"ll redditometro non significa Stato di polizia": è quanto affermato da Attilio Befera, direttore dell’Agenzia delle Entrate, in una lettera al "Corriere della Sera". Il nuovo redditometro conterrà ben 11 categorie di spesa che verranno incrociate con 11 diverse tipologie di nuclei familiari che a loro volta saranno suddivise in cinque diverse aree geografiche. A quel punto i redditi dichiarati verranno messi a confronto con le spese effettuate dal contribuente durante l’anno di riferimento e nell’eventualità di una incompatibilità, verranno effettuate le dovute verifiche.
Befera difende il redditometro
Nella lettera inviata da Befera al "Corriere della sera", si evince la difesa del direttore nei confronti dello strumento di verifica, infatti si legge, "Il nostro redditometro consiste in una procedura informatica che, incrociando banche dati e utilizzando con estrema cautela indicatori di tipo statistico, punta ad individuare, con la maggiore attendibilità possibile, il grado di correlazione fra il reddito che emerge dalle dichiarazioni fiscali e la sua capacità di spesa, quale risulta dai dati si cui il fisco dispone".
Problemi e svantaggi
Non tutti sono però dello stesso avviso di Befera; infatti, ad esempio, Zanetti, responsabile fisco di Italia Futura, ne individua il problema principale, dichiarando, "Anziché potenziare e migliorare il precedente redditometro, si è previsto un nuovo redditometro calcolato sui consumi medi, quali risultanti dagli studi Istat, dando così un rilievo enorme alla componente statistica. Così facendo, si potrebbe avere una fotografia non reale della situazione: se un reddito basso ha spese basse ma inferiori a quelle che segnalerebbe il redditometro, sarebbe un presunto evasore. Passerebbe insomma da presunto indigente a presunto evasore!".
E ancora la commercialista Antonella Freggiaro considera il nuovo strumento di verifica ancora "incompleto" in quanto va ancora a colpire le fasce deboli della popolazione; infatti afferma, "È uno strumento di controllo che va certamente affinato e migliorato perché così com’è colpisce ancora una volta le fasce più deboli della popolazione. Non va a scovare i grandi evasori, ma va solo ad aumentare il carico di lavoro dei contribuenti che, tra l’altro, una dichiarazione dei redditi la fanno già" e si pone una domanda, "Per non parlare poi dell’enorme carico di lavoro che l‘Agenzia delle Entrate si troverà a sostenere per eseguire tutti i controlli del caso. E poi, i costi di questo lavoro straordinario e quelli sostenuti per realizzare il Redditest chi li paga?"
© RIPRODUZIONE RISERVATA