Il 10 ottobre si avvia la nuova sperimentazione del processo amministrativo telematico. Vediamo insieme le novità e le criticità della rivoluzione telematica.
Dal 10 ottobre partirà la sperimentazione del processo amministrativo telematico. La sperimentazione durerà fino a fine novembre e riguarderà soltanto i ricorsi depositati, in primo e secondo grado, a partire da quella data in poi; darà il via alle procedure che dovranno poi essere adottate in maniera definitiva dal prossimo 1 gennaio 2017. A partire da questa data, infatti, il processo amministrativo migrerà definitivamente sul digitale.
Viene da chiedersi: con il processo amministrativo telematico sarà nuova vita per la giustizia italiana?
La digitalizzazione della pubblica amministrazione passa anche per la digitalizzazione dei processi a suo carico; il maggior beneficio a vantaggio del processo amministrativo telematico sarà, secondo il legislatore e secondo molti giuristi, la diminuzione dei tempi della giustizia.
Con il processo amministrativo telematico, infatti, verrebbero quindi a diminuire tutti i tempi relativi al deposito degli atti e alla firma degli stessi che, dal 1 gennaio in poi, dovrà essere apportata esclusivamente in digitale.
In più, il processo amministrativo telematico è stato accolto anche come opportunità di alleggerimento dei costi della giustizia: sarà davvero così?
Quello che viene da chiedersi, ad oggi, è non tanto quale sarà la procedura tecnica per la digitalizzazione del processo amministrativo, quanto come sarà recepita la rivoluzione in ambito di giustizia amministrativa dai cittadini italiani, non sempre molto avvezzi all’uso delle nuove tecnologie. Cosa succederà, quindi, con l’avvento del processo amministrativo telematico per i cittadini che vorranno avvalersi del diritto alla difesa personale?
Analizziamo insieme quali potrebbero essere, quindi, le novità e le criticità dell’imminente avvio del processo amministrativo telematico.
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Processo amministrativo telematico: al via la sperimentazione
Si parte dal 10 ottobre. La sperimentazione del processo amministrativo telematico coinvolgerà tutti i ricorsi di primo o secondo grado che verranno depositati a partire da questa data. Durerà fino alla fine di novembre e sarà il primo passo per testare la digitalizzazione della giustizia amministrativa italiana.
Si tratta della seconda fase di sperimentazione per il processo amministrativo telematico, con l’obiettivo di perfezionare le procedure tecniche e di scoprire quali sono ancora i punti meno agevoli della rivoluzione digitale della giustizia amministrativa italiana.
La sperimentazione, che coinvolgerà Consiglio di Stato e Tribunali amministrativi regionali, sarà obbligatoria ma procederà attraverso il "doppio binario". Quindi, per tutti i giudizi depositati a partire dal 10 ottobre, si dovrà procedere sia con il deposito cartaceo che con quello telematico; farà fede, provvisoriamente, la data di deposito del cartaceo.
Il decreto che da il via alla sperimentazione del processo amministrativo telematico rinvia al 26 settembre la pubblicazione delle regole tecniche. Si prevede, quindi, una modifica alle precedenti, diffuse lo scorso marzo, in prossimità dell’inizio della prima fase della sperimentazione.
Certamente, la rivoluzione telematica della giustizia amministrativa richiederà dei tempi di rodaggio: lo switch off dal cartaceo al digitale sarà accompagnata dall’assunzione di 53 unità di personale a tempo indeterminato con competenze specifiche in ambito informatico, così come previsto dal decreto legge dello scorso 30 agosto.
Ma, cosa cambierà per la giustizia italiana con l’avvento del processo amministrativo telematico?
Processo amministrativo telematico: nuova vita per la giustizia italiana?
Il programma di digitalizzazione della pubblica amministrazione passa anche dalla rivoluzione dei processi a suo carico.
Il processo amministrativo telematico sarà - almeno è quello che si prevede - la buona occasione per aumentare l’efficienza della giustizia amministrativa italiana.
