Recovery Fund, è ufficiale: stop ai fondi per chi non rispetta le regole

Riccardo Lozzi

06/11/2020

06/11/2020 - 18:05

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Accordo tra Parlamento e Consiglio europeo per bloccare il pagamento dei fondi del Recovery Fund per chi non rispetta lo stato di diritto.

Recovery Fund, è ufficiale: stop ai fondi per chi non rispetta le regole

Bruxelles potrà bloccare il pagamento dei fondi del Recovery Fund ai Paesi membri che non rispettano le regole dello stato di diritto.

Questo è il contenuto del testo ufficiale dell’accordo, al momento ancora provvisorio, raggiunto tra il Parlamento e il Consiglio europeo dopo mesi di trattative.

Una maggioranza qualificata degli Stati membri sarà quindi sufficiente nell’imporre le sanzioni e procedere allo stop dei pagamenti del Recovery Fund in caso i governi nazionali non riescano a garantire gli standard democratici.

Tra questi sono stati chiaramente citati: l’indipendenza dei giudici e di tutto il potere giudiziario rispetto a quello esecutivo, l’uguaglianza, il rispetto dei diritti umani, con particolare attenzione alle minoranze, e la trasparenza nel processo di svolgimento delle elezioni.

Recovery Fund, stop ai fondi per chi non rispetta le regole

Quella del blocco dei fondi europei è una possibilità già esistente, ma che richiede l’unanimità di voto degli Stati membri.

Una procedura che nel recente passato ha permesso alla Polonia e all’Ungheria, contro cui erano state avviate le procedure rispettivamente nel 2017 e il 2018, di potersi proteggere a vicenda.

Nell’accordo provvisorio comunicato dal Parlamento europeo, la Commissione assumerà il ruolo di sorveglianza, stabilendo se i principi di democrazia siano stati violati e proponendo le penalità da attuare.

La sospensione dell’erogazione degli aiuti previsti nel Recovery Fund può avvenire anche in caso le decisioni di un Governo possano generare dei rischi finanziari per l’intera Unione Europea.

Così l’UE può bloccare i pagamenti

Per raggiungere il quorum della maggioranza qualificata sarà sufficiente un accordo tra 15 Paesi sui 27 totali, i quali rappresentano il 65% dell’intera popolazione europea, con la votazione che deve avvenire obbligatoriamente entro un mese dalla segnalazione della Commissione.

Il Paese sotto accusa ha la possibilità di avviare una “pausa di emergenza” per avviare due mesi di colloqui per la ricerca di un compromesso, ma una volta che le sanzioni sono state approvate devono essere applicate entro 7 mesi.

Per entrare in vigore, l’accordo deve essere approvato dalla maggioranza qualificata dei 27 Stati membri e del Parlamento e solo dopo l’ufficializzazione potranno essere distribuite le migliaia di miliardi di euro previsti dal piano di ripresa dell’Unione, il quale vorrebbe essere ampliato dagli eurodeputati.

Polemiche sul nuovo regolamento UE: “Democrazia a rischio”

Se il Parlamento sul proprio sito ufficiale definisce il regolamento come “nuovo meccanismo per proteggere il bilancio e i valori dell’UE”, non mancano le polemiche da parte di alcuni rappresentanti dei Paesi che potranno presto finire sotto la lente di ingrandimento.

Alcuni deputati sostengono infatti che, attraverso la minaccia della mancata erogazione delle risorse economiche, Bruxelles interferirà nelle decisioni politiche interne dei Governi liberamente eletti dai cittadini, mettendo a rischio la democrazia dell’intera area.

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