Premi Nobel contro l’Euro, la lista si allunga e oggi annovera fra i suoi sostenitori anche Sir Christopher Pissarides, premio Nobel per l’economia nel 2010. Ecco che cosa sostiene.
Premi Nobel contro l’Euro? Non è certo una novità, e ne abbiamo parlato proprio recentemente. Notizia di appena ieri, però, è che la lista degli avversi alla moneta unica sembra allungarsi di giorno in giorno, e registra oggi una new entry di tutto rispetto: Sir Christopher Pissarides, premio Nobel per l’economia nel 2010. A dircelo è il Daily Mail online, che ha riportato le parole dell’insigne economista, intervenuto a una conferenza alla London School of Economics, dove è anche docente.
La posizione di Pissarides
Le idee dello studioso di origine cipriota sembrano aver quindi subito una sostanziale modifica rispetto agli entusiasmi dell’adesione di Cipro alla moneta unica, e le sue parole stanno riscontrando una grande eco mediatica. Ma cos’ha detto, in pratica? Semplice: senza azioni decise atte a ripristinare la credibilità dell’euro, sia sui mercati internazionali, che, soprattutto, negli stessi Paesi europei che lo hanno adottato come valuta nazionale, è da prendere in seria considerazione l’idea di smantellarlo. Pissarides ha infatti voluto puntare i riflettori sulla drammatica situazione della disoccupazione giovanile nell’Eurozona, da anni irrisolvibile cruccio di tutte le istituzioni comunitarie. Una vera e propria generazione perduta, l’ha definita, e questa drammatica - e forse veritiera - definizione sta rimbalzando in queste ore su tutte le principali testate online.
Lagarde: la crisi dell’Eurozona non è finita
E proprio di "lost generation" aveva parlato nel 2012 anche Christine Lagarde, direttore del Fondo Monetario Internazionale (Fmi), che giusto qualche giorno fa è tornata sul tema dell’emergenza lavoro, smentendo con decisione che si potesse decretare la fine della crisi in Europa quando, invece, si registra una media del 12 per cento di disoccupati che, per ciò che riguarda i giovani, riesce a raggiungere drammatiche percentuali persino del 50 per cento in alcuni Paesi europei.
Fare di più per crescita e occupazione
L’Europa sarà in grado di mettere in atto le necessarie azioni di contrasto alla disoccupazione, che sta creando una frattura insanabile tra i Paesi europei? L’articolo del Daily Mail online si mostra scettico e, se in nazioni come la Grecia e la Spagna la situazione negativa non sembra sorprendere gli esperti, le crescenti difficoltà della Francia non possono certo passare inosservate. Dunque, le parole chiave ribadite da Pissarides sono proprio crescita e occupazione, perché le politiche perseguite per stabilizzare l’euro, secondo lo studioso di origine cipriota, ci stanno costando i posti di lavoro che spetterebbero ai nostri giovani. Una situazione quindi insostenibile, anche alla luce di una crescita economica a livello europeo (0,1 per cento) in pesante ritardo rispetto a quella registrata in Gran Bretagna (0,8) o negli Stati Uniti (0,9).
Ecco, quindi, che salgono a sei gli insigni studiosi ai quali è stato conferito il premio Nobel, e che mostrano di nutrire grosse perplessità sulla moneta unica (e sulle sue conseguenze). In questo caso, infatti, non si può tacciare nessuno di facile populismo arruffapopoli, ma è doveroso, quantomeno, analizzare con cognizione di causa le criticità rilevate.
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