Mondadori vuole RCS Libri: quali conseguenze per il mercato librario e per l’editoria?

Simone Casavecchia

19/02/2015

Mondadori ha manifestato il proprio interesse all’acquisizione di RCS Libri: quali sono le conseguenze per il mercato librario e quali i possibili effetti sulla libertà d’opinione?

Mondadori vuole RCS Libri: quali conseguenze per il mercato librario e per l’editoria?

In seguito a una richiesta della Consob, la Mondadori ha comunicato ieri, di aver presentato a RCS MediaGroup una manifestazione d’interesse non vincolante per l’acquisizione della parte di capitale detenuta dal gruppo Rizzoli in RCS Libri. La possibile acquisizione coinvolgerebbe la totalità del capitale sociale del segmento librario della Rizzoli, dal momento che RCS MediaGroup detiene il 99,9% del capitale sociale di RCS Libri.

Mentre da via Solferino è stato comunicato che il CdA di RCS MediaGroup si riserverà la possibilità di valutare le possibili decisioni che dovranno far seguito alla manifestazione d’interesse di Mondadori sembrano aprirsi, nel mercato librario, scenari finora inediti.

Dopo mesi indiscrezioni a proposito, si concretizza il tentativo della famiglia Berlusconi di avviare una maxi aggregazione che darebbe vita a un colosso del mercato librario che deterrebbe una quota di mercato pari a circa il 40% e sarebbe così in grado, di contrastare il potere crescente di quelle realtà imprenditoriali, come Amazon, che sono riuscite ad affermarsi sempre più prepotentemente sul mercato librario grazie alle risorse del web e all’e-commerce.

Il valore commerciale dell’acquisizione sarebbe stato stimato tra i 120 e i 150 milioni di euro e consentirebbe a RCS Media Group di liberarsi di un asset ritenuto non più strategico e di riuscire a ottenere nuova liquidità, fin troppo necessaria per colmare i debiti del gruppo.

Di debiti però ne possono vantare anche gli acquirenti, dal momento che Mondadori, che può vantare passivi per circa 300 milioni di euro, dovrebbe bussare alle porte delle banche per finanziare l’operazione. Sarebbe questo uno pseudo problema dal momento che le banche sarebbero disposte a mettere il capitale e il dossier dell’operazione sarebbe già allo studio di Unicredit.

I danari necessari all’operazione potrebbero però, almeno in parte, essere ottenuti anche da canali interni, dal momento che Mondadori potrebbe procedere a un aumento di capitale per finanziare l’operazione e che anch Fininvest potrebbe contribuire, anche se per ora non sono arrivate né conferme né smentite in tal senso.

Al di là dei dati finanziari e dell’opportunità dell’operazione occorre considerare anche quelle che saranno le conseguenze sul mercato librario e sui beni che quel mercato scambia, ovvero sui libri e i giornali.

Oltre agli inevitabili piani di razionalizzazione e ai licenziamenti che seguono a qualsiasi accorpamento societario e che saranno imposti anche dalla necessità di ridurre i costi di distribuzione, sempre al fine di contrastare Amazon, si configura, come già detto sopra una situazione in cui un’unico soggetto deterrebbe oltre il 40% del mercato librario.

Una situazione in cui, come ha scritto Giuseppe Genna in post della sua pagina Facebook, dovrebbe intervenire l’Antitrust, perché corrisponde alla realizzazione di un oligopolio in cui, tra l’altro, 5 soggetti deterrebbero quote di mercato superiori al 60%.

Dal punto di vista editoriale sarebbe, poi, non solo la fine della libera concorrenza ma anche la reale possibilità di un mercato editoriale totalitario dove a un unico soggetto farebbero capo non solo Mondadori libri (con le controllate Piemme, Sperling, Einaudi) ma anche con Bompiani, Marsilio, Adelphi (attualmente controllate da RCS Libri) e il Corriere della Sera. Si tratterebbe di una

"pietra tombale sulla concorrenza, sulla differenza, sulla pubblicazione come testimonianza di esperienza letteraria"

Un’azione che potrebbe dar luogo alla perdita rapida delle peculiarità editoriali delle differenti case editrici e che comprometterebbe seriamente quella politica di catalogo e di letteratura (quella politica in base alla quale non si pubblica un libro perché vende ma perché è un prodotto editoriale degno di essere pubblicato o ristampato) che ancora riesce ad essere mantenuta in vita dalle sole case editrici maggiori (Mondadori, Bompiani, Einaudi) se ci limitiamo al segmento dell’editoria industriale.

A ciò occorre aggiungere che il soggetto controllante, per i suoi legami e il suo passato, non costituirebbe di certo un soggetto neutro. Basta pensare all’ultimo libro di Saramago, rifiutato da Einaudi perché troppo offensivo nei confronti di Berlusconi: si tratta solo di un precedente, si potrebbe dire, ma di un precedente importante quel tanto che basta a far intravedere, in un orizzonte molto prossimo una situazione in cui a molti intellettuali potrebbe essere quanto meno limitato il diritto di esprimere la loro opinione nella sede editoriale che più gli si confà o che più sarebbe adatta alle loro idee.

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