I titoli di Stato degli Stati Uniti sarebbero a rischio downgrade a livello “spazzatura”. Ma come si è arrivati a tanto e qual è la situazione reale?
Gli Stati Uniti assomigliano sempre di più ai Paesi economicamente più deboli, come la Grecia: crescita lenta, bolla del welfare – con un sistema sanitario totalmente inefficace – e una notevole crescita del debito pubblico sono gli elementi che più accomunano l’economia statunitense con quelle giudicate "spazzatura".
I titoli e i pagamenti degli interessi consumano più del 60% del budget federale, secondo i dati del Congressional Budget Office - una percentuale che è sulla buona strada per arrivare alla totalità entro il 2027. Le famiglie e le imprese sembrano cavarsela abbastanza bene ma non abbastanza per finanziare sia gli investimenti privati che la propensione al debito del governo. Di conseguenza, la nazione consuma più di quanto produce attraverso un deficit commerciale annuale di 500 miliardi di dollari e tramite la vendita di asset privati stranieri e titoli governativi per finanziarlo.
Il debito e il dollaro
Al netto di quanto posseduto all’estero, i privati cittadini americani possiedono più di 8,3 trilioni di dollari in titolo di debito nei confronti del mondo. Si tratta di circa il 45% del PIL, valore che potrebbe tranquillamente sorpassare il 60% entro il 2027.
Negli ultimi anni, nessuna nazione ha visto il suo indebitamento crescere fino a questo livello senza un’inversione del suo deficit commerciale, accompagnato spesso da una crisi finanziaria e tormentati aggiustamenti interni. La conseguenza è stata che molti investitori stranieri hanno perso fiducia nelle capacità del governo USA di raccogliere fondi per ripagare il proprio debito.
Ovviamente, il dollaro è la moneta di riserva per eccellenza – le banche centrali straniere possiedono dollari e titoli di Stato USA per sostenere le loro valute – e gli Stati Uniti, a differenza di altre nazioni grandi debitrici, possono stampare dollari per sanare il proprio debito. Questo meccanismo ha creato un falso senso di sicurezza tra i politici e la maggior parte degli economisti. Molti repubblicani conservatori e alcuni opinionisti parlano della necessità di un grande taglio delle tasse, ignorando l’Ufficio di bilancio del Congresso e le valutazioni di altri enti privati per cui non è possibile venire finanziati esclusivamente dalla crescita generata al momento. Grandi tagli di spesa, a.k.a. riforme strutturali, sono quantomai essenziali.
Sostanzialmente aumentare le tasse potrebbe rivelarsi un autogol. Con le imposte (sia per i privati che per le imprese) più gravose di quelle di altri paesi industrializzati, sono molte le aziende e le proprietà intellettuali che si muoverebbero all’estero.
Il PIL e la crescita delle entrate fiscali potrebbero rallentare.
Solo una forte crescita economica e un limite ai titoli eviteranno la catastrofe. Le prossime scadenze saranno quelle sul Medicaid e i tagli su altre spese federali, come parte degli sforzi per sanare il debito e definire gli obiettivi per la spesa nel bilancio di stanziamenti per il 2018. Sarà questo il banco di prova per il governo repubblicano: riformare la spesa e condurre il paese fuori del deserto fiscale in cui si trova. I recenti sforzi del governo Trump per abrogare e sostituire l’Obamacare non sono stati incoraggianti.
Sarà infatti necessaria la cooperazione dei democratici al Senato per, ad esempio, incrementare il massimale del debito. Verosimilmente, resisteranno ad ogni taglio dei titoli. Tuttavia, ora che i repubblicani controllano il Congresso e la Casa Bianca, sono in grado di conquistare una chiusura del governo se raggiungono il consenso fra di loro sui tagli di spesa e faranno pressioni sul partito. Le banche centrali estere e gli investitori non propenderanno all’infinito per dollari USA e le obbligazioni. Se il Congresso e il Presidente Donald Trump non intensificheranno gli sforzi, il Tesoro emetterà molte nuove obbligazioni nel corso del prossimo decennio, più di quante gli investitori privati stranieri e le banche centrali saranno inclini ad assorbire.
Troppi dollari in circolazione non possono causare immediatamente l’inflazione, ma nutriranno paure che a lungo termine e i prezzi potrebbero sfuggire al controllo. Mentre Washington continua a spendere e chiedere prestiti, il Tesoro dovrà offrire tassi molto più alti sui nuovi titoli a 20 e 30 anni, rendendo comparabili titoli emessi nel 2017 e precedentemente più bassi sul mercato di rivendita. Il rischio sui tassi di interesse rende i titoli del Tesoro americano degli investimenti faticosi a lungo termine.
Il monopolio di Washington sulla stampa di dollari rende difficile il lavoro delle agenzie di rating obbligazionario, che assegnano voti tra AAA e D al debito sovrano. I titoli del Tesoro statunitensi non possono essere in default ma, a lungo termine, il capitale degli investitori è ancora a rischio. Forse è necessario un grado speciale: "F" - Fuggite adesso prima di rimanere bloccati.
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