Reddito di Cittadinanza: l’Inps lo ha tolto a 110 mila famiglie

Antonio Cosenza

19/03/2021

13/04/2021 - 09:32

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Tra gennaio e febbraio 110 mila famiglie hanno perso il diritto al Reddito di Cittadinanza. La colpa è dell’aggiornamento della DSU, ma non solo: ci sono, infatti, sempre più controlli da parte dell’Inps.

Reddito di Cittadinanza: l’Inps lo ha tolto a 110 mila famiglie

Reddito di Cittadinanza: a febbraio il sostegno è stato revocato a 110 mila famiglie. Visto questo aggiornamento, sono attualmente 2,3 milioni le persone che percepiscono il sostegno, come spiegato dall’Inps nel consueto aggiornamento mensile.

Grazie ai dati pubblicati dall’Osservatorio Inps scopriamo che questo mese c’è stato un taglio netto nel numero dei beneficiari del Reddito di Cittadinanza; d’altronde era preventivabile, in quanto tra gennaio e febbraio c’è stato l’aggiornamento dell’Isee che per alcune famiglie ha certificato il superamento delle soglie reddituali.

Ma non è stata solo “colpa” della DSU: tra gennaio e febbraio, infatti, l’Inps ha potenziato i controlli, potendo così accertare tutti coloro che hanno beneficiato del Reddito di Cittadinanza non soddisfandone i requisiti. Nel dettaglio, specialmente grazie alla convenzione sottoscritta dall’Inps con l’Aci, è stato possibile individuare quei nuclei familiari che pur essendo proprietari di un autoveicolo o di un motoveicolo che non soddisfa i requisiti indicati dalla normativa non ne hanno dato comunicazione.

Reddito di Cittadinanza decadenza per 110 mila beneficiari

Come si legge nell’ultimo aggiornamento dell’Osservatorio Inps, a febbraio hanno percepito il Reddito di Cittadinanza circa un milione di famiglie (1.009.000 per l’esattezza), per un totale di 2,3 milioni di persone.

Sono circa 110 mila, però, i beneficiari in meno tra gennaio e febbraio: come anticipato, la causa principale di questa differenza tra gennaio e febbraio dipende dall’aggiornamento della dichiarazione sostitutiva unica (DSU), obbligatorio ad inizio anno.

Dall’aggiornamento della DSU utile ai fini Isee ne consegue una rivalutazione dei requisiti necessari ai fini della percezione della misura. Potrebbe succedere, quindi, che nel nuovo Isee venga certificato un superamento delle soglie per la fruizione del beneficio e ciò comporta inevitabilmente la decadenza del Reddito di Cittadinanza.

L’unica possibilità per tornare a percepire del sostegno è quella di richiedere un Isee corrente e - nel caso in cui ci dovesse essere un peggioramento della situazione economica, rientrando quindi nei requisiti per l’accesso al sostegno -presentare una nuova domanda.

Reddito di Cittadinanza: differenza tra decadenza e revoca

Ci sono, però, 36 mila nuclei che hanno perso il Reddito di Cittadinanza in seguito ad una sanzione applicata dall’Inps. Per questi si parla di “revoca”, in quanto il pagamento del sostegno viene interrotto per qualche vizio amministrativo nella domanda o per il mancato rispetto della condizionalità prevista dalla normativa.

Nel dettaglio, il 33% ha perso il Reddito di Cittadinanza in quanto titolare di “autoveicoli immatricolati la prima volta nei sei mesi antecedenti la richiesta, ovvero di autoveicoli di cilindrata superiore a 1.600 cc o motoveicoli di cilindrata superiore a 250 cc, immatricolati la prima volta nei due anni antecedenti, esclusi gli autoveicoli e i motoveicoli per cui è prevista una agevolazione fiscale in favore delle persone con disabilità ai sensi della disciplina vigente”. Questi non lo avevano dichiarato al momento della domanda, ma l’Inps - grazie alla convenzione attivata con l’Aci - è riuscito ad individuare tutti coloro non in regola con questo requisito, revocando il pagamento del Reddito di Cittadinanza.

Ci sono stati, poi dei nuclei familiari - esattamente il 20% - che hanno perso il Reddito di Cittadinanza per dichiarazioni non conformi rispetto al patrimonio mobiliare. Il 18%, invece, lo ha perso per non aver comunicato, entro il termine di un mese, l’avvio di un’attività lavorativa (sia come autonomo che come dipendente).

Altre cause di decadenza, il mancato rispetto della condizionalità (ad esempio per chi non ha risposto alle convocazioni del Centro per l’Impiego) o anche la mancata comunicazione delle dimissioni.

Questo conferma che negli ultimi mesi i controlli dell’Inps si fanno sempre più frequenti: d’altronde, grazie all’accesso alle varie banche dati della Pubblica Amministrazione, è semplice per l’Istituto accertare se un nucleo familiare soddisfa o meno i requisiti previsti dalla normativa.

A differenza della normale decadenza, coloro che hanno subito la revoca non possono presentare una nuova domanda per i 18 mesi successivi. Vi è però la possibilità, per quei nuclei familiari dove ci sono minorenni o persone con disabilità, di presentare una nuova domanda dopo i 6 mesi dalla revoca.

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