Quando si tratta di ricorsi nei confronti della pubblica amministrazione è cosa nota che i tempi di giudizio sono spesso molto lunghi. Con la digitalizzazione della giustizia amministrativa si auspica, in primo luogo, proprio lo snellimento dei tempi per i ricorsi nei confronti della pubblica amministrazione: con il deposito digitale degli atti e con l’apposizione della firma digitale dei provvedimenti giurisdizionali verranno sicuramente accorciati i tempi di deposito delle decisioni.
Ma non è l’unico vantaggio del processo amministrativo digitale. Infatti, ulteriore punto a favore della digitalizzazione della giustizia amministrativa sarà, verosimilmente, la diminuzione dei costi: soprattutto per quel che riguarda personale di segreteria e costi di stampa. In una prima fase, è quasi scontato affermare che i risparmi saranno investiti proprio nell’implemento della strumentazione tecnologica e nell’impiego di personale qualificato. Per la buona riuscita della digitalizzazione della giustizia amministrativa, è fondamentale fornire gli "addetti ai lavori" degli strumenti adeguati.
I costi della giustizia amministrativa sono stati per lungo tempo un limite ai ricorsi: questi hanno infatti riguardato, nella maggior parte dei casi, soltanto gli interessi di maggior rilievo economico, a discapito quindi della platea dei possibili cittadini tutelati.
La digitalizzazione e l’obbligo di deposito degli atti in via esclusivamente telematica, comporterà il venir meno di alcuni - cospicui - costi collaterali (si pensi ai costi legati alla figura professionale del domiciliatario), con la possibilità quindi di eseguire a distanza gli adempimenti professionali, ovvero il deposito di ricorsi e degli atti del processo.
Processo amministrativo telematico: criticità per il diritto alla difesa personale
Come ogni grande cambiamento, anche il processo amministrativo telematico presenta, ad oggi, alcune criticità. Il punto che fa più discutere è l’obbligatorietà del deposito degli atti in digitale. Bisogna sottolineare che, comunque, è prevista la possibilità di depositare gli atti del processo in formato cartaceo, in casi di estrema necessità e urgenza.
La procedura standard, però, prevede che anche i cittadini che vorranno presentare ricorsi contro la pubblica amministrazione, avvalendosi del diritto alla difesa personale, dovranno munirsi degli appropriati strumenti.
La gestione di un ricorso amministrativo richiederà, quindi, di essere in possesso di una posta elettronica certificata, PEC, una firma digitale e l’abilitazione a interagire con il nuovo sistema informatico della giustizia amministrativa, SIGA.
In materia di digitale è difficile affermare che i cittadini italiani siano "al passo con i tempi"; tant’è che il vero nodo critico dello switch off dal processo analogico a quello digitale potrebbe essere proprio la mancata tutela del diritto alla difesa personale per tutti i cittadini.
Il Segretario generale della Giustizia amministrativa, con una circolare del 21 giugno 2016, ha prontamente sollevato la problematica, individuando negli URP, gli uffici relazioni con il pubblico, un correttivo ad un problema che potremmo definire culturale. Il diritto alla difesa personale potrebbe, nella fase di transizione, essere esercitato attraverso l’ausilio del personale degli URP, chiamati a scansionare gli atti in cartaceo e trasferirli poi in digitale.
Il gap tecnologico, soprattutto nel primo momento di transizione al processo amministrativo telematico, potrebbe significare un’indiretta minor tutela al diritto alla difesa personale.
Nel frattempo, si attende l’avvio della nuova fase di sperimentazione per valutare quale l’impatto dell’obbligatorietà del processo amministrativo telematico. Per valutare i risultati bisognerà aspettare che arrivi dicembre; nel frattempo, il consiglio è quello di fare uno sforzo. Superare il gap tecnologico e cominciare la personale migrazione al digitale tout-court.
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