporto la Cassazione è arrivata a riconoscere al coniuge tradito anche il diritto al risarcimento del danno; questo perché tradire moglie o marito è considerato un illecito civile in quanto diritti e doveri del matrimonio - tra cui l’obbligo di fedeltà - hanno natura giuridica, oltre che etica e morale (Corte di cassazione, sentenza n. 9801/2005). Ciò significa che il tradimento può essere “punito” sia attraverso le misure proprie del diritto di famiglia sia con gli strumenti tipici del diritto civile, ovvero il risarcimento dei danni.

Quando si può chiedere il risarcimento dopo il tradimento

Quanto detto non significa che ogni volta che la causa della rottura sia il tradimento scatti automaticamente il risarcimento del danno. E non basta nemmeno la sentenza di addebito del divorzio. Secondo la Suprema Corte di cassazione:

“Nel caso specifico di infedeltà bisogna dimostrare che questa abbia dato luogo a lesione della salute del coniuge oppure a comportamenti che, oltrepassando i limiti dell’offesa di per sé insita nella violazione dell’obbligo in questione, si siano concretizzati in atti specificamente lesivi della dignità della persona, costituente bene costituzionalmente protetto”.

Chi intende chiedere il risarcimento deve provare in giudizio:

  • la concreta violazione dell’obbligo di fedeltà di moglie/marito;
  • i danni psicofisici causati dal tradimento (con certificati medici o relazioni dello psicologo);
  • il nesso di causa-effetto tra il tradimento e il peggioramento dello stato di salute fisica e mentale.

Qualora il giudice riconosca la presenza di tutti i presupposti, il coniuge tradito potrà pretendere dall’ex sia il risarcimento dei danni morali (che vengono valutati discrezionalmente dal giudice) sia il risarcimento dei danni economici, ad esempio le spese sostenute per visite mediche e farmaci.

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