Riforma della RAI: canone, influenze poliche, amministrazione e riorganizzazione aziendale

Simone Casavecchia

26/02/2015

La RAI subirà presto una riforma: non solo per iniziativa del Governo che ha annunciato un intervento incisivo ma anche dal suo interno, dove è stata messa in cantiere una riorganizzazione aziendale.

Riforma della RAI: canone, influenze poliche, amministrazione e riorganizzazione aziendale

Mentre Mediaset sembra più impegnata che mai nel tentativo, probabilmente mai sopito, di accrescere il suo potere imprenditoriale e la sua influenza mediatica allargando il suo orizzonte sia in campo editoriale dove Mondadori ha fatto passi importanti per l’acquisizione di una quota consistente di RCS Libri, sia nel campo delle infrastrutture televisive dove è stata lanciata un’Opa per l’acquisizione di Rai Way, un altro fronte del mondo delle comunicazioni sembra diventare sempre più caldo: è quello della RAI.

La riforma della RAI: gli obiettivi del Governo
L’attuale CdA della Rai termina il suo mandato a Maggio anche se continuerà a operare in regime di proroga ancora per alcuni mesi. Il tempo utile, secondo il premier Matteo Renzi, per varare una riforma della TV pubblica che in pochi giorni sembra essere diventata una priorità.
Lo scorso Venerdì Renzi ha convocato i deputati e i senatori del suo partito proprio per discutere di questo intervento legislativo che vorrebbe approvato prima della pausa estiva, anche a costo di ricorrere all’ennesimo decreto legge, molto probabile, che le opposizioni facciano ostruzionismo.
La riforma della RAI, in fase di elaborazione, dovrebbe avere l’obiettivo generale di aumentare l’autonomia della TV pubblica rispetto ai partiti e dovrebbe articolarsi, secondo fonti web, nei seguenti passaggi:

  • un disegno di legge che modifichi la legge Gasparri attualmente in vigore. Andrebbero in tal caso a essere modificati i meccanismi che regolano la composizione del Consiglio di Amministrazione della società; attualmente 7 dei 9 membri del CdA sono scelti dal Parlamento, proporzionalmente al peso delle forze politiche, gli altri due (tra i quali è incluso il Presidente) sono scelti dall’azionista di maggioranza, ossia dal Ministero del Tesoro o, all’atto pratico, dalla forza politica che al momento del rinnovo del CdA detiene la maggioranza di Governo.
    L’obiettivo della riforma della RAI sarebbe quello di staccare le nomine del CdA dalla politica e di creare un "trust", una specie di autorità indipendente, che nomini i nuovi vertici Rai e designi anche la figura dell’Amministratore Delegato.
  • Il secondo passaggio riguarderebbe la riforma del Canone RAI, probabilmente la tassa maggiormente evasa in Italia, anche se è trai canoni più bassi in Europa (in realtà, poi, il canone RAI è una tassa dovuta per il possesso di un apparecchio televisivo e non per la fruizione della TV pubblica). L’ipotesi allo studio del Governo prevedrebbe la riesumazione di un’idea già circolata nei mesi scorsi: l’inserimento del Canone RAI in bolletta elettrica. A questa ipotesi si sono già opposti gli operatore del settore e anche il presidente dell’Authority per l’Energia.
  • L’ultimo tassello della riforma riguarderebbe l’anticipazione al 2015 della convenzione pubblica fra RAI e Stato Italiano, in scadenza nel 2016.

In queste ultime settimane il Governo e il suo staff hanno chiesto a molti esperti italiani differenti pareri e contributi, per ottenere idee valide alla redazione del testo del disegno di legge che dovrebbe ridefinire il volto della media company che si configura come la prima azienda culturale del paese e che dà lavoro a migliaia di persone.

Riforma della RAI: la ristrutturazione interna di Gubitosi
L’attuale amministratore delegato, Luigi Gubitosi, dal canto suo potrebbe far andare importo, già nel CdA di domani, una prima mini-riforma, interna.
La ratio di questa azione sarebbe quella di efficientare una struttura quanto mai farraginosa che necessita di una riduzione dei costi, da ottenere attraverso un taglio dei dirigenti e una riduzione della burocrazia interna, le voci che maggiormente fanno lievitare il bilancio RAI. Anche il prodotto dovrebbe essere maggiormente differenziato e più competitivo. In tal senso dovrebbe essere ridotto il numero dei telegiornali, in Italia sono tre, proprio al fine di soddisfare le esigenze delle differenti forze politiche (almeno al momento di creazione della RAI).
La TV presa a modello in questo caso è la BBC, che ha realizzato in pochi anni il prodotto televisivo maggiormente competitivo sul mercato. In ossequio al modello anglosassone la razionalizzazione di Gubitosi prevedrebbe:

  • l’accorpamento dei telegiornali attualmente esistenti;
  • la creazione di un’unica "newsroom" (redazione) per la raccolta delle notizie e il coordinamento dei mezzi e dei giornalisti sulle diverse piattaforme;

Alla BBC una riforma del genere ha consentito di tagliare il 20% dei costi e l’eliminazione di 50 dirigenti, oltre che una crescita dell’audience e della qualità dell’offerta.
Alla Commissione di Vigilanza RAI questa riforma non è piaciuta e già negli scorsi mesi sono iniziate le audizioni di tecnici e di esperti per comprendere meglio le misure di questo secondo intervento.
Anche i 1700 giornalisti in forza alla RAI hanno contestato questa razionalizzazione.

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