Il raffreddore rende immuni dal coronavirus? Uno studio spiega perché

Martino Grassi

18 Maggio 2020 - 16:31

condividi

Metà della popolazione è immune al coronavirus grazie al raffreddore: è la tesi sostenuta da uno studio americano basato sull’andamento degli infetti in California.

Il raffreddore rende immuni dal coronavirus? Uno studio spiega perché

Immuni al coronavirus grazie al raffreddore? Una sintesi un po’ brutale che però trova fondamento: la scoperta è stata fatta da un team di ricerca californiano del Centro per la ricerca sulle malattie infettive e sui vaccini presso La Jolla Institute for Immunology ed è stato pubblicato sulla nota rivista Cell.

Da quanto emerso nella ricerca alcune persone potrebbero aver sviluppato, almeno in parte, una sorta di immunizzazione al virus grazie agli anticorpi prodotti dal nostro organismo per fronteggiare altri coronavirus più deboli, come ad esempio quello del tradizionale raffreddore.

Immuni al coronavirus grazie al raffreddore: lo studio

Gli scienziati hanno condotto la ricerca su un piccolo gruppo di persone composto da 20 soggetti convalescenti e altri 20 che non erano mai entrati a contatto con il coronavirus responsabile della COVID-19 a cui era stato prelevato il sangue nel periodo compreso tra il 2015 e il 2018.

Come era prevedibile nei pazienti convalescenti è stata riscontrata un’elevata risposta immunitaria al virus, ma quello che ha stupito gli scienziati è che anche in 11 dei 20 campioni analizzati, provenienti dalle persone che non sono mai entrate a contatto con il virus è stata individuata la presenza degli anticorpi contro la COVID-19.

Dai risultati ottenuti in questo studio è dunque possibile ipotizzare che la metà della popolazione della California potrebbe essere, almeno parzialmente, immune al coronavirus. Enrico Bucci, ricercatore in Biochimica e Biologia molecolare e professore alla Temple University di Philadelphia, ha commentato la sua ricerca affermando che:

“I soggetti esposti al virus montano una robusta risposta immune, che permane dopo l’infezione e una parte di soggetti mai esposti al virus è preimmunizzata, probabilmente a causa dell’incontro con altri coronavirus
comuni”.

Il team di scienziati tuttavia ha anche evidenziato i limiti dello studio sottolineando che è stato condotto su un campione molto piccolo e che quindi la percentuale di popolazione che potrebbe essere immune nonostante non sia stata infettata dal coronavirus non è necessariamente del 50%, ma potrebbe essere più piccola o più grande.

Inoltre, il fatto che vi siano alcuni soggetti che abbiano delle cellule T in grado di riconoscere il virus nonostante non lo abbiano mai contratto, non significa che siano in grado di fronteggiarlo, ma potrebbero avere una sintomatologia più lieve nel caso in cui venissero infettate.

Iscriviti a Money.it