Riforma pensioni 2016: tra ritorno delle penalizzazioni e slittamento a 75 anni

Chiara Ridolfi

3 Giugno 2016 - 14:41

Le manovre del Governo potrebbero portare la generazione 80 ad andare in pensione a 75 anni e alla reintroduzione delle penalizzazioni sull’uscita anticipata. Vediamo tutti i dettagli.

Riforma pensioni 2016: tra ritorno delle penalizzazioni e slittamento a 75 anni

La riforma delle pensioni 2016 non riesce a trovare un vero punto di svolta e continuano ad accumularsi le proposte. Il progetto adesso è quello di reinserire le penalizzazioni, previste dalla Legge Fornero, per i pensionamenti anticipati e cercare una soluzione per il possibile slittamento dell’età pensionabile a 75 anni.

I dati che emergono oggi sono infatti inquietanti: la generazione 80 potrebbe dover lavorare fino a 75 anni. Una situazione che deriva dalle clausole previste dalla Legge Fornero, dall’aumento della disoccupazione giovanile e la mancanza del posto fisso. Una generazione che potrebbe non arrivare mai all’età pensionabile, se il Governo non trova al più presto una soluzione.

La riforma delle pensioni diventa quindi un’urgenza non solo per i lavoratori che sono stati penalizzati dalla Legge Fornero, ma anche per i lavoratori più giovani. I trentenni di oggi potrebbero infatti dover lavorare fino a 75 anni per accedere alla pensione e anche in questo caso non sarebbe certo se i contributi sarebbero sufficienti.

Cosa succede con il ritorno delle penalizzazioni? L’età pensionabile dovrà essere nuovamente innalzata? Vediamo l’inquietante scenario che dovranno affrontare i lavoratori nei prossimi anni.

Riforma pensioni 2016: ritorno delle penalizzazioni

Si preannuncia una reintroduzione delle penalizzazioni sui pensionamenti anticipati. Questo è il primo dato sconcertante della giornata. La legge di Stabilità del 2015 aveva infatti previsto un congelamento delle decurtazioni per coloro che richiedevano il pensionamento anticipato.

Dal 2018 però lo scenario potrebbe cambiare e le penalizzazioni potrebbero essere introdotte nuovamente. La misura al momento prevede il blocco delle ritenute per i pensionamenti anticipati, che invece secondo la Legge Fornero devono subire una decurtazione dell’1% per ogni anno di anticipo della pensione prima dei 62 anni. Invece coloro che andranno in pensione prima dei 60 anni, secondo la Legge Fornero, avrebbe dovuto subire delle decurtazioni 2% per ogni anno precedente ai 60 anni.

Il congelamento delle penalizzazioni è previsto fino al 31 dicembre 2017, mentre dal 1 gennaio 2018 si attuerebbe la reintroduzione. Per il momento infatti non sono state previste delle manovre per estendere questo congelamento anche al 2018. Si potrebbe quindi ricominciare a dover versare parte del proprio assegno di pensione per riuscire ad ottenere il pensionamento anticipato.

Riforma pensioni 2016: slittamento età pensionabile

Una situazione ancora peggiore si prospetta invece per la generazione 80, che potrebbe vedere lo slittamento dell’età pensionabile a 75 anni. Queste sono le previsioni che giungono oggi e che potrebbero comportare l’innalzamento dell’età pensionabile.

Al momento infatti la Legge Fornero prevede che si possa andare in pensione dopo 20 anni di servizio e avendo compito 63 anni solo se il reddito pensionistico è almeno 2,8 volte l’assegno sociale.
La cifra stabilita è però irraggiungibile per le nuove generazioni, che si avvicinano al mondo del lavoro sempre più tardi e soprattutto non hanno un contratto a tempo indeterminato.

Cesare Damiano, presidente della Commissione lavoro alla Camera, si è espresso oggi sull’argomento, dichiarando che: “c’è un meccanismo infernale e assurdo per gli assegni calcolati con il metodo contributivo puro che penalizza i giovani”.

Il problema è infatti che coloro che si sono iscritti al sistema pensionistico entro il 1° gennaio 1996 sono obbligati al calcolo contributivo e soprattutto a rispettare i requisiti della pensione di vecchiaia. Qual è la proposta per uscire da questo “sistema infernale”? Cesare Damiano insieme al suo staff è al momento al lavoro per trovare una soluzione a questa situazione ormai ingestibile.

La proposta al momento sarebbe quella di abbassare la soglia e di portarla a 1,5 volte l’assegno sociale. In questo modo si cercherebbe di incentivare i lavoratori a versare i contributi, dal momento che in uno scenario di rinvio costante dell’età pensionabile si potrebbe arrivare al blocco dei versamenti.

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