Referendum contro le riforme del Governo Renzi: ecco la nuova sfida delle opposizioni

Francesco Oliva

6 Settembre 2015 - 12:06

La sfida delle opposizioni alle riforme varate dal Governo Renzi è lanciata: in tutta Italia si moltiplicano le iniziative per i referendum abrogativi. Ecco tutti i quesiti proposti da Possibile.

Referendum contro le riforme del Governo Renzi: ecco la nuova sfida delle opposizioni

Le riforme varate dal Governo Renzi dovranno superare la sfida dei referendum promossi in queste settimane da Possibile, il nuovo movimento politico fondato da Pippo Civati.
La stessa riforma costituzionale, ove approvata definitivamente, sarà sottoposta a quesito referendario per iniziativa dello stesso PD.

Referendum contro le riforme del Governo Renzi: l’iniziativa di Possibile

L’iniziativa di Possibile, il nuovo movimento politico fondato dall’ex PD Pippo Civati, si concentra su quattro temi fondamentali:

  • Scuola;
  • Lavoro;
  • Democrazia;
  • Ambiente.

La sfida rappresenta un banco di prova importante per quello che potrebbe essere il nuovo soggetto politico della sinistra italiana. All’iniziativa di Possibile, infatti, ha aderito attivamente SEL, il partito guidato da Nichi Vendola. I recenti sondaggi politici dell’istituto Ixé stimano la nuova coalizione di sinistra (Possibile, SEL e i fuoriusciti dal PD) a circa il 10% dei consensi. Un dato che sarebbe impressionante alla luce degli ultimi risultati elettorali dei movimenti dell’estrema sinistra italiana. Ecco nel dettaglio gli otto quesiti referendari per i quali si stanno raccogliendo le firme in questi giorni.

Referendum contro le riforme del Governo Renzi: no ai capilista bloccati nell’Italicum

Il primo quesito promosso da Possibile ha come oggetto i capilista bloccati nell’Italicum, la nuova legge elettorale varata su iniziativa del PD. Con l’attuale impostazione, la Camera dei deputati sarebbe composta per circa la metà da deputati nominati dai partiti e dai capi dei partiti, come avveniva con l’incostituzionale legge elettorale precedente (il Porcellum). Il quesito mira quindi ad eliminare la possibilità di candidature bloccate per i capilista, ivi compresa la possibilità per questi ultimi di candidarsi in più (dieci) collegi.

Referendum contro le riforme del Governo Renzi: eliminazione dell’Italicum

Il secondo quesito referendario promosso da Civati prevede l’abrogazione dell’Italicum, la nuova legge elettorale. Questi i motivi del dissendo:

  • l’Italicum prevede un premio di maggioranza spropositato (e già bocciato dalla Consulta con riferimento al Porcellum);
  • penalizza la rappresentanza con candidature bloccate, collegi enormi e riparto dei seggi su base nazionale.
    L’entrata in vigore dell’Italicum è stata comunque posticipata al 1° luglio 2016, quando dovrebbe (nelle intenzioni di Renzi) essere già stata approvata la riforma costituzionale con il nuovo Senato delle autonomie.

Referendum contro le riforme del Governo Renzi: no alle trivellazioni in mare

Il terzo requisito referendario mira ad abrogare la normativa prevista dall’articolo 35 del c.d. decreto sviluppo varato dal Governo Monti nel 2012. Tale norma consente le trivellazioni in mare entro le 12 miglia dal perimetro delle aree protette marine e terrestri, ponendo di fatto grossi interrogativi sulla sostenibilità ambientale di tali lavori.

Referendum contro le riforme del Governo Renzi: iter autorizzativi per le trivellazioni in mare

Il quarto quesito è strettamente connesso al terzo. Si tratta di abrogare la normativa introdotta dal decreto Sblocca Italia, sempre sotto il Governo Monti, con il quale l’attività di trivellazione in mare viene ricompresa tra le "attività strategiche indifferibili ed urgenti" che possono fruire di iter autorizzativi semplificati e più rapidi.
L’obiettivo, quindi, è ricondurre le suddette attività alle procedure ordinarie, con tutto ciò che ne consegue dal punto di vista degli iter autorizzativi e dei controlli.

Il quinto requisito referendario: abrogazione della Legge Obiettivo

Il quinto requisito referendario punta all’ abrogazione della c.d. "Legge Obiettivo", la legge 443 del 2001 varata dal Governo Berlusconi II. Tale legge ha previsto una serie di procedure speciali per le grandi opere che il presidente dell’ANAC, Raffaele Cantone, ha definito "criminogene". In quattordici anni di operatività tale legge, oltre a non aver minimamente raggiunto i risultati programmati, ha prodotto molteplici criticità sia sul piano formale che sostanziale.

Referendum contro le riforme del Governo Renzi: no al demansionamento

Il sesto quesito referendario mira dritto al Jobs Act e prevede l’eliminazione della possibilità del demansionamento per mera organizzazione aziendale.
Con il Jobs Act "il datore di lavoro può decidere di assegnare al lavoratore mansioni inferiori rispetto a quelle precedentemente svolte, senza consultarsi con il lavoratore: sarà sufficiente che siano in corso processi di riorganizzazione, ristrutturazione o conversione aziendale".
In caso di vittoria del referendum si tornerebbe alla precedente versione dell’articolo 2103 del codice civile.

Referendum contro le riforme del Governo Renzi: si al reintegro per i licenziamenti per motivi economici

Il settimo quesito referendario si pone come obiettivo l’abrogazione della nuova normativa sul licenziamento per motivi economici.
Si cerca di eliminare così la sperequazione esistenze tra vecchi e nuovi assunti.
Se il referendum dovesse vincere si tornerebbe alla disciplina prevista dalla Legge Fornero nel 2012:

  • nel caso in cui il fatto sia insussistente, il licenziamento disciplinare potrà prevedere il reintegro, oltre all’indennità;
  • il licenziamento economico comporterà il pagamento di un’indennità, salvo che il motivo del licenziamento non sia manifestamente infondato, nel qual caso il giudice potrà ordinare la reintegrazione.

Referendum contro le riforme del Governo Renzi: no al "super preside"

L’ultimo degli otto quesiti referendari punta ad eliminare la figura del "super preside" dalla recente riforma sulla scuola. Il rischio che si vuole scongiurare è quello dei potenziali clientelismi generabili dall’istituto della chiamata diretta.

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