Austerità in arrivo in Italia con il Recovery Plan? Ecco le regole dell’UE

Violetta Silvestri

12 Gennaio 2021 - 14:14

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Mentre in Italia si festeggia una probabile definitiva bozza del Recovery Plan, a Bruxelles il Recovery Fund prende forma nelle sue regole. E spuntano le condizionalità.

Austerità in arrivo in Italia con il Recovery Plan? Ecco le regole dell’UE

Il Recovery Fund continua a fare passi in avanti, rischiarando le tenebre della crisi economica in Europa. Ma riportando anche in prima linea il complesso tema dell’austerità.

L’Italia sembra ormai aver quadrato la bozza definitiva del Recovery Plan, documento cruciale per ottenere il via libera da Bruxelles delle ingenti risorse, tra prestiti e sovvenzioni.

Quello che si profila per il nostro Paese, e per tutti gli Stati membri che usufruiranno del Next Generation EU, è un cammino di ripresa impegnativo. In attesa della plenaria, infatti, intanto le commissioni del Parlamento Europeo hanno approvato il regolamento del Recovery Fund: le condizionalità ci sono.

Le regole del Recovery Fund: torna l’austerità in Italia?

Si chiama Resilience and Recovery Facility ed è il documento più importante che sorregge l’impianto del Next Generation EU: racchiude, infatti, le regole da seguire per far funzionare il pacchetto storico da 750 miliardi di euro, del quale l’Italia è una delle principali beneficiarie.

La notizia è che il giorno 10 gennaio 2021, la Commissione Bilancio del Parlamento Europeo ha approvato il documento. Si attende la plenaria, ma intanto il disco verde ottenuto ha messo in evidenza alcuni temi importanti. E non ha risparmiato polemiche politiche.

Il centrodestra italiano si è astenuto a Bruxelles, richiamando all’austerità che rischia di tornare protagonista.

Per quale motivo? Le risorse del Recovery Fund non sono affatto esenti da condizioni da rispettare e vincolanti per l’erogazione e il suo mantenimento, vista anche la mole di soldi che arriveranno nei Paesi. Oltre ad offrire uno schema piuttosto rigoroso da rispettare su riforme e investimenti e il loro impatto su crescita e occupazione, spuntano anche parametri inerenti il Patto di Stabilità.

E torna, quindi, lo spettro delle regole di austerità, che tanto spaventano nazioni con bilanci appesantiti da grandi debiti, quali l’Italia.

In generale, bisogna innanzitutto sottolineare che le norme basilari per il funzionamento del Recovery Fund sono più stringenti di quelle sui Fondi europei. Per questo, è scattato un certo allarme sulle falle delle amministrazioni italiane nel gestire progetti e soldi dall’UE.

In più, sono tornate le regole fiscali, che fanno riferimento al Patto di Stabilità ora congelato a causa dell’emergenza pandemia. Nello specifico, si tratta dei parametri del 3% del deficit e del 60% del debito/PIL.

La Commissione Europea ha il potere di proporre l’interruzione dell’erogazione del Recovery Fund verso quegli Stati che sforano il Patto di Stabilità o non hanno adottato piani davvero efficaci per ridurre l’eccesso del deficit. A questo punto il Consiglio UE (i capi di Stato e di Governi dei 27 membri) può respingere la segnalazione della Commissione a maggioranza qualificata nel tempo massimo di un mese. La mancata pronuncia si traduce in silenzio-assenso.

In caso di accettazione della proposta e con sfondamento del Patto di stabilità cosa succede? Si possono sospendere fino alla soglia del 25% dei fondi che riguardano progetti dell’anno successivo (o che valgono lo 0,25% del PIL nominale).

Se le violazioni sono ripetute, però, si può raggiungere anche lo stop del 100% delle risorse.

Lo stesso Patto di Stabilità è in discussione, tra chi insiste per una modifica dei parametri e chi vorrebbe reinserirlo a breve. Intanto, il regolamento del Recovery Fund ricorda, all’Italia soprattutto, che il Recovery Plan sarà strettamente controllato. Con il rischio di cadere nell’austerità.

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