Reddito minimo, previsti 320 euro per un milione di indigenti: il ministro del lavoro Poletti annuncia stanziamenti già dal 2016.
Il ministro del lavoro Poletti ha dichiarato che dal 2017 sarà varato il reddito minimo, ossia un bonus di 320 euro mensili che andrà a sostegno del reddito di un milione di italiani che vivono in situazione di indigenza.
Il reddito minimo rientra in realtà in un più ampio piano di inclusione sociale, ed è una novità assoluta in Italia.
La settimana scorsa è stato approvato dal governo il disegno di legge delega e a sei mesi dal via libera del Parlamento arriveranno i decreti attuativi.
Il reddito minimo dovrebbe partire dal 2017, ma già da quest’anno, grazie alla Legge di Stabilità, sarà possibile usare 600 milioni. Il piano è quello di aumentare nel tempo sia i 320 euro del sostegno al reddito, sia la platea di beneficiari.
In Italia sono 4 milioni le persone che versano in situazioni di indigenza, e l’obiettivo è quello di rendere il reddito minimo disponibile per tutti.
Reddito minimo: la prima volta in Italia
Il ministro del lavoro Poletti annuncia che questa “via italiana al reddito minimo” è una prima volta storica nel nostro paese.
Assieme alla Grecia l’Italia è l’unico paese europeo a non avere nel proprio ordinamento una norma in merito al reddito minimo.
Le ragioni di questa situazione sono storiche, secondo il ministro in Italia la filosofia assistenziale ha sempre puntato al sostegno passivo, al trasferimento monetario. Con questa legge invece si punta a un coinvolgimento attivo degli assistiti: la lotta alla povertà non si combatte solo sul terreno economico ma anche su quello dell’inclusione sociale.
Chi riceverà l’assegno, infatti, sarà tenuto a mandare i figli a scuola e ad accettare un’occupazione. Inoltre si pensa di coinvolgere anche le associazioni di volontariato.
Reddito minimo: le politiche sul lavoro
Quella del reddito minimo si inscrive in una serie di riforme del lavoro varate dal governo Renzi.
Assieme allo “Statuto dei lavoratori autonomi”, come sono state chiamate le riforme sul lavoro autonomo, e al Jobs Act, questo del reddito minimo è una novità che cerca di stare al passo con le recenti trasformazioni sociali e del lavoro.
Il timore riguardo a questa manovra è che, dato il riordino degli istituti assistenziali annunciato dal governo, i soldi per il reddito minimo vengano recuperati a scapito di altri trattamenti. Il ministro Poletti assicura, però, che si tratta di una riorganizzazione volta non a fare cassa, ma a garantire maggiore equità.
Reddito minimo: quali garanzie che il sostegno vada ai bisognosi?
L’Italia è un paese in cui il tasso di evasione fiscale è altissimo e la dichiarazione dei redditi fatta con l’Isee spesso porta a illeciti e attestazioni mendaci.
Insomma, la paura è che i soldi possano andare anche a chi, in realtà, non ne ha bisogno, ma che con abili trucchetti riesce a ingannare il fisco.
Il ministro Poletti sostiene che il governo fa quel che può, ma poi c’è anche una parte di responsabilità dei cittadini. Tuttavia, ricorda che, da quando è stato cambiato l’Isee, le persone che dichiaravano di non aver conti correnti o postali è diminuita dal 78% al 18%.
Insomma si sta cercando di fare fronte anche al problema dell’evasione.
Nel frattempo Confindustria e sindacati sono lontanissimi da un accordo sui contratti riguardo al salario minimo legale, il ritardo è dovuto principalmente al rinnovo della presidenza di Confindustria.
Ci vorrà del tempo, ma Poletti si dice fiducioso.
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