Reddito di Inclusione per i più poveri è legge: come funziona, importi e beneficiari

Alessandro Cipolla

29 Agosto 2017 - 12:20

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Il Reddito di Inclusione per i più poveri è legge con l’approvazione del decreto attuativo: ecco come funziona, chi ne potrà usufruire e quanti soldi verranno elargiti ogni mese.

Reddito di Inclusione per i più poveri è legge: come funziona, importi e beneficiari

Il Reddito di Inclusione è legge: ecco come funziona questo testo rivoluzionario per l’Italia, chi ne potrà beneficiare e quanti soldi ogni mese verranno elargiti a chi risulterà averne diritto.

Con il via libero definitivo da parte del Consiglio dei ministri arrivato nella mattinata di martedì 28 agosto, il Reddito di Inclusione è diventato realtà. Una decisione questa che segue l’approvazione finale da parte del Parlamento del provvedimento facente parte della legge delega sul contrasto alla povertà.

Lo scorso 14 aprile infatti era arrivata anche la firma dell’intesa sul Memorandum tra il governo e Alleanza contro la povertà, una sigla che rappresenta alcune realtà del terzo settore e diversi sindacati.

Venerdì 9 giugno poi ecco arrivare l’approvazione da parte del governo del decreto attuativo, con il Reddito di Inclusione che adesso con l’approvazione definitiva che diventa operativo a tutti gli effetti e presto verrà elargito a chi risulterà idoneo.

Ma in cosa consiste e soprattutto chi potrà beneficiare di questo reddito di inclusione? Vediamo nello specifico di cosa si tratta, quali categorie di persone ne potranno usufruire e quanti soldi si potranno ricevere ogni mese.

Reddito di inclusione: come funziona, soldi e requisiti

Il Reddito di inclusione che è stato appena approvato in maniera definitiva dal governo, è un provvedimento che andrà ad aiutare tutte quelle famiglie che al momento vivono in un regime di povertà assoluta.

A beneficiarne quindi saranno nel primo periodo circa 400.000 famiglie, per un totale di 1,5 milioni di cittadini italiani interessati. Con il passare degli anni e l’aumento del fondo a disposizione, la numero dei nuclei familiari potrebbe aumentare.

L’’intesa raggiunta tra il governo e i rappresentati del terzo settore ha permesso di fare maggiore chiarezza su chi potrà beneficiare del provvedimento e sull’ammontare della somma che sarà elargita dallo Stato in maniera bimestrale tramite una card.

Avranno la precedenza per l’assegnazione del Reddito di Inclusione le famiglie con presenza di minori, i disabili, le donne in stato di gravidanza e gli over 55 disoccupati che vivono in una situazione di difficoltà.

Si terrà conto poi dell reddito ISEE e verrà utilizzato l’IRS per calcolare l’ammontare mensile dell’assegno: il valore varierà in base alla distanza del nucleo familiare dalla soglia reddituale di riferimento stimata in 3.000 euro.

La cifra massima che può essere ricevuta è di 485 euro al mese. Potranno fare richiesta del Reddito di Inclusione anche chi è in possesso di una casa di proprietà, mentre è escluso chi possiede patrimoni immobiliari il cui uso potrebbe permettere l’uscita dalla soglia di povertà.

Per poter continuare a beneficiare dell’assegno, le famiglie interessate dovranno però rispettare alcuni obblighi e prendere parte ai vari progetti di inclusione sociale e lavorativi che a breve saranno attivati dai Comuni.

Reddito di inclusione: come verrà finanziato?

Il reddito di inclusione è un provvedimento che andrà a riguardare un numero considerevole di persone, per la cui copertura finanziaria il governo ha già accantonato una buona cifra.

Nella Legge di Stabilità 2016 è stato creato un fondo da 1 miliardo di euro, al quale sono stati aggiunti altri 150 milioni da quella del 2017. Ulteriori 500 milioni per il reddito di inclusione saranno poi sbloccati nel 2018. In totale quindi al momento ci sarebbero 1,15 miliardi di euro disponibili, anche se per alcune associazioni per rispondere alla reale necessità del paese in materia occorrerebbero almeno 7 miliardi.

I numeri in Italia sulla povertà assoluta, ovvero tutte quelle persone che non sono in grado di raggiungere uno standard di vita minimo accettabile, sono inquietanti. Se nel 2006, prima della crisi, parlavamo di 789.000 famiglie, nel 2015 il numero è salito a 1.582.000.

In un computo totale delle persone, nel 2006 erano 1.660.000 gli italiani a vivere in una condizione di bisogno assoluto, il 2,9% della popolazione, mentre nel 2015 il numero è salito in maniera vertiginosa raggiungendo i 4.518.000.

In pratica al momento il 7,6% degli italiani non raggiunge uno standard di vita minimamente accettabile, dato questo che ha giustificato l’urgenza con cui il governo ha voluto approvare questo provvedimento che non ha precedenti per le sue caratteristiche nel nostro paese.

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