Cos’è il Recovery Fund, come funziona, qual è il suo significato e perché è così importante: una guida
Cos’è il Recovery Fund, come funziona e qual è il suo vero significato?
Domande che hanno assunto un’importanza ancor più marcata in occasione del Consiglio europeo di dicembre, che ha finalmente trovato un accordo per sbloccare lo stallo creato da Ungheria e Polonia.
È con l’arrivo del coronavirus che l’intero Vecchio Continente ha iniziato a domandarsi cos’è il Recovery Fund e come funziona questo particolare strumento. L’UE ha infatti compreso la necessità di adottare soluzioni condivise per il recupero economico del blocco ed è proprio in questo contesto che ha trovato terreno fertile la nascita del fondo.
In più occasioni il premier Giuseppe Conte lo ha definito una svolta epocale per l’Unione Europea e il rafforzamento della sua esistenza come entità comunitaria. Tuttavia, la storia del Recovery Fund ha incontrato diversi ostacoli per la definizione di tutti i termini di attivazione.
Dopo aver raggiunto un accordo piuttosto complesso tra i 27 Stati membri a luglio, il tanto atteso fondo per il rilancio delle economie schiacciate dalla pandemia si è bloccato dinanzi ai veti di Ungheria e Polonia.
I due Paesi dell’Est hanno contestato il meccanismo di elargizione delle risorse, legato al rispetto dello Stato di diritto.
Il timore di un impasse lunga e pericolosa ha riattivato tutti i canali di negoziazione, fino al raggiungimento del compromesso nel Consiglio Europeo del 10 dicembre. Con il ritiro del veto ungherese e polacco, il budget dell’UE è stato approvato, e con esso anche le risorse aggiuntive da destinare al fondo per la ripresa.
In linea di massima, il tanto discusso Recovery Fund potrebbe essere definito come un mezzo per sostenere l’economia del Vecchio Continente e quella dei singoli Paesi più colpiti dalla crisi del coronavirus. Ma andiamo per ordine.
Recovery Fund: sommario
Cos’è il Recovery Fund? Il significato
Fondo di recupero. Questo il significato di Recovery Fund, strumento più volte richiesto dall’Italia con l’obiettivo di arginare l’impatto devastante del coronavirus.
Tutte le principali economie del Vecchio Continente hanno archiviato la prima parte dell’anno con flessioni imponenti del PIL.
Ciò è accaduto a causa della pandemia che ha imposto all’UE di trovare e adottare una strategia condivisa per affrontare l’emergenza. Questa, però, non è stata un’impresa facile. Le opposizioni tra i rigidi Paesi del Nord, come l’Austria e l’Olanda, e quelli del Sud più colpiti (come l’Italia e la Spagna) sono emerse subito con prepotenza.
Le discussioni maggiori si sono concentrate sul MES, Meccanismo Europeo di Stabilità, sugli eurobond e anche sul Recovery Fund. I membri settentrionali dell’Unione si sono espressi contro qualsiasi forma di condivisione del debito mentre quelli meridionali si sono mostrati più aperti in tal senso visto anche lo stato dei loro conti pubblici.
Qualche tempo fa la Francia e, a sorpresa, la Germania hanno avanzato una prima proposta sul fondo di recupero basata esclusivamente su concessioni di denaro a fondo perduto.
Poi, qualche giorno dopo, è arrivato il progetto di Olanda, Austria, Danimarca e Svezia, al quale ha fatto seguito quello della Commissione europea nel quale sono stati inseriti sia finanziamenti che concessioni a fondo perduto. Infine con l’arrivo dell’estate ha visto la luce anche la proposta di Charles Michel.
Tutti questi progetti sono stati discussi dal Consiglio europeo di luglio che, dopo intense giornate di discussioni e scontri, ha finalmente partorito l’agognato accordo.
Il Recovery Fund, però, ha dovuto superare anche lo scoglio della condizionalità nell’erogazione delle risorse. Nello specifico, i Paesi beneficiari dei fondi europei devono dimostrare di rispettare lo Stato di diritto e i basilari principi di democrazia nelle loro nazioni.
La cosiddetta clausola di condizionalità ha avviato un agguerrito braccio di ferro tra UE e Polonia e Ungheria, con questi ultimi Paesi contrari al meccanismo.
Nel Consiglio UE del 10 dicembre si è arrivati ad un compromesso, necessario per sbloccare il Recovery Fund. Praticamente, la norma sul rispetto dello Stato di diritto è rimasta intatta, ma con l’impegno della Commissione ad elaborare linee guida chiare sulla sua interpretazione e con la possibilità di invocare la Corte di Giustizia Europea sulla sua validità.
In questo modo i Governi polacco e ungherese hanno preso tempo e l’Europa tutta non ha rinunciato al tema del rispetto dei diritti.
Ora è importante soffermarsi su come funziona il Recovery Fund.
Come funziona il Recovery Fund?
Il Recovery Fund nasce da una vecchia proposta francese elaborata con lo scopo di emettere i Recovery Bond, con garanzia nel bilancio UE.
Il tutto condividendo il rischio ma solo guardando al futuro, senza una vera mutualizzazione del debito passato. Al centro della questione, dunque, sempre titoli di debito, ma con questa “leggera” differenza.
Il finanziamento del fondo è stato progettato attraverso la raccolta di liquidità data dall’emissione dei Recovery Bond.
Per dirla con le stesse parole di Conte, a chi si chiede cos’è il Recovery Fund potremmo rispondere definendolo:
“un fondo per la ripresa con titoli comuni europei per finanziare la ripresa di tutti i Paesi più colpiti, tra cui l’Italia”.
Per sapere come funzionerà a tutti gli effetti il Vecchio Continente ha dovuto aspettare l’esito del Consiglio europeo di luglio nel quale è stato elaborato un piano da 750 miliardi di euro così suddivisi:
- 390 miliardi di sovvenzioni.
- 360 miliardi di prestiti.
I soldi saranno reperiti grazie all’emissione di debito garantito dall’UE e arriveranno soltanto nel primo trimestre del 2021. Una vera e propria svolta per il blocco. Per i dettagli definitivi dell’accordo, comunque, si rimanda al nostro approfondimento completo:
Ecco dunque cos’è il Recovery Fund e come funziona questo particolare strumento. Ora i singoli Governi dovranno elaborare dettagliati piani di spesa nazionali, per stabilire progetti di riforme e investimenti da concretizzare con i miliardi UE. Per dirla in altre parole, come verranno spesi i soldi europei? L’Italia sta definendo il Piano nazionale di ripresa e resilienza, nel quale sono suddivise le risorse in diversi ambiti.
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