Tasse sulle imprese, Italia: tax rate a 65,4% nel 2014, secondo peggior Paese d’Europa

Roberto Rais

20 Gennaio 2015 - 13:49

Elaborazione di dati sulle imposte alle imprese nel 2014 nei Paesi d’Europa. Per l’Italia i risultati sono scoraggianti: 65,4% di tax rate, pressione fiscale lontana dal 33,7% del Regno Unito.

Tasse sulle imprese, Italia: tax rate a 65,4% nel 2014, secondo peggior Paese d’Europa

Il Centro Studi Impresa Lavoro ha compiuto un’interessante elaborazione sui dati Doing Business 2015, giungendo all’impietosa affermazione che la pressione fiscale per le aziende italiane ha toccato, nel 2014, quota 65,4%, per un tax rate che è secondo solamente al 66,6% in Francia. Un vero incubo fiscale rispetto alla vicina Croazia, dove il tax rate indicato nella ricerca Centro Studi Impresa Lavoro è pari al 18,8%.

Ad ogni modo, andiamo con ordine.
Il tax rate calcolato come sopra è la percentuale sugli utili totali, e comprende l’imposta sul reddito (corporate tax), i contributi sociali e previdenziali, le tasse sui dividendi e sul capital gain, le tasse sui rifiuti, sui veicoli, sui trasporti.

Ne deriva che su 100 euro di utili totali, le aziende italiane impiegano in tasse, imposte e contributi oltre 65 euro, ritagliandosi un ruolo ampiamente negativo nel vecchio Continente (contro – giusto per citare i termini di paragone principali – il 48,8% della Germania, o il 33,7% del Regno Unito).

Non solo: l’Italia si ritaglia una posizione particolarmente negativa anche per quanto attiene il numero di pagamenti fiscali per anno.
Doing Business dichiara in merito che le operazioni di versamento fiscale ammontano mediamente a 15, ponendosi in sesta posizione (la metà di quanto avviene nell’isola di Cipro, dove i pagamenti annui sono 29, ma più del doppio del best performer, la Svezia, con 6 pagamenti).

Le brutte notizie non finiscono qui.
Ai costi diretti legati al prelievo fiscale occorre infatti sommare anche i costi indiretti, cioè le ore-uomo necessarie per poter adempiere agli obblighi tributari.
Si scopre in tal modo che per poter essere in regola con l’erario, le aziende italiane impiegano in media 269 ore all’anno. Non certo una prestazione soddisfacente, ma pur sempre meglio di quanto avviene in Portogallo (275 ore), Ungheria (277), Polonia (286), Repubblica Ceca (413) e, soprattutto, Bulgaria, dove occorrono 454 ore per poter essere in regola con il fisco.
Di contro, un’azienda tedesca necessita di “sole” 218 ore per poter regolarizzare coerentemente la propria posizione con l’erario (51 in meno dell’Italia). E va ancora meglio in Spagna (dove sono sufficienti 167 ore) e in Francia (137 ore).

Stando a quanto afferma Impresa Lavoro a nota del proprio studio, dal contesto – come sopra delineato – emerge come l’Italia “resta la matrigna d’Europa per quanto riguarda le tasse sulle imprese”, e come le frequenti modifiche normative e la conseguente incertezza abbia creato un ulteriore scoraggiamento della nascita di nuove iniziative.

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