Reddito di Cittadinanza: chi vuole toglierlo?

Simone Micocci

29/05/2021

29/05/2021 - 11:29

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Reddito di Cittadinanza: dopo due anni dalla sua introduzione c’è ancora una parte della politica che vorrebbe eliminare la misura.

Reddito di Cittadinanza: chi vuole toglierlo?

Dopo due anni dalla sua introduzione il Reddito di Cittadinanza non è riuscito ancora a conquistare tutti. Ci sono, infatti, ancora persone che vorrebbero che il Reddito di Cittadinanza venga cancellato dal Governo Draghi, per destinare le risorse a misure che davvero potrebbero favorire la rioccupazione.

C’è la convinzione, nata anche per colpa di quelli che furono gli spot con cui venne presentato il Reddito di Cittadinanza, che questa sia una misura introdotta con l’obiettivo di accompagnare i beneficiari verso una nuova occupazione. Non che il RdC non punti anche a questo, ma è solamente uno dei tanti obiettivi di una misura che come ratio principale ha quella per cui “nessuno deve essere lasciato solo dallo Stato”. Una misura di contrasto alla povertà, che nasce per dare un aiuto a chi - per adesso - un lavoro non lo ha e non sempre per colpe proprie. In Italia, infatti, il disincentivo al lavoro non nasce dal Reddito di Cittadinanza, quanto dal fatto che spesso il lavoro non c’è e quando c’è è spesso privo di tutele.

Non tutti concordano con questa idea, tant’è che non mancano coloro che vorrebbero boicottare il Reddito di Cittadinanza per utilizzare le risorse (circa 10 miliardi di euro per il 2021) per altri obiettivi.

Chi vuole cancellare il Reddito di Cittadinanza: il Centrodestra

Nonostante sia stato proprio un partito della coalizione del Centrodestra, la Lega, ad approvare il Reddito di Cittadinanza, proprio questa fazione politica è tra i principali fautori del progetto secondo cui questa misura vada cancellata.

La stessa Lega, che ha votato a favore del Reddito di Cittadinanza solamente nella logica dell’alleanza con il Movimento 5 Stelle, ottenendo nel contempo il via libera all’attuazione della riforma delle pensioni che ha portato a Quota 100, non ha mai visto di buon occhio questa misura e non farebbe da ostacolo nel caso in cui - ad esempio qualora in futuro ci fosse un Governo di Centrodestra - si decidesse di cancellare il sostegno per le famiglie.

Di seguito, riportiamo alcune delle dichiarazioni fatte dagli esponenti del Centrodestra che vorrebbero la cancellazione del Reddito di Cittadinanza:

  • Giorgia Meloni, leader di Fratelli d’Italia: “Il Reddito di Cittadinanza è un disastroso mix di assistenzialismo e precarietà e Fratelli d’Italia lo aveva denunciato fin dall’inizio. Disoccupazione e povertà si combattono mettendo le aziende nelle condizioni di assumere, non col metadone di Stato”.
  • Silvio Berlusconi, leader di Forza Italia: “Questo governo (riferendosi al secondo Governo Conte, ndr), invece di credere nel loro futuro (dei giovani, ndr) e di offrire prospettive concrete propone come unica soluzione il reddito di cittadinanza, paghetta offensiva di circa 500 euro di media".
  • Antonio Tajani, Forza Italia: “Ai miei figli io non darei 800 euro tanto per farli stare bene. Quei soldi, infatti, rischiano di essere usati «per farsi una bottiglia di birra o infilarsi una siringa nel braccio.»
  • Matteo Salvini, leader della Lega: “Vorrei sapere quanti posti di lavoro sono stati creati dai navigator, quanti percettori di reddito di cittadinanza hanno accettato o rifiutato l’offerta, perché in questo momento non ci possiamo permettere di privilegiare alcuni italiani e dimenticarne altri. Se la spesa non vale un risultato decente, evidentemente deve essere sospeso”.
  • Claudio Borghi, Lega: "Poche assunzioni da Quota 100? Colpa del reddito di cittadinanza.”

Chi vuole cancellare il Reddito di Cittadinanza: il Centrosinistra

Ma detrattori del Reddito di Cittadinanza ci sono anche nel Centrosinistra. Se da una parte il Partito Democratico sembra esserci ricreduto nell’ultimo periodo, specialmente con l’arrivo del Governo Draghi, nella sinistra continuano a esserci persone che vorrebbero la cancellazione della misura.

Ne è un esempio il Governatore della Regione Campania, Vincenzo De Luca, il quale ha attribuito al Reddito di Cittadinanza la colpa del fatto che non si trovino lavoratori stagionali disposti a lavorare. Nel dettaglio, questo ha dichiarato:

Chi ha il reddito di cittadinanza deve dare la propria disponibilità a fare lavori stagionali con un incremento di 500 euro. Cioè deve rispondere con un impegno di lavoro o il reddito diventa una misura corruttiva anziché di solidarietà sociale.

Uno dei principali detrattori del Reddito di Cittadinanza sta proprio nel Centrosinistra (o così pare) e si tratta di Matteo Renzi. Questo, in passato, non ha mancato di attaccare la misura stessa e i navigator, ma da quando il Governo Draghi ha di fatto riconosciuto l’utilità di questa misura ha sempre taciuto a riguardo. Ma immaginiamo che nel frattempo non abbia cambiato idea, ritenendo il Reddito di Cittadinanza come una “misura inutile che non incentiva in alcun modo le assunzioni”.

Neppure Carlo Calenda, di Azione, ha mai visto di buon occhio il Reddito di Cittadinanza, tant’è che in passato ha più volte chiesto la cancellazione della misura.

Chi vuole cancellare il Reddito di Cittadinanza: le imprese

C’è poi tutto il mondo delle imprese che vorrebbe la cancellazione del Reddito di Cittadinanza. Ne sono la dimostrazione le dichiarazioni fatte dal presidente di Confindustria, Carlo Bonomi, a riguardo:

Abbiamo sempre pensato fosse necessario combattere la povertà ma è sotto gli occhi di tutti che il Reddito di Cittadinanza come strumento per favorire la ricerca di un lavoro ha fallito.

Va detto che Confindustria ce l’ha più con la politica attiva che con la parte del sostegno al reddito, come tra l’altro spiegato dallo stesso Bonomi nel corso di un’intervista rilasciata a Mezz’ora in più, su Rai 3, agli inizi di maggio:

È un fallimento; del milione e 700mila persone che percepiscono il reddito di cittadinanza l’Anpal ha ricollocato 423 persone. Per il reddito di cittadinanza abbiamo sempre definito corretta la parte d’intervento sulla povertà, ma sul tema delle politiche attive del lavoro è stato un errore gravissimo.

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