David Cameron ha messo in gioco il futuro del Regno Unito nell’Unione Europea con una scommessa audace che ha unito il suo partito Conservatore, ma che potrebbe avere profonde implicazioni per il paese.
Ieri infatti, il primo ministro britannico ha detto che se vincerà le prossime elezioni, indirà un referendum in-out sulla questione dell’adesione del suo paese all’Unione Europea entro la fine del 2017, nel frattempo confidando che gli altri leader europei possano offrire condizioni migliori a Londra.
Il discorso di Cameron
Nel suo atteso discorso, Cameron ha detto che crede di poter ottenere un affare migliore per il Regno Unito, compreso il rimpatrio dei poteri da Bruxelles, insistendo che con "coraggio e convinzione" la sua tesi vincerà.
Ha detto di non avere "alcuna illusione circa l’entità del compito davanti a lui", una dichiarazione immediatamente rafforzata dalla reazione di Berlino e Parigi, dove i politici hanno chiarito di voler il Regno Unito ancora nel "club", ma non a qualsiasi costo.
Reazioni dall’estero
Laurent Fabius, ministro degli Esteri francese, ha detto che vorrebbe che il Regno Unito "svolgesse un ruolo positivo nell’Unione Europea” , avvertendo però che “allo stesso tempo non possiamo accettare che gli stati membri siano autorizzati a scegliere a quali politiche aderire"; mentre in Germania il ministro degli esteri Guido Westerwelle, ha detto che "una politica di cherry picking non è un’opzione".
Downing Street è stata più incoraggiata dalla reazione misurata di Angela Merkel, cancelliere tedesco, che ha detto, "Siamo naturalmente pronti a discutere dei desideri britannici, ma si deve tener presente che anche gli altri paesi hanno i propri desideri". Il cancelliere tedesco teme che la posizione del Regno Unito possa portare a far sì che anche altri paesi, compresa la Francia, inizino a negoziare per "strappare" le regole del mercato unico.
Se Cameron vincerà le elezioni britanniche nel 2015, avrà bisogno dell’appoggio tedesco per assicurare una "Unione Europea aperta, flessibile e adattabile" prima di porre l’accordo finale al popolo britannico due anni dopo. Cameron non ha detto se indirà una campagna per l’uscita del Regno Unito se tali negoziati falliranno, anche se è certo che una fetta consistente del suo partito sarebbe favorevole ad un’uscita.
L’incertezza creata dalla questione non ha turbato i mercati, ma ha portato ad avvertimenti da parte di alcuni imprenditori sul fatto che questo potrebbe scoraggiare gli investimenti interni.
Tuttavia, Paul Walsh, amministratore delegato di Diageo, è stato uno degli imprenditori a sostenere la ricerca di Cameron per un "nuovo insediamento che tenga conto delle diverse esigenze dell’eurozona e di quei paesi, incluso il Regno Unito, che ci saranno nel mercato unico".
Cameron ha ottenuto una reazione euforica da parte dei deputati Conservatori, mescolando passioni che altri primi ministri Tory hanno lottato per controllare. Cameron teme che se i Tory sembreranno ossessionati dalla questione, ciò potrebbe far perdere voti.
È probabile che riaffiorino in superficie le divisioni dei Tory circa la strategia di Cameron per il dopo 2015, ma ieri il primo ministro godeva di un raro momento di unità del partito in Europa, così come il disagio di Ed Miliband, leader laburista, che si oppone ad un referendum "dentro o fuori", ma che ha lasciato aperta la porta per sostenere questa linea politica con l’avvicinarsi delle elezioni.
| Traduzione italiana a cura di Erika Di Dio. Fonte: Financial Times |
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