Quando vanno in pensione i dipendenti pubblici con invalidità

Simone Micocci

30 Luglio 2021 - 16:30

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Dipendenti pubblici con grave invalidità: quando si va in pensione? Ecco cosa dice la normativa.

Quando vanno in pensione i dipendenti pubblici con invalidità

Cosa succede a un dipendente pubblico con grave invalidità? Questo può andare prima in pensione come succede nel settore privato? Queste sono domande lecite per coloro che lavorano nella Pubblica Amministrazione, in quanto per loro si applica un trattamento differente rispetto a quello previsto nel settore privato.

Ai dipendenti del settore privato, con invalidità non inferiore all’80%, si applica infatti un trattamento agevolato ai fini dell’accesso alla pensione. Nel dettaglio, questi - purché in possesso di almeno 20 anni di contribuzione - possono andare in pensione a 61 anni se uomini o a 56 anni se donne. Per la liquidazione dell’assegno, però, questi devono attendere l’apertura di una finestra mobile di 12 mesi.

Una misura importante in quanto consente a coloro che hanno una grave invalidità, con percentuale riconosciuta di almeno l’80%, di andare in pensione - com’è giusto che sia - con molti anni di anticipo. Misura in cui tuttavia non rientrano i dipendenti pubblici, per i quali si applica un trattamento differente.

Pensione dipendenti pubblici con grave invalidità

Qualora fosse il dipendente pubblico ad avere una grave invalidità non ci sarebbe dunque l’opportunità di anticipare la pensione a 61 o persino a 56 anni. Per questi, però, si parla di pensione per infermità permanente, ma solo nel caso in cui l’invalidità vada a incidere sulle mansioni lavorative assegnate.

Come prima cosa, dunque, serve che l’apposita commissione dell’Inps accerti questo stato del lavoratore. Cosa succede quindi nel caso in cui questa confermi lo stato d’invalidità, nonché il fatto che questo stato permanente del lavoratore vada a incidere sulle mansioni lavorative assegnate? Intanto l’amministrazione deve provare a intervenire su questo secondo fattore, spostando il dipendente pubblico verso altre mansioni. Attenzione: non è possibile un demansionamento, in quanto l’amministrazione deve tentare di collocare il lavoratore in un’altra mansione dello stesso livello, anche retributivo.

Cosa succede se invece questo non è possibile? In tal caso sì che può scattare il pensionamento anticipato per il dipendente pubblico. E attenzione, perché nel pubblico impiego non si guarda neppure all’età. Nel dettaglio, viene consentito il pensionamento, indipendentemente da quanti sono gli anni del dipendente pubblico, quando:

  • è stato riconosciuto dal medico legale, da parte delle competenti Commissioni, come permanentemente inidoneo allo svolgimento della propria mansione;
  • non è possibile un cambio di mansioni senza che questo porti a un demansionamento;
  • questo ha maturato 14 anni, 11 mesi e 16 giorni di contributi se dipendente dello Stato. Nel caso dei dipendenti degli enti locali, quali ad esempio Regioni e province, come pure del comparto Sanità, sono richiesti invece 20 anni di contributi (esattamente ne sono sufficienti 19 anni, 11 mesi e 16 giorni in quanto si arrotonda per eccesso).

Per quanto riguarda gli importi dell’assegno, le modalità di calcolo sono quelle previste per la pensione ordinaria. Ciò significa che si applica il regime misto o contributivo a seconda del periodo a cui fanno riferimento gli anni di lavoro.

Pensione d’inabilità previdenziale: vale anche per i dipendenti pubblici?

La pensione d’inabilità di tipo previdenziale è riconosciuta ai dipendenti del settore privato dal 1984. Questa è stata estesa dal 1995 anche ai dipendenti pubblici, i quali dunque hanno anche questa possibilità per anticipare l’accesso alla pensione.

Vale dunque per quei dipendenti pubblici ai quali è stata riconosciuta dal medico legale l’assoluta e permanente inabilità a svolgere qualsiasi attività lavorativa. I requisiti sono gli stessi di quelli previsti per chi lavora nel settore privato: serve dunque aver maturato almeno 5 anni di contributi, di cui gli ultimi 3 nel quinquennio antecedente alla decorrenza della pensione stessa.

Per accedere a questa misura è necessaria però la risoluzione del rapporto di lavoro per infermità (che non deve essere dipendente da causa di servizio). Anche in tal caso il trattamento di pensione viene calcolato sulla base dell’anzianità contributiva maturata, la quale viene aumentata di un ulteriore periodo compreso tra:

  • età alla cessazione dal servizio e il compimento del limite di età nel sistema retributivo (per coloro che alla data del 31 dicembre 1996 hanno maturato almeno 18 anni di servizio)
  • età alla cessazione dal servizio e il compimento del sessantesimo anno di età nel sistema misto e contributivo (per coloro che alla data del 31 dicembre 1996 non hanno maturato almeno 18 anni di servizio).

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